L’Ucraina ha deciso di interrompere il flusso di greggio che dalla Russia, attraverso l’oleodotto Druzhba, rifornisce l’Ungheria e la Slovacchia, esentate dall’osservanza delle sanzioni dell’UE contro Mosca e relative all’acquisto di petrolio.
Delle possibili conseguenze di questa controversia ci riferisce Andrew Korybko nell’articolo che presentiamo tradotto in italiano.
Buona lettura.
La redazione
La disputa sul petrolio russo tra Ungheria-Slovacchia ed Ucraina: cinque spunti di riflessione
Andrew Korybko [*]
Questo incidente dimostra fino a che punto l’Ucraina e l’UE sono disposte a tenere sotto controllo i due Paesi, dopo che essi si sono uniti per formare un blocco anti‑guerra nel cuore dell’Europa
La decisione presa il mese scorso dall’Ucraina di fermare il transito attraverso il proprio territorio del petrolio russo da Lukoil ha colpito duramente Ungheria e Slovacchia, che sono state esentate dall’applicazione delle sanzioni UE per poter continuare ad acquistare questa risorsa. Hanno quindi chiesto alla Commissione Europea di mediare tra loro e Kiev sulla base del fatto che le azioni di quest’ultima violano il loro Accordo di associazione del 2014 con il blocco. L’esito esatto di questa disputa rimane incerto, ma i seguenti cinque punti chiave ne riassumono l’essenza:
- L’Ucraina sta punendo l’Ungheria e la Slovacchia per le loro posizioni anti‑guerra
Kiev non sopporta che queste nazioni dell’Europa centrale abbiano formato un blocco contro la guerra all’interno dell’UE e si oppongano a perpetuare la guerra per procura della NATO. La tempistica suggerisce che Kiev ha aspettato fino a quando è diventato chiaro che il Primo Ministro slovacco Fico, tornato in carica alla fine dell’anno scorso, non aveva cambiato la sua posizione dopo essere sopravvissuto a un attentato a metà maggio. Se fosse stato ucciso e sostituito con una figura favorevole alla guerra o avesse cambiato idea, è improbabile che Kiev avrebbe tagliato le esportazioni di Lukoil.
- L’uso dell’energia come arma è un mezzo paradossale per raggiungere il fine sopra menzionato
L’Ucraina e alcuni membri dell’UE hanno temuto per anni che la Russia avrebbe utilizzato le sue esportazioni di energia come arma contro di loro; eppure, ironia della sorte, Kiev ha finito per fare proprio questo, e nessuno in Occidente, a parte i due Stati colpiti, ha fiatato. Ciò suggerisce che i Paesi occidentali approvino tacitamente il fatto che Kiev punisca i due membri ribelli nella speranza che questo serva loro da lezione, anche se probabilmente Bruxelles interverrà prima che tutto vada fuori controllo, dato che l’Ungheria ha un asso nella manica.
- L’Ungheria ha appena lasciato intendere che il gioco può essere fatto in due
Il ministro degli Esteri ungherese Szijjarto ha appena ricordato a tutti che il suo Paese ha contribuito il mese scorso al 42% delle importazioni di energia elettrica dell’Ucraina, lasciando intendere che questa fornitura potrebbe essere interrotta fino alla risoluzione della controversia. Questa leva è molto più potente della minaccia di continuare a bloccare il pacchetto di rimborsi parziali dell’UE di 6,5 miliardi di euro per i trasferimenti di armi dei suoi membri all’Ucraina, dal momento che Budapest la sta tirando per le lunghe già da circa un anno.
- Qualsiasi risoluzione mediata dall’UE verrà strumentalizzata per colpire Ungheria e Slovacchia
È improbabile che l’UE lasci che questa disputa sull’energia vada fuori controllo, poiché le conseguenze potrebbero essere disastrose, con un aumento dei rifugiati che si riverserebbero nel blocco se Budapest dovesse reciprocamente utilizzare come arma la fornitura di elettricità all’Ucraina, mentre l’Ungheria e la Slovacchia potrebbero aizzare una parte maggiore dell’opinione pubblica contro Bruxelles. Qualunque sia la soluzione negoziata, tuttavia, essa sarà utilizzata per attaccare l’Ungheria e la Slovacchia, insinuando che sono state per lo meno irresponsabili nel non avere già da tempo diversificato la loro dipendenza dall’energia russa.
- Alcuni dei danni già inflitti sono irreparabili
Il nobile tentativo di Orban di migliorare i rapporti con l’Ucraina durante la sua visita a Kiev all’inizio di luglio non è servito a nulla, come dimostra la spiacevole disputa sull’energia che ne è seguita, e non è possibile recuperare l’iniziale fiducia che è stata appena persa per questo motivo. Allo stesso modo, coloro che tra i cittadini europei già nutrivano avversione nei confronti dell’Ucraina e dell’UE non potranno che essere ancora più convinti delle loro opinioni dopo aver visto Kiev e Bruxelles punire l’Ungheria e la Slovacchia. Questi eventi sono gestibili, ma sono comunque dannosi per gli interessi di ciascuna parte.
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Come si può vedere, la disputa sul petrolio russo tra Ucraina da un lato e Ungheria e Slovacchia dall’altro è una forma di punizione tacitamente approvata dall’UE nei confronti di questi ultimi due Paesi per le loro posizioni contrarie alla guerra, anche se è improbabile che duri abbastanza a lungo da portare a una crisi vera e propria, considerando l’influenza di Budapest sull’elettricità per Kiev. Tuttavia, questo incidente dimostra fino a che punto l’Ucraina e l’Unione Europea vogliano metterli in riga, con l’intento di inviare un segnale a chiunque altro nel blocco decida di rompere i ranghi con le loro politiche guerrafondaie.
[*] Andrew Korybko è un analista politico statunitense che vive a Mosca, dove svolge un dottorato di ricerca. Si occupa, in particolare, delle relazioni fra la strategia degli Usa in Afro‑Eurasia e le contrapposte politiche di Russia, Cina e India.