Nell’ultima occasione in cui su questo sito ci siamo specificamente interessati alla guerra in Ucraina ci ponemmo l’obiettivo di prospettare «un’analisi che non si limiti ai suoi aspetti militari o geopolitici, ma allarghi lo sguardo alle ragioni profonde che lo hanno determinato e che stanno producendo tutta una serie di convulsioni a livello globale».
Dopo quasi 700 giorni di conflitto, quell’analisi è stata pienamente confermata dalla realtà a quest’ultimo riguardo: la natura dei contrapposti interessi politici ed economici oggetto di scontro fra il blocco Usa‑Nato‑Ue da un lato e Federazione Russa dall’altro è emersa con ancor più chiarezza dal conflitto armato, rivelando la sostanza delle autentiche mire di ognuno degli attori sul campo.
Non torniamo perciò sull’esame di questo aspetto. Non è ancora tempo per un bilancio, che ci ripromettiamo di trarre quando gli scopi dei contendenti potranno dirsi raggiunti (totalmente o in parte) oppure frustrati dopo l’atto bellico. Vogliamo invece brevemente soffermarci sui risultati militari di un conflitto che si avvia al compimento del suo secondo anno.
Pare chiaro però che, da un punto di vista militare, Mosca sta vincendo sul campo (come peraltro cominciava a intravedersi all’epoca del testo citato all’inizio di queste righe) la guerra che Stati Uniti e Nato stanno combattendo per procura. La famosa controffensiva ucraina della scorsa estate, su cui tanto puntavano le potenze occidentali per sconfiggere Mosca, è miseramente fallita: i futuri libri di storia militare mostreranno le immagini di veri e propri cimiteri degli “invincibili” carri armati tedeschi Leopard e blindati statunitensi Bradley ammassati l’uno sull’altro e in fiamme, mentre sul terreno sono rimasti – solo per quest’azione di combattimento – i cadaveri di svariate decine di migliaia di soldati di Kiev. Stime attendibili fissano a oltre 500.000 i caduti ucraini sul campo dall’inizio del conflitto, con un numero per ora incalcolabile di feriti gravi e dispersi in guerra. Per ricostituire almeno parzialmente le perdite, il governo ucraino è costretto a lanciare la coscrizione forzata di ragazzini, anziani e persino invalidi. Le decine e decine di miliardi di dollari in armamenti che Usa e Ue hanno fornito a Zelens’kyj – la cui credibilità politica internazionale è in caduta libera – sono ormai di fatto esaurite. Il complesso militare industriale di Mosca continua a produrre instancabilmente nuove e sempre più sofisticate e distruttive armi, mentre i Paesi occidentali hanno dato fondo alle proprie riserve. E oggi, esauritasi la spinta dell’esercito ucraino, l’iniziativa è nelle mani di quello russo che sta conducendo una lenta ma sistematica e inesorabile offensiva.
Proprio a questo riguardo presentiamo ai nostri lettori l’analisi di Andrew Korybko che, prendendo spunto dall’ultimo, violentissimo attacco missilistico della Russia, ne analizza le ragioni sottostanti.
Buona lettura.
La redazione
I cinque messaggi inviati dal più grande bombardamento aereo effettuato finora dalla Russia nell’operazione speciale
Andrew Korybko [*]
Alcuni sono rimasti sorpresi dall’escalation russa in questo momento delicato del conflitto, quando finalmente tutto sta iniziando a rallentare.
Il Ministero della Difesa russo ha confermato venerdì di aver lanciato 50 incursioni congiunte e un massiccio bombardamento aereo contro una vasta gamma di obiettivi militari in Ucraina nel corso dell’ultima settimana, compresi siti e depositi dell’industria della difesa, in quello che Kiev ha affermato essere il più grande attacco di questo tipo durante l’operazione speciale fino ad ora. Ciò è avvenuto mentre le linee del fronte si sono in gran parte congelate, il sostegno occidentale è diminuito e i principali media, come il New York Times, stanno attivamente discutendo se i colloqui di pace debbano finalmente riprendere al più presto.
Alcuni sono quindi rimasti sorpresi dal fatto che la Russia abbia deciso di inasprire la situazione in questo momento delicato del conflitto, quando tutto sta cominciando lentamente a rallentare, dal momento che il suo finora più grande bombardamento aereo potrebbe dare credito a coloro che sostengono che l’Occidente deve sostenere l’Ucraina “finché sarà necessario”. Lo scenario complessivo in cui questo attacco di dimensioni senza precedenti ha avuto luogo aiuta gli osservatori a capire meglio perché la Russia lo abbia compiuto e quali messaggi abbia cercato di inviare.
Innanzitutto, la Russia ha riconosciuto che l’Ucraina ha danneggiato una delle sue navi da sbarco nella Crimea orientale all’inizio di questa settimana, cosa che alcuni sospettano sia stata causata dall’utilizzo da parte di Kiev di missili da crociera aria‑superficie britannici Storm Shadow in grado di coprire una distanza maggiore rispetto a quanto precedentemente dichiarato. Era quindi importante che la Russia rispondesse a questa escalation dei suoi avversari in modo schiacciante, nel tentativo di dissuaderli dal compierne altre, sia con quegli stessi missili che con qualsiasi altro mezzo.
In secondo luogo, Zelens’kyj aveva recentemente ordinato alle sue forze di fortificare l’intero fronte dopo il fallimento della controffensiva di quest’estate, quindi la Russia ha probabilmente voluto segnalare che nessuna quantità di trincee e altri ostacoli può impedire il ritmo della sua operazione speciale, mentre il Cremlino si prepara a una possibile offensiva. Qualsiasi rallentamento da parte della Russia avrebbe potuto essere mal interpretato dai suoi avversari come una debolezza e una volontà di congelare il conflitto lungo la linea di contatto, nonostante i suoi tre obiettivi primari non siano ancora stati raggiunti.
Questi obiettivi sono la smilitarizzazione dell’Ucraina, la sua “denazificazione” e il ripristino della neutralità costituzionale del Paese, che il Presidente Putin ha recentemente ribadito di voler ottenere con mezzi diplomatici se possibile, ma che non rinuncerà a perseguire con mezzi militari nel caso contrario. Nella stessa occasione ha anche ammesso candidamente di avere riposto in passato ingenue aspettative nei confronti dell’Occidente. L’insieme di queste affermazioni costituisce il terzo messaggio che egli ha voluto inviare, ovvero che non è un perdente.
Se le linee del fronte fossero rimaste in gran parte congelate e la Russia non avesse intensificato gli assalti aerei pur se la sua nave da sbarco non fosse stata neppure scalfita, quell’ammissione non sarebbe stata ritenuta credibile dall’opinione pubblica, che avrebbe potuto sospettare che egli stesse mentendo per coprire le speculazioni su imminenti compromessi negoziali. Questi ultimi attacchi sono quindi serviti a rafforzare la sua credibilità in patria, oltre a dimostrare all’Occidente che è davvero intenzionato a raggiungere i suoi tre obiettivi primari in un modo o nell’altro, a prescindere da tutto.
Il quarto messaggio è che la Russia vuole che gli ucraini dubitino ulteriormente della sensatezza della nuova campagna di arruolamento di Zelens’kyj e delle sue illusioni messianiche di vittoria totale – queste ultime sono state rivelate nella storia di copertina di Time Magazine dello scorso autunno, che riportava le dichiarazioni di un anonimo collaboratore di alto livello – e che quindi il Paese si divida. Zelens’kyj sta disperatamente cercando di evitare la responsabilità del fallimento della controffensiva che ha portato a questa iniziativa impopolare esacerbando le tensioni preesistenti tra lui e i suoi rivali, in particolare Zalužnyj.
Tensioni talmente gravi che un esperto del potente think tank Atlantic Council ha recentemente invitato Zelens’kyj a formare un “governo di unità nazionale” per mitigare la «comprensibile rabbia dell’opinione pubblica nei confronti delle autorità» che rischia di minare il suo governo ancor più di quanto non sia già avvenuto. Mostrando agli ucraini che può ancora colpire a suo piacimento e su scala senza precedenti nonostante il loro fronte si sia trincerato, la Russia vuole spingere loro e l’élite di Kiev a sollevarsi contro il loro leader per fermare il conflitto.
Infine, l’ultimo messaggio che la Russia ha inviato attraverso il suo finora più grande bombardamento aereo è che sta vincendo la “sfida logistica”/”guerra di logoramento” con un margine così ampio che nulla di ciò che l’Occidente potrebbe realisticamente inviare all’Ucraina nel prossimo futuro cambierà queste dinamiche. L’esportazione dei sistemi di difesa aerea Patriot da parte del Giappone agli Stati Uniti, che consentirà a questi ultimi di sostituire i propri che intendono poi inviare all’Ucraina, non farà alcuna differenza, al pari di qualsiasi altro armamento che l’Occidente e i suoi vassalli finiranno per fornire al Paese l’anno prossimo.
Il fatto stesso che la Russia abbia potuto lanciare un attacco del genere a 22 mesi dall’inizio del conflitto, dopo tutti i sistemi di difesa aerea che i suoi rivali hanno già fornito all’Ucraina, è la prova più convincente della sua vittoria sulla NATO in questa “sfida”. Se l’aiuto occidentale fosse stato davvero così efficace come i suoi propagandisti hanno fatto credere, allora ciò non sarebbe mai accaduto, poiché la Russia non avrebbe sprecato missili e droni preziosi. Invece, ha scioccato e impressionato la società ucraina e quelle occidentali.
Quel che è appena accaduto è un segno di ciò che potrebbe verificarsi se il blocco a sostegno di Kiev non si adeguerà alle richieste della Russia di smilitarizzare l’Ucraina, “denazificarla” e ripristinarne la neutralità costituzionale in cambio del congelamento del conflitto sulla linea di contatto. Come ha detto il presidente Putin a metà dicembre, «le nostre truppe hanno l’iniziativa … stiamo facendo ciò che riteniamo necessario, ciò che vogliamo», e ciò continuerà di qui in avanti finché i tre obiettivi primari della Russia non saranno raggiunti in un modo o nell’altro.
(Traduzione di R.N.)
[*] Andrew Korybko è un analista politico statunitense che vive a Mosca, dove svolge un dottorato di ricerca. Si occupa, in particolare, delle relazioni fra la strategia degli Usa in Afro‑Eurasia e le contrapposte politiche di Russia, Cina e India.