Tutti ricordano la data del 4 agosto 1914 come quella dell’ignominioso crollo della Seconda Internazionale, con il voto ai crediti di guerra da parte della stragrande maggioranza dei deputati socialisti nei rispettivi parlamenti nazionali e il conseguente avallo alla carneficina che i governi borghesi scatenarono e che sfociò nella Prima guerra mondiale.
Su questo stesso sito abbiamo esaminato quest’evento e analizzato le ragioni che lo determinarono: circostanze che poi portarono un pugno di rivoluzionari a prefigurare – e poi a realizzare – la nascita della Terza Internazionale.
Però, come osserva Mike Taber nel testo che pubblichiamo di seguito, la vicenda storica della Seconda Internazionale non può esaurirsi nel suo vergognoso epilogo: la storia della sua esistenza, attraverso i capisaldi teorici su cui essa era nata, può esserci di aiuto anche oggi, a condizione «di comprenderne i punti di forza e di debolezza, i successi e i fallimenti».
Dal canto nostro, riteniamo che ignorare il patrimonio teorico rivoluzionario che la innervava solo a causa dell’ignobile fine decretata il 4 agosto 1914 sarebbe altrettanto sbagliato che cancellare tutta la storia della Terza Internazionale in conseguenza della sua stalinizzazione e del suo scioglimento: come in quest’ultimo caso occorre distinguere il periodo dei suoi primi quattro congressi da quello successivo, così nel caso della Seconda Internazionale non possiamo ignorare che Zimmerwald e il processo di formazione della Terza non sarebbero stati possibili senza il legato teorico rivoluzionario della Seconda, rimasto valido nei principi indipendentemente dal suo ignominioso crollo.
Buona lettura.
La redazione
L’eredità conflittuale della Seconda Internazionale
Mike Taber[*]
Praticamente tutti i socialisti di oggi sono discendenti diretti della Seconda Internazionale del periodo dal 1889 al 1914. Conosciuto anche come Internazionale Socialista, questo movimento raggruppava la maggior parte della classe operaia organizzata mondiale sotto la bandiera della rivoluzione socialista ed era visto dai capitalisti di tutto il mondo come un minaccia alla loro esistenza. Eppure, relativamente pochi socialisti del XXI secolo conoscono molto della storia di quest’organizzazione o di ciò che rappresentava.
Per i socialisti di sinistra in particolare, la Seconda Internazionale è spesso associata quasi esclusivamente al suo tradimento dell’internazionalismo nel 1914, all’inizio della Prima guerra mondiale. In quel momento, la Seconda Internazionale subì un ignominioso crollo, poiché i suoi partiti dirigenti abbandonarono i principi socialisti e diedero aperto sostegno agli sforzi bellici dei rispettivi governi.
Il fatto che la Seconda Internazionale sia stata ricreata nel 1919 come formazione impegnata a mantenere l’ordine capitalista, con poche riforme, ha contribuito a tale immagine. Non solo la Seconda Internazionale successiva al 1919 si oppose alla rivoluzione guidata dai bolscevichi in Russia, ma lavorò energicamente per sopprimere l’ondata rivoluzionaria che travolse gran parte dell’Europa e dell’Asia dopo la fine della guerra. I suoi successori socialdemocratici hanno in gran parte continuato su queste linee fino ai giorni nostri.
Questa immagine della Seconda Internazionale precedente al 1914 aiuta a spiegare il fatto che prima della pubblicazione del mio libro, Under the Socialist Banner, le risoluzioni dei suoi nove congressi non erano mai state raccolte e pubblicate in inglese. Alcune di queste risoluzioni erano praticamente sconosciute. Molte di esse erano anche estremamente difficili da reperire.
Sebbene ci siano buone ragioni per rifiutare ciò che è diventata la Seconda Internazionale dopo il 1914, ignorarne o minimizzarne l’eredità è comunque un errore. Farlo significa voltare le spalle a una parte importante della storia e delle tradizioni del movimento socialista. Inoltre, significa lasciare questa eredità alle correnti socialdemocratiche che da oltre un secolo hanno tradito o distorto il messaggio del socialismo. Il meglio di questa eredità, tuttavia, appartiene legittimamente ai socialisti rivoluzionari. Comprendere i punti di forza, le debolezze e le contraddizioni della Seconda Internazionale può essere di grande beneficio per il movimento oggi.
Le origini rivoluzionarie e il programma
Dalla lettura di tutte le risoluzioni adottate dai congressi della Seconda Internazionale tra il 1889 e il 1912 discende una conclusione inevitabile: questi documenti erano orientati, nel loro insieme, dal marxismo rivoluzionario.
Benché i congressi della Seconda Internazionale si battessero per riforme nell’interesse dei lavoratori – la giornata di otto ore, le assicurazioni sociali e un sistema pensionistico statale, l’istruzione pubblica, il voto per le donne, il diritto di asilo e altri interventi di riforma – respingevano l’idea che il capitalismo come sistema potesse essere riformato. Facevano anzi appello alla classe operaia perché prendesse il potere politico ed espropriasse i capitalisti proprietari delle grandi industrie. Insistevano sul fatto che la stessa classe operaia dovesse essere protagonista della propria emancipazione.
Questa prospettiva era stata affermata con decisione nel 1889, nel congresso fondativo della Seconda Internazionale tenuto a Parigi dall’ala marxista del movimento operaio. Un congresso antagonista era stato organizzato dalle forze riformiste in Francia: i “Possibilisti”, che ritenevano che i lavoratori dovessero limitarsi a combattere per ciò che consideravano possibile sotto il capitalismo. Fin dall’inizio, quindi, la Seconda Internazionale dovette contrapporre un programma rivoluzionario a uno riformista.
Una risoluzione adottata dal congresso del 1889 riassumeva l’obiettivo rivoluzionario del nuovo movimento – all’epoca conosciuto come socialdemocrazia – dichiarando che «l’emancipazione del lavoro e dell’umanità non può avvenire senza l’azione internazionale del proletariato, organizzato in partiti di classe, che si impadronisce del potere politico mediante l’espropriazione della classe capitalista e l’appropriazione sociale dei mezzi di produzione»[1].
Un fatto generalmente trascurato è il ruolo chiave svolto da Frederick Engels nella nascita della Seconda Internazionale. In qualità di collaboratore per tutta la vita di Karl Marx, Engels lavorò instancabilmente all’organizzazione e alla preparazione del suo congresso fondativo, prestando particolare attenzione a garantire che non scendesse a compromessi su questioni programmatiche con i Possibilisti. Pur non essendo contrario in linea di principio a un congresso comune con loro, insisté sul fatto che solo un chiaro programma rivoluzionario avrebbe potuto gettare le basi per un movimento internazionale vincente. La fitta corrispondenza di Engels con gli organizzatori del congresso riempirebbe da sola un piccolo volume[2].
Attraverso il suo lavoro, Engels contribuì a ricollegare la Seconda Internazionale al Manifesto comunista di cui era stato coautore insieme a Marx quarant’anni prima. Fino alla sua morte nel 1895, Engels svolse un importante ruolo consultivo nel movimento mondiale, contribuendo a garantire che mantenesse la sua prospettiva di inconciliabile nemico rivoluzionario del capitalismo.
Punti di forza e di debolezza
Nel quarto di secolo della sua esistenza prima della Prima guerra mondiale, la Seconda Internazionale ha avuto al suo attivo una serie di importanti risultati. Tra questi vanno annoverati gli sforzi per unificare il movimento operaio globale sotto la bandiera del marxismo e per rendere popolare l’obiettivo strategico del movimento: il rovesciamento rivoluzionario della classe capitalista e la sua sostituzione con il potere del proletariato, come primo passo verso l’edificazione del socialismo.
Due date in calendario oggi devono la loro esistenza alla Seconda Internazionale: il Primo Maggio, istituito al Congresso di fondazione del movimento nel 1889 come dimostrazione del potere della classe operaia nel mondo; e la Giornata internazionale della donna, introdotta nel 1910 come giornata mondiale di azione per le donne lavoratrici nella lotta per i pieni diritti sociali e politici.
La Seconda Internazionale ha mostrato la forza potenziale della classe operaia organizzata e la sua capacità di ricostruire la società. Guadagnando milioni di lavoratori al socialismo e organizzandoli nella lotta contro il capitalismo, la Seconda Internazionale ha contribuito a creare i presupposti per una lotta rivoluzionaria di successo.
Ma dietro questo potere reale e potenziale c’erano notevoli debolezze e contraddizioni.
Una di queste debolezze riguardava il suo asse geografico. Anche se l’influenza della Seconda Internazionale si era estesa a molti Paesi, essa rimaneva comunque un’organizzazione prevalentemente europea e nordamericana e non divenne mai un vero movimento mondiale. Mentre le risoluzioni congressuali sostenevano le lotte anticoloniali in Asia, Africa e America Latina, la maggior parte delle sezioni della Seconda Internazionale ne sottovalutava ancora la portata.
Allo stesso modo, le risoluzioni dell’Internazionale spesso mancavano di un’adeguata valutazione degli alleati strategici di cui la classe operaia avrebbe avuto bisogno nella sua lotta: dai lavoratori nel mondo coloniale agli agricoltori e ai contadini, i piccoli commercianti, le vittime dell’oppressione nazionale e altri.
Ancora più importante, benché le risoluzioni congressuali richiedessero formalmente il rovesciamento rivoluzionario e la sostituzione del capitalismo, la Seconda Internazionale nel suo insieme mancava di una chiara prospettiva sul ruolo dell’azione rivoluzionaria in questa trasformazione. Il rapporto tra riforma e rivoluzione era un punto costante di attrito e dibattito.
Divario tra parole e fatti
Forse la più grande debolezza della Seconda Internazionale, però, è stata il divario che si è sviluppato tra le parole e i fatti.
All’inizio del XX secolo, la pratica quotidiana della maggior parte dei partiti socialdemocratici divenne sempre più dominata da una prospettiva riformista e non rivoluzionaria, incentrata sull’ottenimento di riforme incrementali e il differimento della prospettiva della trasformazione socialista in un lontano futuro. All’interno dei sindacati, la maggior parte dei quali erano guidati da partiti socialisti, le burocrazie si svilupparono con una visione improntata alla collaborazione di classe.
Le conseguenze di quest’evoluzione si manifestarono a pieno nel 1914. In chiara violazione di numerose risoluzioni della Seconda Internazionale, i suoi principali partiti rinnegarono le loro precedenti promesse e si schierarono, uno dopo l’altro, a supporto degli sforzi dei loro governi nella Prima guerra mondiale. Milioni di lavoratori e non solo furono mandati a morire con il sostegno di questi partiti.
Fu proprio questo divario tra parole e fatti che i socialisti rivoluzionari dell’epoca indicarono come il problema centrale della Seconda Internazionale. I maggiori critici del tradimento del 1914, come V.I. Lenin e Rosa Luxemburg, parlarono di questo divario nei termini più aspri.
Nel formulare queste critiche, tuttavia, Lenin e Luxemburg non rinunciarono mai alle risoluzioni adottate dalla Seconda Internazionale. Al contrario. Durante gli anni della Prima guerra mondiale, si riferivano costantemente alle migliori di queste risoluzioni come un modo per illustrare fino a che punto i dirigenti della maggioranza della Seconda Internazionale le stessero violando nella pratica.
Quando nel 1919 venne fondata l’Internazionale Comunista, si affermò apertamente che la sua intenzione era di colmare il divario tra parole e fatti. E infatti, il Manifesto del Primo Congresso la definiva apertamente “l’Internazionale dell’azione”[3].
Questioni rilevanti oggi
La maggior parte delle principali questioni che i socialisti devono affrontare in questo momento non sono nuove, essendo emerse in precedenza in forme diverse e in altri contesti. Comunque, molti dei temi chiave oggi presentano una certa somiglianza con i problemi che la Seconda Internazionale si trovò ad affrontare oltre un secolo fa.
- Potere politico: probabilmente l’unico filo conduttore che attraversa le risoluzioni adottate dai congressi della Seconda Internazionale era che ogni grande problema che i lavoratori si trovavano di fronte era indissolubilmente legato alla questione del potere politico e alla necessità di sostituire il dominio dei capitalisti e dei proprietari terrieri con un governo operaio. Era necessaria una trasformazione rivoluzionaria dell’intero ordine sociale.
- Guerra e militarismo: i lavoratori devono opporsi a tutte le guerre imperialiste, affermavano le risoluzioni della Seconda Internazionale, insistendo sul fatto che non un solo grammo di sostegno avrebbe dovuto essere concesso alle avventure belliche. La lotta contro il militarismo e la guerra, come pure all’intera macchina da guerra, era un compito chiave, parte della lotta complessiva della classe operaia.
- Diritti democratici : le risoluzioni adottate ai congressi internazionali sottolineavano la centralità dei diritti politici e democratici. Consideravano questi diritti come strumenti della lotta rivoluzionaria e indicavano perché la classe operaia ha un enorme interesse nella lotta per conquistarli.
- Sindacati: l’importanza centrale veniva riposta sui sindacati, considerati l’organizzazione fondamentale per la difesa degli interessi dei lavoratori. Occorreva difendere il diritto alla sindacalizzazione, eliminando ogni restrizione all’esercizio del potere sindacale.
- Imperialismo e colonialismo: le risoluzioni adottate dalla Seconda Internazionale vedevano la conquista coloniale e il saccheggio del Terzo Mondo semplicemente come un’estensione dello sfruttamento capitalista. I lavoratori dovevano quindi sostenere e difendere attivamente la lotta per la libertà dei popoli oppressi che combattevano il dominio imperialista e colonialista, insieme alle sue giustificazioni e razionalizzazioni razziste.
- Immigrazione: la risoluzione della Seconda Internazionale del 1907 indicava la necessità di opporsi a tutte le restrizioni alla libera immigrazione ed emigrazione dei lavoratori, nonché di combattere ogni forma di capro espiatorio del razzismo. I lavoratori immigrati non avrebbero dovuto essere visti come vittime indifese, ma come alleati e rinforzi nella lotta contro il capitalismo.
- Legislazione del lavoro: la lotta per le leggi che limitassero l’orario di lavoro, regolassero le condizioni di lavoro, vietassero il lavoro minorile, imponessero la parità di salario per le stesse mansioni e garantissero ai lavoratori il diritto di organizzarsi era centrale per i socialisti nella Seconda Internazionale.
- Istruzione pubblica e progresso culturale: come riconosciuto dai socialisti oltre un secolo fa, il diritto all’istruzione pubblica è una conquista della classe operaia nella lotta per il progresso della società. L’accesso all’istruzione, compresa l’istruzione superiore, doveva essere disponibile per tutti, gratuitamente.
- Emancipazione delle donne: molteplici risoluzioni della Seconda Internazionale hanno affrontato il tema dell’oppressione delle donne e il modo in cui essa è incorporata nella struttura stessa del capitalismo. La lotta contro questa oppressione rivestirà un ruolo centrale nella lotta rivoluzionaria complessiva, veniva sottolineato.
Come si può vedere, le risoluzioni della Seconda Internazionale adottate dal periodo precedente al 1914 presentavano una prospettiva rivoluzionaria su una serie di questioni che oggi noi fronteggiamo.
Sebbene molte cose siano cambiate nel mondo, le risoluzioni della Seconda Internazionale su tali questioni mantengono comunque il loro valore e indicano un approccio da cui i socialisti del XXI secolo possono apprendere.
Perché la continuità è importante
Nel mondo di oggi, i lavoratori e i giovani affrontano numerosi problemi che richiederanno un’intensa lotta negli anni a venire: battaglie per le conseguenze del cambiamento climatico, guerre imperialiste e spinte belliche, aborto e diritti delle donne, omicidi razzisti da parte della polizia, crisi sanitaria, attacchi ai diritti dei lavoratori e dei sindacati, minacce delle forze di estrema destra e fasciste, e numerose altre questioni.
Queste lotte porranno sia opportunità che sfide per i socialisti e tutti coloro che combattono per il cambiamento sociale: come possiamo impegnarci in modo più efficace? Cosa bisogna fare per massimizzare le nostre possibilità di successo?
Per rispondere a queste domande, uno studio dell’eredità e della continuità socialista può essere di grande aiuto. Farlo non interessa solo a studiosi e specialisti. Piuttosto, si riferisce ai compiti quotidiani più urgenti degli attivisti nella lotta.
Ovviamente, la Seconda Internazionale dal 1889 al 1912 non può offrire una guida per l’oggi. Tuttavia, l’analisi corretta di questo movimento nel suo contesto ci può essere di ausilio nell’indicarci la giusta direzione su molte questioni. L’obiettivo non deve essere quello di ricreare la Seconda Internazionale precedente al 1914, ma piuttosto di comprenderne i punti di forza e di debolezza, i successi e i fallimenti.
Oggi una nuova generazione di giovani e non solo sta guardando al socialismo, avendo visto il vicolo cieco del capitalismo e la sua minaccia all’esistenza umana. Una sfida per questi attivisti è quella di aiutare a situarsi all’interno della tradizione socialista che risale al Manifesto comunista di Marx ed Engels, attraverso le grandi rivoluzioni del ventesimo secolo, e proseguendo fino ai movimenti sociali degli ultimi anni.
Studiando seriamente la tradizione e l’eredità della Seconda Internazionale, senza trascurarne le contraddizioni e le debolezze, coloro che si avvicinano al movimento socialista oggi possono essere aiutati a trovare il loro posto nella storia orgogliosa del movimento socialista e nella sua lotta per una trasformazione rivoluzionaria della società.
Note
[1] Mike Taber, ed., Under the Socialist Banner: Resolutions of the Second International 1889‑1912 (Chicago: Haymarket Books, 2021), p. 22.
[2] Le lettere di Engels sui piani, i preparativi e le considerazioni strategiche nell’organizzazione del congresso del 1889 si trovano nel volume 48 di Marx Engels Collected Works (New York: International Publishers, 2001).
[3] Redatto da León Trotsky, il “Manifesto dell’Internazionale comunista al proletariato del mondo intero” si trova in John Riddell, ed., Founding the Communist International: Proceedings and Documents of the First Congress: March 1919 (New York: Pathfinder Press, 1987).
(Traduzione di Cinzia Romano)
[*] Mike Taber è il curatore del volume Under the Socialist Banner: Resolutions of the Second International 1889‑1912 (Haymarket Books, 2021), che raccoglie tutte le risoluzioni congressuali della Seconda Internazionale. È anche autore di The Communist Movement at a Crossroads: Plenums of the Communist International’s Executive Committee, 1922‑23 e coautore di The Communist Women’s Movement 1920‑1922, oltre che di diversi saggi su Lenin, Malcom X e Che Guevara.