Presentiamo un nuovo testo del noto analista geopolitico e militare Brian Berletic, il quale esamina le ragioni che stanno alla base del successo delle operazioni militari della Russia in Ucraina e che trovano il loro fondamento nella superiorità del complesso militare-industriale di Mosca rispetto a quello dell’Occidente nel suo insieme: in altri termini, come spiega, “la guerra si vince nelle linee di produzione, piuttosto che sulla linea del fronte”.
Buona lettura.
La redazione
Seppelliti nell’acciaio: produzione militare e guerra per procura della NATO in Ucraina
Brian Berletic [*]
Giunta al suo terzo anno, l’Operazione Militare Speciale (OMS) della Russia, precipitata a partire dal rovesciamento del governo eletto della vicina Ucraina e dalla successiva militarizzazione del Paese da parte degli Stati Uniti e del resto della NATO, sta indubbiamente beneficiando dell’immensa base industriale militare russa.
I media dell’Occidente collettivo, un tempo pieni di storie di armi russe scadenti e antiquate che venivano annientate dalle “rivoluzionarie” armi della NATO, ora presentano titoli sul crescente divario tra la produzione militare russa e l’incapacità della NATO di recuperare il ritardo. Altri titoli ammettono che le armi della NATO, un tempo decantate, presentano carenze emerse nel corso degli ultimi due anni di combattimenti.
Seppelliti nell’acciaio: la produzione russa di proiettili d’artiglieria e bombe plananti
Tra questi titoli c’è l’articolo di Sky News di fine maggio 2024, “La Russia sta producendo proiettili d’artiglieria circa tre volte più velocemente degli alleati occidentali dell’Ucraina e per circa un quarto del costo”, che ammette:
«La ricerca sui proiettili d’artiglieria condotta da Bain & Company, che si è basata su informazioni disponibili al pubblico, ha rilevato che le fabbriche russe dovrebbero produrre o rinnovare circa 4,5 milioni di proiettili d’artiglieria quest’anno, a fronte di una produzione combinata di circa 1,3 milioni di proiettili nei Paesi europei e negli Stati Uniti».
L’artiglieria è uno dei fattori più decisivi per i combattimenti in Ucraina. Secondo il governo statunitense e il Council on Foreign Relations, finanziato dalle multinazionali occidentali, in un rapporto dell’aprile 2024 intitolato “Weapons of War: The Race Between Russia and Ukraine” (Armi da guerra: la corsa tra Russia e Ucraina), si osserva:
«L’artiglieria è da secoli nota come il “re della battaglia”, e questo rimane in gran parte vero oggi. Nella guerra tra Russia e Ucraina, il fuoco dell’artiglieria è responsabile di circa l’80% delle vittime di entrambe le parti. Ciò rende ancora più inquietante il fatto che negli ultimi mesi, dopo il taglio degli aiuti statunitensi, l’Ucraina sia passata da una situazione di inferiorità numerica di cinque a uno nel fuoco di artiglieria a una di dieci a uno».
Se l’Ucraina è in inferiorità numerica tra 5:1 a 10:1, ciò significa che anche le sue perdite rifletteranno questa disparità. Secondo varie fonti occidentali, tra cui il Ministero della Difesa britannico, se la Russia ha subito “355.000” perdite, allora l’Ucraina ne ha subite all’incirca da 5 a 10 volte di più, ovvero tra 1,7 e 3,5 milioni di vittime ucraine.
Più realisticamente, le perdite russe si attestano con molta probabilità a 50.000 contro il mezzo milione di perdite ucraine.
Un’altra crescente area di preoccupazione per la NATO e i suoi proxy ucraini è l’uso da parte della Russia di bombe plananti a guida di precisione sganciate da aerei da guerra russi al di fuori del raggio d’azione di ciò che resta delle difese aeree ucraine, in grado di colpire e smantellare le fortificazioni ucraine su una scala che nemmeno l’immenso vantaggio dell’artiglieria russa è in grado di raggiungere[1].
Simulazione delle modalità di funzionamento delle bombe plananti
La BBC, in un articolo della fine di maggio 2024 intitolato “Le bombe plananti della Russia devastano le città ucraine a buon mercato”, ha spiegato:
«La Russia sta usando sempre più spesso le “bombe plananti” – ordigni economici ma altamente distruttivi – per portare avanti la sua offensiva in Ucraina.
Si pensa che in una sola settimana ne siano state usate più di 200 per colpire la città settentrionale ucraina di Vovchansk durante l’attuale avanzata transfrontaliera della Russia vicino a Kharkiv.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato che solo a marzo sono state sganciate 3.000 bombe di questo tipo sul Paese».
I terrificanti effetti delle bombe plananti
Sebbene l’Ucraina abbia ricevuto l’equivalente statunitense, la Joint Direct Attack Munition (JDAM), con la diminuzione del numero di aerei da guerra e le superiori capacità russe di guerra elettronica (EW), questa capacità è stata resa irrilevante.
Il Royal United Services Institute (RUSI), con sede a Londra, in un rapporto del giugno 2023 intitolato “Jamming JDAM: The Threat to US Munitions from Russian Electronic Warfare” (Disturbare le JDAM: la minaccia alle munizioni statunitensi da parte della guerra elettronica russa), ha spiegato diffusamente le carenze delle munizioni statunitensi e l’improbabilità che gli Stati Uniti riescano a risolvere le sfide tecniche per proteggere le bombe plananti statunitensi dal disturbo russo.
Anche se gli Stati Uniti fossero in grado di superare le capacità EW russe, il numero di bombe plananti prodotte negli Stati Uniti e in Europa rimarrebbe sempre una frazione di quelle utilizzate dalla Russia, a causa della mancanza di aerei da guerra e di piloti addestrati in grado di lanciarle.
Le “armi miracolose” della NATO non soddisfano le aspettative
Oltre alle JDAM di fabbricazione statunitense che non sono riuscite a colpire i bersagli, anche diverse altre armi a guida di precisione trasferite all’Ucraina si sono scontrate con il disturbo EW russo: tra queste il proiettile d’artiglieria Excalibur da 155 mm a guida GPS di fabbricazione statunitense, il sistema di razzi a lancio multiplo guidato (GMLRS) sparato da lanciatori HIMARS e M270 e le bombe di piccolo diametro di fabbricazione statunitense lanciate da terra (GLSDB), anch’esse lanciate da sistemi HIMARS e M270.
Sebbene queste armi siano state impiegate con successo sul campo di battaglia, la loro efficacia complessiva è stata ostacolata dalle capacità EW russe. Poiché sono anche fornite in quantità inferiori rispetto alle munizioni russe equivalenti, ciò crea un vantaggio decisivo per la Russia.
Tra le altre armi “rivoluzionarie” che sono state utilizzate durante i combattimenti in Ucraina ci sono i carri armati pesanti (MBT) Leopard 1 e 2, di fabbricazione tedesca, e il Challenger 2 MBT di fabbricazione britannica, entrambi utilizzati durante la fallita offensiva ucraina del 2023.
Sono stati trasferiti all’Ucraina anche gli M1 Abrams MBT di fabbricazione americana. Questi non sono stati lanciati in battaglia durante l’offensiva del 2023 e hanno invece fatto il loro debutto sul campo durante i combattimenti di quest’anno ad Avdeevka, nei quali le forze russe hanno prevalso.
Le immagini e i video degli M1 Abrams in fiamme sul campo di battaglia hanno dimostrato che non hanno costituito un’eccezione rispetto agli altri MBT occidentali in Ucraina.
I carri armati americani Abrams “bruciano” esattamente come le altre armi occidentali
In un recente articolo, la CNN ha intervistato gli equipaggi ucraini che hanno tentato di utilizzare gli M1 Abrams, riportando la loro frustrazione e delusione.
L’articolo, intitolato “I soldati in Ucraina dicono che i carri armati forniti dagli Stati Uniti li hanno resi bersagli degli attacchi russi”, spiega:
«Gli equipaggi addestrati in Germania hanno detto che i veicoli – il principale carro armato da 10 milioni di dollari dell’esercito americano usato in Iraq contro le forze di Saddam Hussein e gli insorti – non hanno una corazza in grado di fermare le armi moderne.
“La sua corazza non è sufficiente in questo frangente”, ha detto un membro dell’equipaggio dal nome di battaglia Joker. “Non protegge l’equipaggio. In realtà, oggi questa è la guerra dei droni. Quindi ora, quando il carro armato esce, cercano sempre di colpirlo”».
Questo contraddice le affermazioni di analisti e commentatori occidentali che decantano la “resistenza” dei veicoli blindati occidentali.
L’articolo parla anche delle sfide logistiche e di manutenzione dei carri armati, che rendono molti di quelli rimasti inutilizzabili.
L’articolo ammette che:
«… sembrano avere anche problemi tecnici.
Uno, parcheggiato sotto un albero, era quasi immobile durante la visita della CNN, a causa di un problema al motore, dicono i membri dell’equipaggio, nonostante il veicolo fosse appena stato spedito dalla Polonia. Si lamentano anche di come, in caso di pioggia o nebbia, la condensa possa friggere l’elettronica all’interno del veicolo».
La CNN ha anche riferito che le munizioni fornite agli equipaggi degli M1 Abrams ucraini erano destinate alla guerra tra carri armati, che l’articolo ammette essere una rarità. I carri armati vengono invece utilizzati come cannoni d’assalto per sparare sulle postazioni della fanteria, il che significa che un proiettile con esplosivo ad alta potenza sarebbe più appropriato, ma a quanto pare non sono stati forniti in numero sufficiente.
Infine, la CNN ammette che l’insuccesso dei carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense potrebbe essere dovuto anche al fatto che l’Ucraina li utilizza in un modo che gli Stati Uniti e la NATO non avevano previsto, senza cioè un sufficiente supporto di artiglieria e aereo.
La CNN osserva che:
«L’equipaggio ucraino ha espresso la propria frustrazione per il fatto che i carri armati sono stati realizzati per uno stile di guerra NATO, in cui l’aviazione e l’artiglieria preparano il campo di battaglia prima che carri armati e fanteria avanzino. Da tempo Kiev lamenta la mancanza di artiglieria e di potenza aerea».
L’Ucraina non ha né l’una né l’altra, rendendo particolarmente vulnerabili tutti i complicati, pesanti e inaffidabili carri armati occidentali trasferiti alle forze ucraine, compreso l’M1 Abrams.
Un risultato prevedibile
Contrariamente ai molti titoli giornalistici occidentali che annunciavano il trasferimento di armi occidentali all’Ucraina anticipando risultati “rivoluzionari”, il fallimento dell’hardware statunitense-europeo era del tutto prevedibile.
Il mito della superiorità militare dell’Occidente si è basato interamente su una serie di discrepanze che si sono susseguite nel corso di decenni, in cui gli Stati Uniti e i loro alleati hanno combattuto contro nazioni con forze poco addestrate e scarsamente equipaggiate. Sebbene molte di queste nazioni utilizzassero equipaggiamenti militari “sovietici” o “russi”, questi erano indietro di diverse generazioni rispetto allo stato dell’arte e venivano utilizzati da unità male organizzate, incapaci di sfruttare gli equipaggiamenti al loro pieno potenziale.
Anche con questi numerosi svantaggi, le nazioni prese di mira dalle guerre di aggressione statunitensi nel corso dei decenni hanno dimostrato che, almeno in teoria, le armi statunitensi ed europee avevano dei limiti e sarebbero state vulnerabili in battaglia contro un avversario alla pari o quasi. Per questo motivo e per altri fattori, tra cui le sfide relative all’addestramento e alla logistica, l’efficacia (o la mancanza di efficacia) delle armi occidentali sul campo di battaglia in Ucraina era prevedibile.
Il mito della superiorità militare occidentale è stato ora completamente infranto in Ucraina, dove le armi occidentali si stanno rivelando affette da limiti sia quantitativi che qualitativi, dando alle forze russe un vantaggio decisivo sul campo di battaglia, un vantaggio che l’Occidente non è in grado di cogliere da sé.
Il già citato articolo di Sky News, che parla del vasto e crescente numero di bombe plananti russe, rileva anche la carenza di armi fornite dall’Occidente, dovuta all’insufficiente produzione industriale militare in tutto l’Occidente.
L’articolo include una sezione intitolata “Le fabbriche potrebbero vincere la guerra in prima linea”, in cui si ammette:
«L’importanza della produzione di armi e munizioni è il motivo per cui molti esperti sostengono che le linee di produzione delle fabbriche – piuttosto che la linea del fronte — potrebbero essere il luogo in cui si vincerà la guerra in Ucraina».
Questo riflette l’adagio: “I dilettanti parlano di strategia e i professionisti di logistica”.
L’articolo spiega che i produttori di armi occidentali espandono la capacità produttiva solo quando ci sono ordini sufficienti. Questo massimizza i profitti, ma a scapito della prontezza. L’espansione della produzione è un processo costoso, che richiede risorse e, soprattutto, tempo.
Le imprese statali russe produttrici di armi danno priorità alla prontezza e mantengono una capacità eccessiva indipendentemente dagli ordini, il che significa che sono in grado di aumentare la produzione in un periodo di tempo relativamente breve, misurato in mesi, rispetto alle fabbriche occidentali che richiedono un anno o più.
È chiaro che l’attuale crisi ucraina è il risultato, almeno in parte, dell’attenzione a lungo termine della Russia per la produzione industriale militare e la logistica, anni prima del lancio dell’Operazione Militare Speciale, contro un Occidente collettivo la cui guerra per procura viene combattuta con armi e una base industriale militare mai pensata per operare su questa scala, a questa intensità e per così tanto tempo.
Se e quando l’Occidente collettivo compirà seri sforzi per espandere la produzione industriale militare, la Russia sta già lavorando con un vantaggio pluriennale. La produzione collettiva di proiettili d’artiglieria tra Stati Uniti ed Europa, ad esempio, dovrebbe espandersi tra i 2,5 e i 3 milioni di proiettili all’anno tra il 2025 e il 2027. Si tratta comunque di una quantità inferiore a quella prodotta attualmente dalla Russia. Entro il 2025‑2027, la Russia avrà quasi certamente aumentato ulteriormente la produzione.
In definitiva, la “vittoria” dell’Ucraina in questo conflitto non è mai stata un vero obiettivo dei politici di Washington, Londra e Bruxelles. Come ammesso nel documento della RAND Corporation del 2019, “Extending Russia”[2], il piano è sempre stato quello di provocare un costoso intervento russo in Ucraina, per sovraccaricare la Russia e possibilmente farla precipitare in un collasso in stile Unione Sovietica. Il conflitto per l’Ucraina, prevedeva il rapporto, «potrebbe produrre un numero sproporzionato di vittime ucraine, perdite territoriali e flussi di rifugiati. Potrebbe persino portare l’Ucraina a una pace svantaggiosa».
Oggi vediamo quali sono le conseguenze della guerra per procura di Washington con la Russia in Ucraina: una nazione dell’Europa orientale, un tempo in equilibrio tra Est e Ovest, che traeva vantaggio dal fare affari con entrambi i mondi, è stata seppellita dall’acciaio russo a vantaggio di alleati che non sono in grado e non sono nemmeno disposti ad assistere veramente l’Ucraina.
Gran parte della retorica che proviene dall’Occidente collettivo è volta a incoraggiare l’Ucraina a combattere irrazionalmente nonostante l’ovvio esito dei combattimenti: un esito ben noto già nel 2019. Sebbene nei cuori e nelle menti di molti ucraini sia stato deliberatamente alimentato un odio profondo contro la Russia, il loro vero nemico è sempre stato la leadership dell’Occidente collettivo. La natura miope delle politiche occidentali, basate sull’acquisizione perpetua ma in definitiva insostenibile di profitti, potere e influenza, rende l’Occidente collettivo anche il suo peggior nemico.
Solo il tempo ci dirà fino a che punto questo processo autodistruttivo continuerà prima che prevalga un consiglio più saggio, che venga adottata una politica estera occidentale più appropriata e che l’Ucraina si sieda finalmente al tavolo dei negoziati per porre fine a una guerra che non solo non può vincere (e che non ci si aspettava vincesse in primo luogo), ma che più a lungo si combatte, meno “Ucraina” ci sarà alla fine se si permetterà che la sua conclusione venga decisa interamente sul campo di battaglia.
Nel frattempo, la produzione industriale militare russa continua a crescere. Granate d’artiglieria, corazzature, mezzi aerei, bombe plananti, droni, difese aeree e missili di ogni tipo non solo continuano a essere prodotti in quantità maggiori, ma vengono sviluppati per ottenere una qualità superiore. In molti casi, l’hardware militare russo supera le capacità delle sue controparti occidentali. Poiché è semplicemente più numeroso, indipendentemente dalla qualità, può semplicemente “seppellire” gli avversari sul campo di battaglia con l’acciaio.
[*] Brian Berletic è un ricercatore e scrittore di geopolitica, in particolare per la rivista online New Eastern Outlook. Vive a Bangkok.
Note
[1] «Queste bombe distruggono qualsiasi fortificazione. Tutto si riduce in polvere dopo un colpo, e i russi ne sganciano centinaia al giorno», ha riferito un soldato ucraino intervistato da Le Monde. Le bombe plananti sono ordigni a caduta libera concepiti nel 1954, ma muniti ora di un’unità di coda con sistema di navigazione (GPCM) che ha trasformato la vecchia bomba in un’arma moderna, potente e precisa in grado, invece che cadere lungo una traiettoria libera, di planare su distanze fino a 100 km. In tal modo, le forze aerospaziali russe possono effettuare attacchi estesi senza entrare nelle zone di difesa aerea nemiche. Queste bombe sono quasi impossibili da intercettare: le difese aeree occidentali vedono solo un punto sui loro schermi che presto scompare (N.d.T.).
[2] Abbiamo parlato di questo documento della RAND nell’articolo “La Mezzanotte del XXI secolo” pubblicato su questo sito (N.d.T.).