Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Guerra in Ucraina

Ritorno alle Bloodlands: Operazione Krepost

Carri armati tedeschi nell'Oblast di Kursk, allora ed oggi

Dopo che l’U­crai­na ha aper­to un nuo­vo fron­te, inva­den­do l’O­bla­st rus­sa di Kur­sk (ne abbia­mo par­la­to in que­sto arti­co­lo), mol­ti ana­li­sti si sono inter­ro­ga­ti sul­la logi­ca del­l’o­pe­ra­zio­ne mili­ta­re ini­zia­ta da Kiev, sul suo bilan­cio fino ad oggi e sul­le sue prospettive.
A fron­te del­le diver­se opi­nio­ni espo­ste, pre­sen­tia­mo oggi la let­tu­ra che ne dà uno dei più impor­tan­ti ana­li­sti geo­po­li­ti­ci e mili­ta­ri, Big Ser­ge, in que­sto appro­fon­di­to testo che pub­bli­chia­mo tra­dot­to in italiano.
Buo­na lettura.
La redazione

Ritorno alle Bloodlands: Operazione Krepost


Big Serge

 

Mar­te­dì 6 ago­sto, la guer­ra russo‑ucraina ha pre­so una pie­ga ina­spet­ta­ta con l’inizio di un assal­to ucrai­no a livel­lo di bri­ga­ta all’Oblast di Kur­sk, oltre il con­fi­ne con l’ucraina Sumy. La deci­sio­ne del coman­do ucrai­no di apri­re volon­ta­ria­men­te un nuo­vo fron­te, in un momen­to in cui le sue dife­se sugli assi cri­ti­ci del Don­bass stan­no fal­len­do, è sia aggres­si­va che irta di peri­co­li. Lo spet­ta­co­lo sen­sa­zio­na­le di un’offensiva ucrai­na nel­la Rus­sia pre­bel­li­ca, in una regio­ne ope­ra­ti­va­men­te lon­ta­na dal tea­tro cri­ti­co del­la guer­ra, ha man­da­to in fibril­la­zio­ne il pub­bli­co, e la mag­gior par­te dei com­men­ta­to­ri e degli osser­va­to­ri sem­bra esser­si subi­to affi­da­ta ai pro­pri più ele­men­ta­ri istin­ti nar­ra­ti­vi. I “cata­stro­fi­sti” rus­si si sono affret­ta­ti a denun­cia­re la vicen­da come una disa­stro­sa man­can­za di pre­pa­ra­zio­ne da par­te del Mini­ste­ro del­la Dife­sa rus­so, gli acce­le­ra­zio­ni­sti han­no sot­to­li­nea­to l’inconsistenza del­le linee ros­se rus­se, men­tre i com­men­ta­to­ri filo‑ucraini più disil­lu­si si sono dispe­ra­ti per l’operazione, con­si­de­ra­ta un inu­ti­le spet­ta­co­lo col­la­te­ra­le che con­dan­na la linea del Don­bass alla scon­fit­ta.
Nell’attuale eco­si­ste­ma dell’informazione, le per­so­ne si for­ma­no opi­nio­ni mol­to rapi­da­men­te e la pro­spet­ti­va di un’emozione spes­so le por­ta a get­ta­re al ven­to la pru­den­za, nono­stan­te l’orgia di disin­for­ma­zio­ne e ingan­no che cir­con­da que­sti even­ti. Vale la pena di nota­re, tut­ta­via, che sono pas­sa­te solo due set­ti­ma­ne dall’inizio di un’operazione che, a quan­to pare, nes­su­no si aspet­ta­va, e quin­di dob­bia­mo esse­re cau­ti con le cer­tez­ze e distin­gue­re atten­ta­men­te tra ciò che pen­sia­mo e ciò che sap­pia­mo. Con que­ste pre­mes­se, fac­cia­mo un’attenta ana­li­si dell’operazione ucrai­na nel­la sua for­ma attua­le e cer­chia­mo di ana­liz­za­re il con­cet­to stra­te­gi­co dell’assalto e le sue pos­si­bi­li traiettorie.
L’improvvisa e ina­spet­ta­ta esplo­sio­ne di com­bat­ti­men­ti nell’oblast di Kur­sk ha, natu­ral­men­te, sol­le­va­to para­go­ni con la bat­ta­glia di Kur­sk del 1943, che spes­so vie­ne erro­nea­men­te defi­ni­ta la “più gran­de bat­ta­glia di car­ri arma­ti di tut­ti i tem­pi”. Per una serie di ragio­ni, quel­la famo­sa bat­ta­glia è un para­go­ne impro­prio. L’operazione Cita­del del­la Ger­ma­nia è sta­ta un’operazione limi­ta­ta e poco ambi­zio­sa con­tro una dife­sa com­ple­ta­men­te aller­ta­ta, carat­te­riz­za­ta da una man­can­za sia di imma­gi­na­zio­ne stra­te­gi­ca che di sor­pre­sa stra­te­gi­ca. L’attuale sfor­zo ucrai­no potreb­be tro­var­si all’estremo oppo­sto del­lo spet­tro: alta­men­te fan­ta­sio­so e for­se peri­co­lo­sa­men­te tale. Tut­ta­via, il ritor­no dell’equipaggiamento mili­ta­re tede­sco nei din­tor­ni di Kur­sk deve far riflet­te­re. L’attuale cam­po di bat­ta­glia attor­no alla cit­tà di Sud­z­ha è esat­ta­men­te il pun­to in cui, nel 1943, la 38ª e la 40ª arma­ta sovie­ti­ca si schie­ra­ro­no per una con­trof­fen­si­va con­tro la 4ª arma­ta tede­sca. La step­pa sud‑occidentale del­la Rus­sia assa­po­ra di nuo­vo il sapo­re del san­gue e la ter­ra fer­ti­le si spa­lan­ca per acco­glie­re i morti.

Kre­po­st: inten­zio­ni strategiche
Pri­ma di par­la­re del con­cet­to stra­te­gi­co alla base dell’operazione ucrai­na a Kur­sk, riflet­tia­mo bre­ve­men­te su come chia­mar­la. Ripe­te­re la fra­se “Ope­ra­zio­ne Kur­sk dell’Ucraina” diven­te­rà rapi­da­men­te stan­can­te e noio­so, e chia­mar­la “Kur­sk” o “Bat­ta­glia di Kur­sk” non è una buo­na opzio­ne, sia per­ché crea con­fu­sio­ne sul fat­to che ci rife­ria­mo alla cit­tà di Kur­sk o alla più gran­de obla­st cir­co­stan­te, sia per­ché c’è già sta­ta una Bat­ta­glia di Kur­sk. Per­tan­to, sug­ge­ri­sco che per ora ci rife­ria­mo sem­pli­ce­men­te all’assalto ucrai­no come Ope­ra­zio­ne Kre­po­st. L’offensiva tede­sca del 1943 ver­so Kur­sk era deno­mi­na­ta in codi­ce Ope­ra­zio­ne Cit­ta­del­la, e Kre­po­st (крепость) è una paro­la sla­va per for­tez­za o cittadella.
Nel cor­so di que­sta guer­ra, l’Ucraina ha com­piu­to ripe­tu­te incur­sio­ni oltre il con­fi­ne rus­so: in gene­re incur­sio­ni sui­ci­de nell’Oblast di Bel­go­rod che si sono rive­la­te disa­stro­se. Kre­po­st, tut­ta­via, si distin­gue dagli epi­so­di pre­ce­den­ti per diver­si aspet­ti, pri­mo fra tut­ti l’utilizzo di bri­ga­te AFU rego­la­ri piut­to­sto che dei repar­ti para­mi­li­ta­ri crea­ti dal GRU (ovve­ro la Dire­zio­ne Gene­ra­le dell’Intelligence ucrai­na, non il per­so­nag­gio di Ste­ve Carell nel fran­chi­se di “Cat­ti­vis­si­mo Me”).
In occa­sio­ne del­le pre­ce­den­ti spe­di­zio­ni ver­so Bel­go­rod, gli ucrai­ni han­no opta­to per l’uso di for­ma­zio­ni irre­go­la­ri appe­na masche­ra­te come la “Legio­ne del­la Liber­tà di Rus­sia” e il “Cor­po Volon­ta­ri rus­so”. Si trat­ta del tipo di uni­tà imbot­ti­te di peco­re che pos­so­no esse­re uti­li in cer­ti con­te­sti con­sen­ten­do agli Sta­ti di man­te­ne­re una fac­cia­ta sim­bo­li­ca di plau­si­bi­le nega­bi­li­tà: un vali­do esem­pio potreb­be esse­re l’uso da par­te del­la Rus­sia stes­sa di for­ze spe­cia­li non con­tras­se­gna­te nell’annessione del­la Cri­mea nel 2014. In un perio­do di guer­ra atti­va, tut­ta­via, que­sti para­mi­li­ta­ri sono appar­si ecce­zio­nal­men­te debo­li. Comun­que si chia­mas­se la “Legio­ne del­la Liber­tà di Rus­sia”, si trat­ta­va ovvia­men­te di for­ze soste­nu­te dal gover­no ucrai­no, che uti­liz­za­va­no armi ucrai­ne, com­bat­ten­do la guer­ra dell’Ucraina. La fac­cia­ta non ha ingan­na­to nes­su­no e assur­di­tà come la “Repub­bli­ca Popo­la­re di Bel­go­rod” non esi­ste­va­no al di là di alcu­ni brut­ti meme su Twitter.

È degno di nota, tut­ta­via, che l’incursione di Kur­sk non è sta­ta intra­pre­sa da for­ze che si sono camuf­fa­te (per quan­to mala­men­te) da para­mi­li­ta­ri rus­si indi­pen­den­ti, ben­sì da for­ze ucrai­ne che ope­ra­no come se stes­se, cioè come bri­ga­te rego­la­ri dell’esercito ucrai­no. Impe­gna­re risor­se fon­da­men­ta­li dell’AFU in un’incursione di ter­ra in Rus­sia, spe­cial­men­te in un perio­do di cri­si ope­ra­ti­va gene­ra­le nel Don­bas, è qual­co­sa di com­ple­ta­men­te diver­so dal lan­cia­re un bat­ta­glio­ne para­mi­li­ta­re usa e get­ta a Belgorod.
Ma per­ché? L’aspetto più evi­den­te di Kur­sk è la sua distan­za ope­ra­ti­va dal tea­tro cri­ti­co del­la guer­ra. Il cen­tro di gra­vi­tà in que­sto con­flit­to è costi­tui­to dal Don­bas e dal­la linea di dife­sa dell’Ucraina attor­no alle cit­tà di Pokro­v­sk, Kostyan­ti­ni­v­ka, Kra­ma­tor­sk e Slo­vyan­sk, con assi di fian­cheg­gia­men­to cru­cia­li nel pon­te di ter­ra e sul­la linea del fiu­me Oskil. La fron­tie­ra dell’Oblast di Kur­sk, dove gli ucrai­ni stan­no ora attac­can­do, è a più di 130 chi­lo­me­tri di distan­za dal­le bat­ta­glie secon­da­rie attor­no a Khar­kov e a più di 200 chi­lo­me­tri di distan­za dal tea­tro prin­ci­pa­le del­la guer­ra. Data la por­ta­ta di que­sta guer­ra e il rit­mo dei pro­gres­si, Kur­sk potreb­be anche esse­re sul­la luna.
In bre­ve, l’operazione ucrai­na a Kur­sk non ha alcu­na pos­si­bi­li­tà di esse­re di sup­por­to agli altri fron­ti cri­ti­ci del­la guer­ra, e anche nel­la più gene­ro­sa gam­ma di risul­ta­ti non ha il poten­zia­le per eser­ci­ta­re un’influenza ope­ra­ti­va diret­ta su tali fron­ti. Per­ciò, se si ana­liz­za l’intenzione stra­te­gi­ca che sta alla base del Kre­po­st, si capi­sce che non ha un’influenza ope­ra­ti­va imme­dia­ta sui fron­ti esi­sten­ti. Sono sta­te pro­po­ste diver­se oppor­tu­ni­tà, che esa­mi­ne­re­mo e con­tem­ple­re­mo a seguire.
1) L’ostaggio atomico
A ses­san­ta chi­lo­me­tri dal con­fi­ne ucrai­no si tro­va­no la pic­co­la cit­tà di Kur­cha­tov (dal nome di Igor Kur­cha­tov, il padre dell’armamento nuclea­re sovie­ti­co) e la cen­tra­le nuclea­re di Kur­sk. La vici­nan­za al luo­go dei com­bat­ti­men­ti di un impian­to così evi­den­te­men­te impor­tan­te – e poten­zial­men­te peri­co­lo­so –ha indot­to mol­ti a pre­su­me­re imme­dia­ta­men­te che la cen­tra­le nuclea­re sia l’obiettivo del Kre­po­st.
Que­ste teo­rie sono alta­men­te ridut­ti­ve e non sup­por­ta­te, e pre­sup­pon­go­no che la cen­tra­le sia l’oggetto di un gio­co di pre­sti­gio, come se l’Ucraina potes­se “vin­ce­re” rag­giun­gen­do­la. Non è imme­dia­ta­men­te evi­den­te che sia così. Ci si pre­oc­cu­pa mol­to del fat­to che l’Ucraina pos­sa “cat­tu­ra­re” la cen­tra­le, ma la doman­da rima­ne: per far­ne cosa?
L’implicazione sem­bre­reb­be esse­re che l’Ucraina potreb­be usa­re l’impianto come ostag­gio, minac­cian­do di sabo­tar­lo e inne­sca­re una sor­ta di disa­stro radio­lo­gi­co. Ciò, tut­ta­via, appa­re sia poco pra­ti­co che impro­ba­bi­le. L’impianto di Kur­sk è attual­men­te in uno sta­to di tran­si­zio­ne, con i suoi quat­tro vec­chi reat­to­ri RBMK (simi­li a quel­li uti­liz­za­ti a Cher­no­byl) in fase di dismis­sio­ne e sosti­tui­ti con nuo­vi reat­to­ri VVER. L’impianto è dota­to di moder­ni scu­di bio­lo­gi­ci, un robu­sto edi­fi­cio di con­te­ni­men­to e altri mec­ca­ni­smi di pro­te­zio­ne. Inol­tre, le cen­tra­li nuclea­ri non esplo­do­no nel sen­so che spes­so si teme. Cher­no­byl, ad esem­pio, ha spe­ri­men­ta­to un’esplosione di vapo­re a cau­sa di par­ti­co­la­ri difet­ti di pro­get­ta­zio­ne che non si riscon­tra­no negli impian­ti attual­men­te ope­ra­ti­vi. L’idea che i sol­da­ti ucrai­ni pos­sa­no sem­pli­ce­men­te azio­na­re un muc­chio di inter­rut­to­ri e far deto­na­re l’impianto come una bom­ba nuclea­re non è realistica.
Si sup­po­ne che teo­ri­ca­men­te sia pos­si­bi­le che gli ucrai­ni pos­sa­no pro­va­re a por­ta­re enor­mi quan­ti­tà di esplo­si­vi e a far vola­re l’intero impian­to in cie­lo, dif­fon­den­do mate­ria­le radioat­ti­vo nell’atmosfera. Seb­be­ne non sia cer­ta­men­te un gran­de ammi­ra­to­re del regi­me di Kiev, non pos­so fare a meno di dubi­ta­re del­la volon­tà del gover­no ucrai­no di crea­re inten­zio­nal­men­te un disa­stro radio­lo­gi­co che irra­die­reb­be gran par­te del suo Pae­se insie­me a fasce dell’Europa cen­tra­le, in par­ti­co­la­re per­ché la regio­ne di Kur­sk fa par­te del baci­no idro­gra­fi­co del Dnepr.
La sto­ria del­la cen­tra­le elet­tri­ca sem­bra spa­ven­to­sa, ma in defi­ni­ti­va è trop­po fan­ta­sma­go­ri­ca per esse­re pre­sa sul serio. L’Ucraina non cree­rà inten­zio­nal­men­te un disa­stro radio­lo­gi­co in pros­si­mi­tà del pro­prio con­fi­ne che pro­ba­bil­men­te avve­le­ne­reb­be il pro­prio baci­no flu­via­le pri­ma­rio e la tra­sfor­me­reb­be nel più odia­to paria inter­na­zio­na­le mai visto. Anche per un Pae­se alla fine del­le sue pos­si­bi­li­tà stra­te­gi­che, è dif­fi­ci­le dare cre­di­to a un pia­no stram­pa­la­to che uti­liz­za risor­se di mano­vra cri­ti­che dell’esercito rego­la­re per cat­tu­ra­re una cen­tra­le nuclea­re nemi­ca e mani­po­lar­la per far­la esplodere.
2) Fron­te diversivo
In un’altra for­mu­la­zio­ne, Kre­po­st è inter­pre­ta­to come un ten­ta­ti­vo di disto­glie­re risor­se rus­se da altri set­to­ri più cri­ti­ci del fron­te. L’idea di un “diver­si­vo” in quan­to tale è sem­pre attraen­te, al pun­to che diven­ta una spe­cie di luo­go comu­ne, ma vale la pena con­si­de­ra­re cosa potreb­be effet­ti­va­men­te signi­fi­ca­re nel con­te­sto del­la gene­ra­zio­ne di for­ze rela­ti­ve in que­sta guerra.
Pos­sia­mo ini­zia­re con il pro­ble­ma più astrat­to: l’Ucraina sta ope­ran­do in gra­ve svan­tag­gio nel­la gene­ra­zio­ne di for­ze tota­li, il che signi­fi­ca che qual­sia­si amplia­men­to del fron­te gra­ve­rà in modo spro­por­zio­na­to sull’AFU. Esten­de­re la linea del fron­te con un asse di com­bat­ti­men­to com­ple­ta­men­te nuo­vo e stra­te­gi­ca­men­te iso­la­to sareb­be uno svi­lup­po che va con­tro la for­za in infe­rio­ri­tà nume­ri­ca. Ecco per­ché, nel 2022, abbia­mo visto i rus­si con­trar­re la linea del fron­te di cen­ti­na­ia di chi­lo­me­tri come pre­lu­dio alla loro mobi­li­ta­zio­ne. L’idea di esten­de­re il fron­te diven­ta un gio­co di pre­sti­gio per gli ucrai­ni: con meno bri­ga­te dei rus­si per copri­re più di 1000 chi­lo­me­tri di linea del fron­te, diven­ta discu­ti­bi­le qua­le eser­ci­to ven­ga “svia­to” a Kur­sk. Ad esem­pio, il por­ta­vo­ce del­la 110ª Bri­ga­ta mec­ca­niz­za­ta (attual­men­te in dife­sa vici­no a Pokro­v­sk) ha det­to a Poli­ti­co che «le cose sono peg­gio­ra­te nel­la nostra par­te del fron­te» da quan­do l’Ucraina ha lan­cia­to Kre­po­st, con meno muni­zio­ni in arri­vo men­tre i rus­si con­ti­nua­no ad attaccare.
Il pro­ble­ma più con­cre­to per l’Ucraina, tut­ta­via, è che i rus­si han­no for­ma­to un grup­po di arma­te del Nord com­ple­ta­men­te nuo­vo che copre Bel­go­rod, Kur­sk e Bryan­sk ed è in pro­cin­to di crea­re altre due arma­te equi­va­len­ti. Nel­la misu­ra in cui Kre­po­st costrin­ge­rà al dispie­ga­men­to di riser­ve rus­se, Mosca attin­ge­rà dal­le for­ze orga­ni­che di que­sto rag­grup­pa­men­to set­ten­trio­na­le, e non dal­le for­ma­zio­ni che attual­men­te stan­no attac­can­do nel Don­bas. Fon­ti ucrai­ne stan­no già assu­men­do un umo­re cupo, notan­do che non c’è sta­to alcun riti­ro del rag­grup­pa­men­to rus­so nel Don­bas. Fino­ra, le uni­tà rus­se iden­ti­fi­ca­te che com­bat­to­no a Kur­sk sono sta­te essen­zial­men­te tut­te trat­te da que­sto rag­grup­pa­men­to settentrionale.
Più pre­ci­sa­men­te, Kre­po­st sem­bra aver signi­fi­ca­ti­va­men­te smi­nui­to la for­za ucrai­na nel Don­bas, influen­zan­do mol­to poco i rus­si. Un recen­te arti­co­lo dell’Eco­no­mi­st ripor­ta­va inter­vi­ste a diver­se trup­pe ucrai­ne che com­bat­te­va­no a Kur­sk, e tut­te affer­ma­va­no che le loro uni­tà era­no sta­te «riti­ra­te, sen­za ripo­so, dal­le linee del fron­te sot­to pres­sio­ne a est con appe­na un gior­no di pre­av­vi­so». L’articolo pro­se­gue citan­do una fon­te nel­lo sta­to mag­gio­re dell’AFU che nota che le uni­tà rus­se che si stan­no pre­ci­pi­tan­do a Kur­sk pro­ven­go­no dal grup­po dell’esercito set­ten­trio­na­le, non dal Don­bas. Un recen­te arti­co­lo del New York Times, che annun­cia­va trion­fal­men­te il ridi­spie­ga­men­to del­le for­ze rus­se, ammet­te­va che nes­su­no dei movi­men­ti del­le trup­pe rus­se sta influen­zan­do il Don­bas, men­tre ad esse­re schie­ra­te era­no inve­ce uni­tà a ripo­so dall’asse del Dnipro.
Ed è que­sto il pro­ble­ma dell’Ucraina. Com­bat­ten­do un nemi­co con una gene­ra­zio­ne di for­za supe­rio­re, i ten­ta­ti­vi di devia­re o rein­di­riz­za­re i com­bat­ti­men­ti alla fine rischia­no di diven­ta­re un gio­co di pre­sti­gio. La Rus­sia ha cir­ca cin­quan­ta divi­sio­ni equi­va­len­ti in pri­ma linea con­tro for­se tren­ta­tré per l’Ucraina: un van­tag­gio che per­si­ste­rà comun­que, indi­pen­den­te­men­te da come saran­no dispo­sti sul­la linea. Aggiun­ge­re 100 chi­lo­me­tri extra di fron­te a Kur­sk è fon­da­men­tal­men­te con­trad­dit­to­rio con gli inte­res­si prin­ci­pa­li dell’AFU in que­sta con­giun­tu­ra, che si basa­no sull’economia del­le for­ze e sull’evitare la sovraestensione.
3) Mer­ce di scambio
Un altro filo­ne di pen­sie­ro sug­ge­ri­sce che Kre­po­st potreb­be esse­re uno sfor­zo per raf­for­za­re la posi­zio­ne dell’Ucraina nei nego­zia­ti con la Rus­sia. Un con­si­glie­re ano­ni­mo di Zelen­sky avreb­be dichia­ra­to al Washing­ton Post che lo sco­po dell’operazione era impa­dro­nir­si del ter­ri­to­rio rus­so da tene­re come mer­ce di scam­bio da uti­liz­za­re nei nego­zia­ti. Que­sta visio­ne è sta­ta poi cor­ro­bo­ra­ta dal con­si­glie­re senior Mykhai­lo Podo­lyak.
Se pren­dia­mo per buo­ne que­ste affer­ma­zio­ni, for­se sia­mo arri­va­ti all’intenzione stra­te­gi­ca di Kre­po­st. Se l’Ucraina inten­de dav­ve­ro occu­pa­re una fascia dell’Oblast di Kur­sk e usar­la per con­trat­ta­re la resti­tu­zio­ne del ter­ri­to­rio ucrai­no pre­bel­li­co nel Don­bas, allo­ra dob­bia­mo por­ci la doman­da ovvia: ha per­so la testa?
Un pia­no del gene­re si scon­tre­reb­be imme­dia­ta­men­te con due pro­ble­mi insor­mon­ta­bi­li. Il pri­mo sareb­be un’evidente erra­ta inter­pre­ta­zio­ne del valo­re rela­ti­vo del­le fiches sul tavo­lo. Il Don­bas, il cuo­re degli obiet­ti­vi di guer­ra del­la Rus­sia, è una regio­ne alta­men­te urba­niz­za­ta di qua­si set­te milio­ni di abi­tan­ti che, insie­me a Zapo­ro­z­hye e Kher­son annes­se dal­la Rus­sia, costi­tui­sce un col­le­ga­men­to stra­te­gi­co cri­ti­co con la Cri­mea e garan­ti­sce alla Rus­sia il con­trol­lo sul Mar d’Azov e su gran par­te del lito­ra­le del Mar Nero. L’idea che il Crem­li­no pos­sa pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne l’ipotesi di abban­do­na­re i suoi obiet­ti­vi qui sem­pli­ce­men­te per recu­pe­ra­re in manie­ra incruen­ta alcu­ne pic­co­le cit­tà nel sud‑ovest di Kur­sk è, in una paro­la, una fol­lia. Sareb­be, per usa­re le lumi­no­se paro­le del pre­si­den­te Trump, «il peg­gior accor­do com­mer­cia­le nel­la sto­ria degli accor­di com­mer­cia­li».
Se l’Ucraina pen­sa­va che l’annessione del ter­ri­to­rio rus­so avreb­be reso Mosca più dispo­ni­bi­le ai col­lo­qui di pace, ha fat­to un cal­co­lo sba­glia­to. Il Crem­li­no ha rispo­sto pro­cla­man­do un’operazione anti­ter­ro­ri­smo negli obla­st di Kur­sk, Bryan­sk e Bel­go­rod, e Putin, lun­gi dall’apparire umi­lia­to o inti­mi­di­to, ha mani­fe­sta­to rab­bia e sfi­da, men­tre i fun­zio­na­ri del Mini­ste­ro degli Este­ri han­no soste­nu­to che l’operazione Kur­sk ora pre­clu­de i nego­zia­ti.
L’altro pro­ble­ma nel cer­ca­re di tene­re Kur­sk come mer­ce di scam­bio è, beh, che biso­gna tener­lo. Come vedre­mo tra poco, ciò sarà mol­to dif­fi­ci­le per l’AFU. L’Ucraina è riu­sci­ta ad otte­ne­re una sor­pre­sa stra­te­gi­ca e a rea­liz­za­re una mode­sta pene­tra­zio­ne a Kur­sk, ma c’è una serie di fat­to­ri cine­ti­ci che ne ren­do­no impro­ba­bi­le il man­te­ni­men­to. Per­ché qual­co­sa sia uti­le come mer­ce di scam­bio, deve esse­re in tuo pos­ses­so: e ciò costrin­ge­reb­be quin­di l’Ucraina a impe­gna­re for­ze sul fron­te di Kur­sk a tem­po inde­ter­mi­na­to e a tener­lo fino alla fine.
4) Spet­ta­co­lo puro
Infi­ne, giun­gia­mo all’opzione più nebu­lo­sa, ovve­ro che Kre­po­st sia sta­to con­ce­pi­to pura­men­te per scan­da­liz­za­re e met­te­re in imba­raz­zo il Crem­li­no. Que­sta è cer­ta­men­te la solu­zio­ne sen­sa­zio­na­li­sti­ca su cui è con­flui­ta gran par­te dei com­men­ta­to­ri, con inten­sa e per­fi­da gio­ia per il rove­scia­men­to del­le sor­ti e lo spet­ta­co­la­re con­tro­svol­ta dell’Ucraina che inva­de la Russia.
Tut­to que­sto, ovvia­men­te, fa pre­sa sul pub­bli­co stra­nie­ro, ma alla fine non inci­de più di tan­to. Non ci sono pro­ve che la pre­sa del Crem­li­no sul con­flit­to o l’impegno del­la socie­tà rus­sa a soste­ne­re la guer­ra stia­no vacil­lan­do. Que­sta guer­ra ha visto una lun­ga sequen­za di “imba­raz­zi” nomi­na­li rus­si, dai riti­ri del 2022 da Khar­kov e Kher­son, agli attac­chi aerei ucrai­ni su Seba­sto­po­li, agli attac­chi con dro­ni e azio­ni ter­ro­ri­sti­che nel­le pro­fon­di­tà del­la Rus­sia, fino al biz­zar­ro ammu­ti­na­men­to del­la PMC Wag­ner. Nes­su­no di que­sti epi­so­di ha distol­to l’attenzione del Crem­li­no dagli obiet­ti­vi cen­tra­li del­la guer­ra, che riman­go­no la cat­tu­ra del Don­bas e il costan­te esau­ri­men­to del­le risor­se mili­ta­ri dell’Ucraina. L’AFU ha get­ta­to un rag­grup­pa­men­to del­le sue riser­ve stra­te­gi­che in calo nell’Oblast di Kur­sk solo per scan­da­liz­za­re e imba­raz­za­re Putin? For­se. Avreb­be impor­tan­za? Alta­men­te improbabile.
È mol­to comu­ne, in par­ti­co­la­re sui social media, vede­re una sor­ta di esul­tan­za per il gran­de capo­vol­gi­men­to dell’Ucraina che libe­ra la Rus­sia, e gli aggior­na­men­ti del cam­po di bat­ta­glia fan­no spes­so rife­ri­men­to all’AFU che “libe­ra” l’oblast di Kur­sk. Que­sto è, ovvia­men­te, mol­to infan­ti­le e irri­le­van­te. Una vol­ta che ci si estra­nea dal­lo spet­ta­co­lo, l’intera impre­sa sem­bra ovvia­men­te scol­le­ga­ta dal­la logi­ca più ampia del­la guer­ra in Ucrai­na. Non è affat­to chia­ro come l’occupazione di una stret­ta fet­ta del­la fron­tie­ra rus­sa sia cor­re­la­ta agli obiet­ti­vi di guer­ra auto­pro­cla­ma­ti dall’Ucraina di ricon­qui­sta­re i suoi con­fi­ni del 1991, o come l’ampliamento del fron­te dovreb­be pro­muo­ve­re una fine nego­zia­ta dell’accordo, o – se è per que­sto – come la pic­co­la cit­tà di Sud­z­ha potreb­be esse­re uno scam­bio equo per l’hub di tran­si­to del Don­bas di Pokrovsk.
In defi­ni­ti­va, dob­bia­mo rico­no­sce­re che Kre­po­st è uno svi­lup­po mili­ta­re mol­to stra­no: una for­za sovrac­ca­ri­ca, già logo­ra­ta dal­lo sfor­zo di un fron­te di 700 chi­lo­me­tri, ha volon­ta­ria­men­te aper­to un nuo­vo asse di com­bat­ti­men­to indi­pen­den­te che non ha alcu­na pos­si­bi­li­tà di inte­ra­gi­re ope­ra­ti­va­men­te con i tea­tri cri­ti­ci del­la guer­ra. C’è una cer­ta sod­di­sfa­zio­ne nel por­ta­re la guer­ra in Rus­sia e scan­da­liz­za­re il Crem­li­no. For­se Kiev spe­ra­va che il sem­pli­ce scon­vol­gi­men­to del­la situa­zio­ne indu­ces­se l’esercito rus­so a com­met­te­re un erro­re o a ridi­stri­buir­si fuo­ri posi­zio­ne, ma fino­ra l’asse di Kur­sk non ha inde­bo­li­to la for­za rus­sa in altri tea­tri. For­se l’Ucraina pen­sa dav­ve­ro di poter con­qui­sta­re abba­stan­za ter­re­no per nego­zia­re, ma per far­lo dovrà man­te­ner­lo. O for­se sta sem­pli­ce­men­te per­den­do la guer­ra e la dispe­ra­zio­ne gene­ra stra­ne idee.
Pro­ba­bil­men­te la sto­ria sta­bi­li­rà che Kre­po­st è sta­to una tro­va­ta inge­gno­sa, ma in ulti­ma ana­li­si inve­ro­si­mi­le. Il fred­do cal­co­lo sul cam­po mostra che l’attuale tra­iet­to­ria del­la guer­ra sem­pli­ce­men­te non fun­zio­na per l’Ucraina. I pro­gres­si rus­si attra­ver­so la linea di con­tat­to a est sono sta­ti costan­ti e impla­ca­bi­li per tut­ta la pri­ma­ve­ra e l’estate, e il deva­stan­te fal­li­men­to ucrai­no nel­la con­trof­fen­si­va del 2023 ha dimo­stra­to che col­pi­re dura­men­te le dife­se rus­se atten­te e trin­ce­ra­te non è una buo­na rispo­sta. Di fron­te alla pro­spet­ti­va di uno stran­go­la­men­to len­to a est, l’Ucraina ha ten­ta­to di sbloc­ca­re il fron­te e intro­dur­re un rit­mo più cine­ti­co e aperto.

Sul ter­re­no
Il pro­ble­ma più gran­de con le teo­rie più fan­ta­sio­se ed esplo­si­ve dell’Operazione Kre­po­st è abba­stan­za sem­pli­ce: i risul­ta­ti sul cam­po non sono mol­to buo­ni. L’attacco è sta­to limi­ta­to nel­la sca­la e nel­la sua avan­za­ta, ma lo shock e la sor­pre­sa dell’operazione han­no per­mes­so alla nar­ra­zio­ne di anda­re fuo­ri con­trol­lo, sia da par­te degli esu­be­ran­ti soste­ni­to­ri ucrai­ni che dei soli­ti cata­stro­fi­sti nell’orbita del Crem­li­no, che da anni lamen­ta­no e pre­ve­do­no un’imminente scon­fit­ta russa.
Comin­cia­mo con una bre­ve descri­zio­ne del Kre­po­st, del­le uni­tà coin­vol­te e del­lo sta­to dell’avanzata. Dovrem­mo ini­zia­re con una nota sul­la com­po­si­zio­ne del rag­grup­pa­men­to d’assalto ucrai­no e su ciò che que­sto ci dice sul­lo sta­to dell’AFU.
Subi­to dopo l’inizio del Kre­po­st, l’ORBAT[1] ucrai­no ha ini­zia­to a mate­ria­liz­zar­si in un pastic­cio con­fu­so. Il pro­ble­ma di base, per dir­la in ter­mi­ni più ele­men­ta­ri, è che ci sono trop­pe bri­ga­te rap­pre­sen­ta­te nell’operazione. Attual­men­te ci sono non meno di cin­que bri­ga­te mec­ca­niz­za­te (22ª, 54ª, 61ª, 88ª, 116ª), una bri­ga­ta di dife­sa ter­ri­to­ria­le (103ª), due bri­ga­te d’assalto aereo (80ª e 82ª) e una varie­tà di bat­ta­glio­ni annes­si, qual­co­sa come una doz­zi­na di equi­va­len­ti di bri­ga­ta tota­li. In poche paro­le, è evi­den­te che non ci sono dodi­ci bri­ga­te (30.000 uni­tà) in que­sta sezio­ne del fron­te: abbia­mo un enig­ma tra le mani.
Il miste­rio­so ORBAT diven­ta anco­ra più gran­de se si con­si­de­ra la sor­pren­den­te varie­tà di vei­co­li che sono sta­ti avvi­sta­ti (e distrut­ti) a Kur­sk. L’elenco inclu­de alme­no i seguen­ti mezzi:

  • KrAZ Cou­gar
  • Sena­tor
  • Osh­kosh M‑ATV
  • Kozak‑2
  • Bush­ma­ster
  • Maxx­pro MRAP
  • Stry­ker
  • BTR-60M
  • BTR 70/80
  • VAB
  • Mar­der 1A3
  • T‑64
  • BAT‑2
  • BREM‑1
  • Ural 4320
  • AHS Krab
  • Buk
  • M777
  • Grad
  • 2S1 Gvo­d­zi­ka
  • 2k22 Tun­gu­ska
  • 2S7 Pion
  • M88AS2 Her­cu­les
  • BMP1
  • PT-91
  • BTR-4E
  • MTLB

È una lun­ga lista. Ma cosa significa?
C’è una discre­pan­za tra il nume­ro di bri­ga­te e di diver­si tipi di vei­co­li iden­ti­fi­ca­ti a Kur­sk e le dimen­sio­ni effet­ti­ve del rag­grup­pa­men­to AFU. Ciò sug­ge­ri­sce che gli ucrai­ni han­no scor­po­ra­to i grup­pi di vei­co­li da una serie di bri­ga­te diver­se e li han­no con­cen­tra­ti in un pac­chet­to d’attacco per Kur­sk, piut­to­sto che schie­ra­re que­ste bri­ga­te in quan­to tali.
La situa­zio­ne sem­bre­reb­be esse­re mol­to simi­le alla pra­ti­ca tede­sca del­la Secon­da guer­ra mon­dia­le di for­ma­re Kam­pf­grup­pen, o grup­pi di bat­ta­glia. Man mano che la Wehr­ma­cht diven­ta­va sem­pre più sovrac­ca­ri­ca, i coman­dan­ti tede­schi si abi­tua­ro­no a for­ma­re for­ma­zio­ni improv­vi­sa­te com­po­ste da sotto‑unità sot­trat­te alla linea, a secon­da del­le neces­si­tà: pren­di un bat­ta­glio­ne di fan­te­ria da que­sta divi­sio­ne, ruba una doz­zi­na di pan­zer da quel­la divi­sio­ne, requi­si­sci una bat­te­ria da quel reg­gi­men­to, ed ecco fat­to: hai un Kam­pf­grup­pe.
Nel­la volu­mi­no­sa let­te­ra­tu­ra sul­la Secon­da guer­ra mon­dia­le, i Kam­pf­grup­pen veni­va­no spes­so con­si­de­ra­ti una pro­va del­le mera­vi­glio­se capa­ci­tà di improv­vi­sa­zio­ne del­la Ger­ma­nia e dell’abilità dei loro coman­dan­ti, dota­ti di san­gue fred­do, di raci­mo­la­re poten­za di com­bat­ti­men­to da risor­se scar­se. Non c’è nul­la di spe­ci­fi­ca­men­te sba­glia­to in que­sto, ma que­sto ten­de a per­de­re di vista il pun­to più impor­tan­te: i Kam­pf­grup­pe non diven­ne­ro un feno­me­no fino a guer­ra inol­tra­ta, quan­do la Ger­ma­nia sta­va per­den­do e il loro rego­la­re ordi­ne di bat­ta­glia (ORBAT) sta­va diven­tan­do a bran­del­li. Met­te­re insie­me for­ma­zio­ni mutan­ti può aiu­tar­ti a scon­giu­ra­re il disa­stro, ma non è un’opzione miglio­re rispet­to allo schie­ra­men­to di bri­ga­te orga­ni­che in quan­to tali.
Sem­bra che abbia­mo un Kam­pf­grup­pe ucrai­no a Kur­sk, con ele­men­ti di una varie­tà di bri­ga­te diver­se, che por­ta­no con sé un miscu­glio di vei­co­li diver­si, for­man­do un rag­grup­pa­men­to che pro­ba­bil­men­te non supe­ra i 7‑8.000 uomi­ni. Al di là dei pro­gres­si che stan­no facen­do a Kur­sk, que­sto non sug­ge­ri­sce nul­la di buo­no sul­lo sta­to dell’AFU. Per lan­cia­re quest’offensiva, l’Ucraina ha dovu­to sman­tel­la­re le uni­tà che sta­va­no com­bat­ten­do atti­va­men­te nel Don­bas e tra­sfe­rir­le rapi­da­men­te a Sumy per accu­mu­lar­le in un grup­po d’attacco improv­vi­sa­to. Si trat­ta di un rag­grup­pa­men­to debo­le per un eser­ci­to logoro.
In ogni caso, la for­ma di base dell’offensiva ucrai­na è abba­stan­za chia­ra. Gli ele­men­ti mec­ca­niz­za­ti (com­pre­se le bri­ga­te mec­ca­niz­za­te e di assal­to aereo) costi­tui­va­no le risor­se di mano­vra cri­ti­che, men­tre le trup­pe di dife­sa ter­ri­to­ria­le del­la 103ª for­ni­va­no sicu­rez­za sul fian­co nord‑occidentale del raggruppamento.
Il rag­grup­pa­men­to ucrai­no è riu­sci­to a otte­ne­re qual­co­sa di simi­le alla sor­pre­sa tota­le: un fat­to che ha sor­pre­so mol­ti, data l’ubiquità dei dro­ni da rico­gni­zio­ne rus­si in tea­tri come il Don­bas. In effet­ti, il ter­re­no era mol­to favo­re­vo­le per l’Ucraina. Il lato ucrai­no del con­fi­ne sull’asse Sumy‑Kursk è coper­to da una fit­ta coper­tu­ra fore­sta­le che offre agli ucrai­ni la rara oppor­tu­ni­tà di nascon­de­re l’allestimento del­le pro­prie for­ze, men­tre la pre­sen­za del­la cit­tà di Sumy a soli 30 km dal con­fi­ne for­ni­sce una base di appog­gio. La situa­zio­ne è mol­to simi­le all’operazione ucrai­na di Khar­kov nel 2022 (il risul­ta­to più impres­sio­nan­te del­la guer­ra per l’AFU), in cui la cit­tà di Khar­kov e la cin­tu­ra fore­sta­le attor­no ad essa han­no for­ni­to l’opportunità di dislo­ca­re for­ze in gran par­te inos­ser­va­te. Que­ste oppor­tu­ni­tà non esi­sto­no nel sud ucrai­no pia­neg­gian­te e per lo più pri­vo di albe­ri, dove l’offensiva ucrai­na del 2023 è sta­ta pesan­te­men­te sor­ve­glia­ta e bom­bar­da­ta in avvicinamento.
In ogni caso, gra­zie la sor­pre­sa stra­te­gi­ca otte­nu­ta, le for­ze ucrai­ne sono riu­sci­te ad ave­re la meglio sul­la sot­ti­le dife­sa rus­sa e a pene­tra­re il con­fi­ne nel­le pri­me ore. Le dife­se rus­se in que­ste regio­ni sono costi­tui­te prin­ci­pal­men­te da osta­co­li come fos­sa­ti e cam­pi mina­ti e non pre­sen­ta­no posi­zio­ni di com­bat­ti­men­to ben pre­pa­ra­te. La natu­ra di que­ste bar­rie­re sug­ge­ri­sce che i rus­si era­no prin­ci­pal­men­te con­cen­tra­ti sull’ostacolare e inter­di­re le incur­sio­ni, piut­to­sto che difen­der­si da un assal­to serio. All’inizio, ele­men­ti dell’88ª sono riu­sci­ti a bloc­ca­re la com­pa­gnia di fuci­lie­ri rus­si di stan­za al vali­co di fron­tie­ra e a fare un nume­ro con­si­de­re­vo­le di pri­gio­nie­ri. Le ormai famo­se imma­gi­ni in cir­co­la­zio­ne che mostra­no mol­te deci­ne di rus­si arre­si pro­ven­go­no da que­sto posto di bloc­co di con­fi­ne, situa­to let­te­ral­men­te sul con­fi­ne di Stato.

Com­pa­gnia di fuci­lie­ri rus­si pre­sa pri­gio­nie­ra al posto di con­trol­lo di frontiera

Il dupli­ce effet­to del­la sor­pre­sa stra­te­gi­ca, insie­me alle imma­gi­ni di una gran quan­ti­tà di per­so­na­le rus­so cat­tu­ra­to, ha fat­to sì che la nar­ra­zio­ne dell’attacco non aves­se più fre­ni. Nei gior­ni suc­ces­si­vi, una serie di disin­for­ma­zio­ni ha ini­zia­to a cir­co­la­re, sot­tin­ten­den­do che gli ucrai­ni aves­se­ro cat­tu­ra­to la cit­tà di Sud­z­ha, a cir­ca 8 chi­lo­me­tri dal confine.
In real­tà, è appar­so subi­to chia­ro che l’avanzata ucrai­na su Sud­z­ha ave­va già ini­zia­to a impan­ta­nar­si con il rapi­do afflus­so di rin­for­zi rus­si nel­la zona. Le for­ze ucrai­ne han­no tra­scor­so la mag­gior par­te del 7 e 8 ago­sto a con­so­li­da­re le posi­zio­ni a nord di Sud­z­ha e a lavo­ra­re per accer­chia­re la cit­tà, che si tro­va in fon­do a una val­le. Alla fine l’hanno pre­sa, ma il ritar­do è costa­to loro gior­ni pre­zio­si e ha per­mes­so ai rus­si di spo­sta­re i rin­for­zi nel teatro.

Situa­zio­ne gene­ra­le al 7–8 agosto

I pri­mi gior­ni dell’operazione sono sta­ti mol­to dif­fi­ci­li da valu­ta­re, soprat­tut­to per­ché gli ucrai­ni ave­va­no lan­cia­to le colon­ne moto­riz­za­te lun­go la stra­da il più lon­ta­no pos­si­bi­le, il che ha dato ori­gi­ne a dichia­ra­zio­ni gon­fia­te sul­la pro­fon­di­tà dell’avanzata ucraina.
Ora è diven­ta­to chia­ro che l’avanzata ini­zia­le degli ucrai­ni si basa­va sia sul­la loro mobi­li­tà che sul­la sor­pre­sa stra­te­gi­ca, ma entram­bi que­sti fat­to­ri si era­no esau­ri­ti all’incirca entro il quin­to gior­no dell’operazione. Vener­dì 9 ago­sto, le avan­za­te ucrai­ne si sono in gran par­te fer­ma­te, poi­ché i rus­si ave­va­no sta­bi­li­to effi­ca­ci posi­zio­ni di bloc­co, anche nel­le cit­tà di Kore­ne­vo e Bol’shoe Sol­da­tskoe. Mol­te del­le più lon­ta­ne pene­tra­zio­ni ucrai­ne, inol­tre, si sono rive­la­te colon­ne mec­ca­niz­za­te iso­la­te che si era­no spin­te il più lon­ta­no pos­si­bi­le sul­la stra­da pri­ma di tor­na­re indie­tro o di incap­pa­re in imbo­sca­te (i risul­ta­ti di uno di que­sti incon­tri sono visi­bi­li nel video qui sot­to), tan­to che gli ucrai­ni han­no rag­giun­to diver­se posi­zio­ni che in real­tà non han­no mai controllato.

Met­ten­do insie­me tut­to que­sto, si ottie­ne una brec­cia ucrai­na piut­to­sto limi­ta­ta e mode­sta nel ter­ri­to­rio rus­so, che va dall’approccio a Kore­ne­vo (anco­ra sal­da­men­te sot­to il con­trol­lo rus­so) a ove­st fino a Ple­kho­vo a est, un’estensione di poco più di 40 chi­lo­me­tri (25 miglia). Sud­z­ha è sot­to occu­pa­zio­ne del­le trup­pe ucrai­ne, ma le loro posi­zio­ni non si sono este­se mol­to oltre: la pro­fon­di­tà tota­le del­la pene­tra­zio­ne è di cir­ca 35 chi­lo­me­tri nel pun­to più lontano.
Aven­do cat­tu­ra­to Sud­z­ha, ma non riu­scen­do a sfon­da­re su nes­su­no dei prin­ci­pa­li assi di usci­ta dall’area, l’Ucraina ora si tro­va di fron­te a una real­tà tat­ti­ca mol­to spia­ce­vo­le. Il bre­ve scor­cio di un’operazione aper­ta e mobi­le si è dis­sol­to e Kur­sk si sta tra­sfor­man­do in un altro fron­te, con tut­te le dif­fi­col­tà che ne con­se­guo­no. Ora occu­pa un mode­sto salien­te all’interno del­la Rus­sia, con la cit­tà di Sud­z­ha (6000 abi­tan­ti) al suo centro.

Salien­te di Kur­sk: situa­zio­ne generale

Con lo stal­lo dei pro­gres­si, l’AFU sta attual­men­te lavo­ran­do per con­so­li­da­re ed esten­de­re i fian­chi del salien­te. Il pun­to foca­le al momen­to sem­bra esse­re l’ansa inter­na del fiu­me Seim, che si sno­da attra­ver­so il con­fi­ne e cor­re lun­go un cor­so di cir­ca 12 km all’interno del­la Rus­sia. Gli ucrai­ni han­no recen­te­men­te col­pi­to diver­si pon­ti sul Seim con l’intenzione di iso­lar­ne la spon­da meri­dio­na­le. Se la loro avan­za­ta via ter­ra può spin­ger­si fino al Seim a sud di Kore­ne­vo (attra­ver­so un fron­te attual­men­te dife­so dal­la 155ª bri­ga­ta di fan­te­ria di mari­na rus­sa), avran­no una ragio­ne­vo­le pos­si­bi­li­tà di taglia­re e cat­tu­ra­re la riva meri­dio­na­le del Seim, com­pre­si i vil­lag­gi di Tek­ti­no e Glushkovo.
Tut­to que­sto è ragio­ne­vol­men­te inte­res­san­te, in ter­mi­ni di minu­zie tat­ti­che, ma non ha mol­ta rile­van­za sul­le due impor­tan­ti que­stio­ni stra­te­gi­che per l’Ucraina: vale a dire, se i loro suc­ces­si ope­ra­ti­vi a Kur­sk val­ga­no il com­pro­mes­so nel Don­bas, e se i loro gua­da­gni val­ga­no le per­di­te che sta suben­do. Affron­te­re­mo pri­ma quest’ultima questione.
Il pro­ble­ma fon­da­men­ta­le per gli ucrai­ni, da un pun­to di vista tat­ti­co, è che i com­bat­ti­men­ti a Kur­sk li lascia­no alta­men­te espo­sti ai siste­mi di attac­co rus­si, per una serie di ragio­ni. La posi­zio­ne ucrai­na attor­no a Sud­z­ha è una regio­ne pove­ra di stra­de, col­le­ga­ta alla zona poste­rio­re sul lato ucrai­no del con­fi­ne solo da una man­cia­ta di stra­de espo­ste che non offro­no nascon­di­gli. Ciò ren­de la coda logi­sti­ca ucrai­na alta­men­te vul­ne­ra­bi­le agli attac­chi dei Lan­cet e dei dro­ni FPV. Inol­tre, i ten­ta­ti­vi di sup­por­ta­re ade­gua­ta­men­te l’avanzata richie­do­no che l’AFU por­ti risor­se pre­zio­se vici­no al con­fi­ne, espo­nen­do­le agli attacchi.
Gli attac­chi ucrai­ni sui pon­ti del Siem ne sono un buon esem­pio. In teo­ria, far cade­re i pon­ti e met­te­re in sicu­rez­za la riva sud del Siem ha sen­so come modo per assi­cu­ra­re il fian­co occi­den­ta­le del­la loro posi­zio­ne attor­no a Sud­z­ha, ma gli attac­chi ai pon­ti han­no com­por­ta­to l’avanzamento di pre­zio­si lan­cia­to­ri HIMARS, che sono sta­ti rile­va­ti dall’ISR rus­so e distrutti.

Il ten­ta­ti­vo di for­ni­re dife­sa aerea per il salien­te ucrai­no sarà pro­ba­bil­men­te altret­tan­to proi­bi­ti­vo in ter­mi­ni di costi, poi­ché com­por­ta il par­cheg­gio del­le scar­se risor­se di dife­sa aerea dell’AFU in pros­si­mi­tà del con­fi­ne rus­so. Abbia­mo già visto i rus­si trar­re van­tag­gio da que­sta situa­zio­ne, col­pen­do con suc­ces­so un siste­ma IRIS‑T for­ni­to dall’Europa.

Crean­do un fron­te all’interno del­la Rus­sia stes­sa, gli ucrai­ni han­no volon­ta­ria­men­te accet­ta­to una lun­ga ed espo­sta coda logi­sti­ca, com­bat­ten­do all’ombra del­la base di sup­por­to mate­ria­le del­la Rus­sia. I risul­ta­ti sono sta­ti fino­ra ampia­men­te disa­stro­si. A Kur­sk sono sta­ti regi­stra­ti e geo­lo­ca­liz­za­ti 96 attac­chi a vei­co­li e posi­zio­ni ucrai­ne, e le per­di­te di vei­co­li ucrai­ni sono pari a quel­le del­le pri­me set­ti­ma­ne dell’offensiva ucrai­na a Robo­ty­ne la scor­sa estate.
A dif­fe­ren­za di Robo­ty­ne, tut­ta­via, non c’è nem­me­no un for­te moti­vo teo­ri­co per incor­re­re in pesan­ti per­di­te su que­sto asse di avan­za­ta. Anche ipo­tiz­zan­do uno sce­na­rio gene­ro­so del­le pros­si­me set­ti­ma­ne, l’Ucraina resta in una situa­zio­ne di stal­lo a Kur­sk. Sup­po­nia­mo che le sue trup­pe si spin­ga­no fino al Seim e costrin­ga­no i rus­si ad abban­do­na­re la riva meri­dio­na­le, cat­tu­ran­do Kore­ne­vo e rita­glian­do­si un fron­te di 120 chi­lo­me­tri a Kur­sk: cosa suc­ce­de­reb­be? È uno scam­bio equo per l’agglomerato di Tore­tsk e N’ju‑Jork, o Pokro­v­sk, dove i rus­si con­ti­nua­no ad avan­za­re costan­te­men­te?
Kre­po­st rischia quin­di di tra­sfor­mar­si in un altra Vol­chan­sk, o Krin­ky, un iso­la­to poz­zo di logo­ra­men­to scol­le­ga­to dagli assi cru­cia­li del­la guer­ra. Il con­trol­lo su Sud­z­ha non eser­ci­ta alcu­na influen­za sul­la capa­ci­tà del­la Rus­sia di soste­ne­re la lot­ta nel Don­bas o intor­no a Khar­kov, ma crea un altro vuo­to che risuc­chie­rà pre­zio­se risor­se ucrai­ne, spin­gen­do­le su una stra­da che non por­ta da nes­su­na par­te. Se un mese fa si fos­se sug­ge­ri­to che i rus­si avreb­be­ro potu­to esco­gi­ta­re un modo per atti­ra­re e bloc­ca­re gli ele­men­ti di mano­vra di non meno di cin­que bri­ga­te mec­ca­niz­za­te ucrai­ne, insie­me a una varie­tà di ele­men­ti di sup­por­to dispa­ra­ti, que­sta sareb­be sta­ta vista come una mos­sa van­tag­gio­sa per loro: eppu­re que­sto è esat­ta­men­te ciò che l’AFU ha volon­ta­ria­men­te fat­to con Kre­po­st.
Kre­po­st riflet­te in ulti­ma ana­li­si la cre­scen­te fru­stra­zio­ne ucrai­na per la tra­iet­to­ria del­la guer­ra a est, dove l’AFU è logo­ra­ta dal con­flit­to mili­ta­re con il suo vici­no più gran­de e poten­te. Lan­cian­do un con­tin­gen­te mec­ca­niz­za­to assem­bla­to segre­ta­men­te in un set­to­re del fron­te scar­sa­men­te dife­so e in pre­ce­den­za secon­da­rio, gli ucrai­ni sono riu­sci­ti bre­ve­men­te a ria­pri­re le ope­ra­zio­ni mobi­li, ma la fine­stra di mobi­li­tà era trop­po pic­co­la e i gua­da­gni trop­po scar­si. Ora è diven­ta­to chia­ro che la deci­sio­ne di dirot­ta­re le for­ze a Kur­sk ha mina­to la già pre­ca­ria dife­sa del Don­bas. L’Ucraina detie­ne Sud­z­ha e potreb­be benis­si­mo libe­ra­re la riva sud del Seim, ma se ciò avvie­ne a spe­se di Pokro­v­sk e Tore­tsk, è uno scam­bio che l’esercito rus­so sarà feli­ce di fare.
L’AFU sta spen­den­do risor­se scar­se e accu­ra­ta­men­te con­ser­va­te per per­se­gui­re obiet­ti­vi ope­ra­ti­va­men­te irri­le­van­ti. L’euforia di por­ta­re il con­flit­to in Rus­sia e di esse­re di nuo­vo all’attacco può cer­ta­men­te fare mira­co­li per il mora­le e crea­re uno spet­ta­co­lo per i finan­zia­to­ri occi­den­ta­li, ma l’effetto è di bre­ve dura­ta, come un uomo al ver­de che gio­ca il suo ulti­mo dol­la­ro, tut­to per il bri­vi­do momen­ta­neo del­la fortuna.


Note

[1] Ordi­ne di bat­ta­glia: «stru­men­to che le orga­niz­za­zio­ni gover­na­ti­ve di intel­li­gen­ce mili­ta­re usa­no per lista­re e ana­liz­za­re le uni­tà mili­ta­ri nemi­che», secon­do Wiki­pe­dia (N.d.T.).

(Tra­du­zio­ne dal­l’in­gle­se di Erne­sto Russo)