Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica nazionale

Potere al Popolo e l’“Appello ai fratelli in camicia gialla”

Propaganda elettorale di PaP per le elezioni del 4 marzo 2018

Potere al Popolo e l’“Appello ai fratelli in camicia gialla”


Col­let­ti­vo “Assal­to al cielo”

 

Era nel­le pre­vi­sio­ni. Non c’è sta­to il mini­mo di suspen­se, e nep­pu­re biso­gna­va arri­va­re all’ultima pagi­na del­la sce­neg­gia­tu­ra per sape­re che “l’assassino era il maggiordomo”.
Il gover­no Dra­ghi è nato, di fat­to, “già vota­to”, cioè con una mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re (tut­ti i par­ti­ti pre­sen­ti nel­le due assem­blee[1], com­pre­so quel­lo del­la Melo­ni che gli farà solo un’opposizione di fac­cia­ta cer­can­do di capi­ta­liz­za­re in futu­ro la pro­pria col­lo­ca­zio­ne fuo­ri del­la coa­li­zio­ne di uni­tà nazio­na­le) e socia­le (le buro­cra­zie sin­da­ca­li, Cgil in testa, e un vastis­si­mo con­sen­so popo­la­re) già accor­da­te a prio­ri. La nar­ra­zio­ne media­ti­ca del­le vir­tù tau­ma­tur­gi­che di Mario Dra­ghi, al qua­le si è man­ca­to sol­tan­to di attri­bui­re il mira­co­lo del­le noz­ze di Cana, sul­lo sfon­do del­la pesan­te situa­zio­ne di cri­si eco­no­mi­ca e sani­ta­ria, ha prov­ve­du­to ad appa­rec­chia­re l’ambiente ovat­ta­to di con­cor­dia nazio­na­le per la nasci­ta del nuo­vo esecutivo.
Si trat­ta di un gover­no for­te­men­te anti­po­po­la­re, anti­o­pe­ra­io e tut­to cen­tra­to sugli inte­res­si del capi­ta­le indu­stria­le e finan­zia­rio e del­la gran­de bor­ghe­sia del­le regio­ni ric­che d’Italia. Di più: un gover­no “orga­ni­co” del capi­ta­le, le cui prin­ci­pa­li leve di indi­riz­zo poli­ti­co ed eco­no­mi­co sono cioè nel­le diret­te mani del­la più impor­tan­te e fame­li­ca fra­zio­ne di quel­la bor­ghe­sia, sen­za la “nor­ma­le” inter­me­dia­zio­ne del­le for­ze poli­ti­che che pure ne costi­tui­sco­no la rap­pre­sen­tan­za isti­tu­zio­na­le, alle qua­li è sta­to offer­to solo un ruo­lo di sup­por­to, più o meno secon­da­rio. Quel tan­to, in altre paro­le, che basta­va per assi­cu­rar­se­ne il voto posi­ti­vo in par­la­men­to. Per­ciò non ci dilun­ghe­re­mo oltre su que­ste sue evi­den­tis­si­me caratteristiche.

Il dis­sen­so all’interno del M5S e la “tro­va­ta” di Pote­re al Popolo
Cre­dia­mo uti­le, inve­ce, pren­de­re spun­to da una vicen­da che ha rap­pre­sen­ta­to una tes­se­ra del mosai­co che ha com­po­sto la nasci­ta dell’esecutivo Dra­ghi, per intrat­te­ner­ci poi sul­la let­tu­ra che ne ha dato una cer­ta par­te del­la sini­stra, traen­do­ne infi­ne le neces­sa­rie con­se­guen­ze: ci rife­ria­mo cioè alla tor­men­ta­ta ade­sio­ne del Movi­men­to 5 Stel­le alla mag­gio­ran­za che sostie­ne il nuo­vo pre­mier e all’analisi che ne ha fat­to la sini­stra rifor­mi­sta piccolo‑borghese deno­mi­na­ta­si Pote­re al Popo­lo (PaP).
Com’è noto, il M5S ha dovu­to paga­re pedag­gio al pro­prio “fon­dan­te” prin­ci­pio di “demo­cra­zia diret­ta” sot­to­po­nen­do alla base degli atti­vi­sti un que­si­to volu­ta­men­te ambi­guo allo sco­po di otte­ner­ne il pla­cet per accor­da­re il soste­gno al nuo­vo gover­no. La vota­zio­ne on line su una piat­ta­for­ma gesti­ta da una socie­tà pri­va­ta di pro­prie­tà di uno dei fon­da­to­ri del movi­men­to ha dato come respon­so il 59,3% di pare­ri favo­re­vo­li. E dun­que, oltre 30.000 dei 74.537 votan­ti si sono espres­si con­tro la par­te­ci­pa­zio­ne del M5S al gabi­net­to gui­da­to da Mario Draghi.
Pote­re al Popo­lo ha imme­dia­ta­men­te pre­so spun­to da que­sto risul­ta­to e ha cer­ca­to di valo­riz­za­re tale voto dis­si­den­te in un bie­co e pate­ti­co ten­ta­ti­vo di inter­cet­ta­re que­sti atti­vi­sti:

«GRAZIE AI 30.000 CHE HANNO DETTO NO A DRAGHI. […] Nono­stan­te la cam­pa­gna stam­pa mar­tel­lan­te, il que­si­to a tra­boc­chet­to, l’esposizione di Con­te e di tut­ti i big del Movi­men­to, ben 30.000 per­so­ne, più del 40% dei votan­ti sul­la piat­ta­for­ma Rous­seau, han­no det­to NO all’ennesima mano­vra di palaz­zo che subi­sce que­sto pae­se e sman­tel­la la nostra demo­cra­zia. […] Rin­gra­zia­mo quei 30 mila che han­no dato un segna­le con­tro la vec­chia poli­ti­ca, e gli dicia­mo che non tut­to è per­du­to! A chi si è rifiu­ta­to di vota­re, a chi ha det­to “no”, a tut­te e tut­ti colo­ro che cre­do­no che il gover­no Dra­ghi non por­te­rà buo­ne noti­zie per lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci, disoc­cu­pa­ti, gio­va­ni, stu­den­ti dicia­mo di non lascia­re: cam­mi­nia­mo insie­me! Que­sto è il momen­to per unir­si!».

E no, non si trat­ta sem­pli­ce­men­te di una pre­sa di posi­zio­ne super­fi­cia­le, fat­ta sul­la base di un’analisi impres­sio­ni­sti­ca del­la vicen­da. No, il ten­ta­ti­vo è pro­prio quel­lo di “inte­star­si” quei 30.000 dis­si­den­ti, pescan­do nel­lo sta­gno dei delu­si del par­ti­to di Gril­lo, come emer­ge da uno dei com­men­ti degli ammi­ni­stra­to­ri del­la pagi­na Face­book di PaP:

«Cre­dia­mo sem­pli­ce­men­te che tra i milio­ni di delu­si dai vol­ta­fac­cia del m5s ce ne sia­no tan­ti che han­no cre­du­to ad un’idea di cam­bia­men­to […] e che ora dopo l’ennesimo vol­ta­fac­cia dei diri­gen­ti m5s si daran­no al ran­co­re, alla ras­se­gna­zio­ne … Noi cre­dia­mo inve­ce che sia neces­sa­rio mostra­re loro che un’alternativa rea­le esi­ste e si chia­ma Pote­re al Popo­lo».

Que­sta linea è diret­ta­men­te det­ta­ta dal­lo “sta­to mag­gio­re” di PaP, come appa­re evi­den­te da una dichia­ra­zio­ne su Twit­ter del suo por­ta­vo­ce, Gior­gio Cremaschi:

Venia­mo ora ad un esa­me un po’ più par­ti­co­la­reg­gia­to di que­sta posizione.

Il pro­gram­ma “dician­no­vi­sta” del M5S
Per far­lo, par­tia­mo da un suc­cin­to inqua­dra­men­to di cosa sia real­men­te il Movi­men­to 5 Stel­le. Si trat­ta di un approc­cio neces­sa­rio, dal momen­to che spes­so anco­ra si sen­te ripe­te­re che mol­ti dei suoi atti­vi­sti pro­ven­go­no da orga­niz­za­zio­ni di sini­stra e che parec­chi pun­ti del suo pro­gram­ma pos­so­no esse­re con­si­de­ra­ti “pro­gres­si­sti” (tan­to che par­te del­la sua for­tu­na elet­to­ra­le il M5S l’ha costrui­ta attra­ver­so posi­zio­ni di vici­nan­za ai movi­men­ti NoTav e per l’acqua pub­bli­ca e a set­to­ri popo­la­ri disa­gia­ti gra­zie al red­di­to di cit­ta­di­nan­za, che rap­pre­sen­ta una sua riven­di­ca­zio­ne “sto­ri­ca”). E vedre­mo anche che, sto­ri­ca­men­te, que­sta non è una novità.
Il M5S non è, come una nar­ra­zio­ne inte­res­sa­ta lo descri­ve, un movi­men­to “popo­la­re”, di cit­ta­di­ni che l’hanno “costrui­to dal bas­so”. Al con­tra­rio, nasce da un’operazione pia­ni­fi­ca­ta a tavo­li­no da Gian­ro­ber­to Casa­leg­gio, cioè colui che ne era – fino al momen­to del­la sua mor­te, quan­do poi le redi­ni del coman­do sono pas­sa­te al figlio Davi­de – il vero “pro­prie­ta­rio” occulto.
Gra­zie a una pro­po­sta poli­ti­ca astu­ta, ambi­gua e inter­clas­si­sta – tan­to da risul­ta­re da un lato attraen­te per mili­tan­ti delu­si dal­le orga­niz­za­zio­ni tra­di­zio­na­li del­la sini­stra e, dall’altro, ammic­can­te ver­so set­to­ri di destra – il M5S ha avu­to gio­co faci­le nel crear­si un bloc­co socia­le di rife­ri­men­to mol­to com­po­si­to, for­ma­to sia da disoc­cu­pa­ti, pre­ca­ri e pic­co­lis­si­ma bor­ghe­sia pro­le­ta­riz­za­ta, sia da pez­zi di pic­co­la e media bor­ghe­sia impren­di­to­ria­le. In defi­ni­ti­va, però, al di là dei temi socia­li caval­ca­ti (No-Tav, No-F35, acqua pub­bli­ca, ecc.), il pro­get­to poli­ti­co com­ples­si­vo lo fa carat­te­riz­za­re come un movi­men­to rea­zio­na­rio piccolo‑borghese.
Da un pun­to di vista sto­ri­co – sia pure a livel­lo di sug­ge­stio­ne – non si trat­ta cer­to di una novi­tà. Il movi­men­to proto‑fascista di Mus­so­li­ni (che assu­me­rà poi nel giu­gno del 1919 la deno­mi­na­zio­ne di “Fasci ita­lia­ni di com­bat­ti­men­to”) si coa­gu­lò attor­no a una piat­ta­for­ma pro­gram­ma­ti­ca appro­va­ta il 23 mar­zo 1919 a Mila­no, in una sala ubi­ca­ta in Piaz­za San Sepol­cro[2]. Nel pro­gram­ma licen­zia­to in quel­la sede tro­va­va­no appun­to spa­zio paro­le d’ordine in gra­do di attrar­re sia rea­zio­na­ri che mili­tan­ti di sini­stra: «un curio­so cen­to­ne di obiet­ti­vi democratico‑radicali […], populistico‑socialisteggianti […], paci­fi­sti […], nazio­na­li­sti […], libe­ri­sti»[3], die­tro i qua­li però «[si] nascon­de­va già una sostan­za ten­den­zial­men­te rea­zio­na­ria»[4].
Ebbe­ne, fu pro­prio in vir­tù del­la pro­fon­da ambi­gui­tà di quel­la piat­ta­for­ma che intor­no ad essa si rico­nob­be­ro, oltre agli ele­men­ti rea­zio­na­ri dell’arditismo e del futu­ri­smo, anche socia­li­sti, sindacalisti‑rivoluzionari e anar­chi­ci. Anzi, i quat­tro quin­ti dei san­se­pol­cri­sti di cui era nota l’attività poli­ti­ca mili­ta­va­no a sini­stra[5].
Riba­den­do dun­que che il paral­le­lo appe­na evo­ca­to è sta­to fat­to solo come sug­ge­stio­ne, non ci vuol mol­to, come si vede, per rag­grup­pa­re set­to­ri poli­ti­ci così ete­ro­ge­nei e distan­ti tra loro: un’accorta misce­la­zio­ne di obiet­ti­vi che “sol­le­ti­ca­no” un ampio spet­tro di set­to­ri socia­li ha così rap­pre­sen­ta­to il per­cor­so che ha por­ta­to al con­so­li­dar­si del bloc­co socia­le di rife­ri­men­to del M5S.

PaP: un movi­men­to neo‑riformista e piccolo‑borghese
Ora, che però il mal­con­ten­to di 30.000 gril­li­ni pos­sa far pen­sa­re al poten­zia­le sor­ge­re di un set­to­re di atti­vi­smo da attrar­re entro i con­fi­ni politico‑organizzativi di PaP non appa­re solo frut­to di un’analisi com­ple­ta­men­te erra­ta di che cosa sia il M5S dal­la sua nasci­ta ad oggi, alla luce del­la sua evo­lu­zio­ne. È inve­ce il pro­dot­to “genui­no” dell’autentica natu­ra del­lo stes­so Pote­re al Popo­lo. Pen­sa­re, da par­te di que­sta for­ma­zio­ne, di poter costrui­re la pro­pria orga­niz­za­zio­ne pun­tan­do a “paras­si­ta­re” il movi­men­to gril­li­no per attrar­ne un pez­zo (rite­nu­to influen­za­bi­le dal­le pro­prie posi­zio­ni, e dun­que “fago­ci­ta­bi­le”) rap­pre­sen­ta il coe­ren­te svi­lup­po del­la linea politico‑programmatica di PaP che abbia­mo ana­liz­za­to sin dal­la sua nasci­ta su que­sto sito.
In quel testo abbia­mo descrit­to Pote­re al Popo­lo come un sog­get­to che incar­na un pro­get­to neo‑riformista e piccolo‑borghese, con un pro­gram­ma che rap­pre­sen­ta il pre­ci­pi­ta­to del­le peg­gio­ri pul­sio­ni isti­tu­zio­na­li­ste e di osse­quio per le for­me del­lo Sta­to bor­ghe­se, a par­ti­re dal con­sue­to omag­gio alla Costi­tu­zio­ne e ai suoi prin­ci­pi, tan­to astrat­ti da costi­tui­re l’impalcatura su cui ven­ne rico­strui­ta, dopo il ven­ten­nio fasci­sta, la socie­tà capi­ta­li­sti­ca in cui anco­ra oggi ci tro­via­mo a vivere.
PaP è un’organizzazione nata espli­ci­ta­men­te sul­la base di un pro­get­to elet­to­ra­li­sta: «Abbia­mo aspet­ta­to trop­po … Ora ci can­di­dia­mo noi!», reci­ta il suo atto di nasci­ta. Tut­ti i suoi prin­ci­pa­li inter­ven­ti pub­bli­ci ruo­ta­no intor­no alle com­pe­ti­zio­ni elet­to­ra­li, nazio­na­li e loca­li, con una par­ti­co­la­re osses­sio­ne per quel gio­chet­to a cui tan­to i par­ti­ti bor­ghe­si si appas­sio­na­no: i son­dag­gi; che sono sta­ti spes­so bran­di­ti – ben­ché la real­tà poi li smen­ti­sca – come “dimo­stra­zio­ne” del­la cre­sci­ta dell’organizzazione. A ripro­va, appun­to, dell’orizzonte elet­to­ra­li­sta che essa si è data.
Quan­do poi è sta­to “sfron­da­to” dal­le altre for­ze che ave­va­no con­tri­bui­to alla sua nasci­ta (in par­ti­co­la­re, Rifon­da­zio­ne comu­ni­sta e Sini­stra anti­ca­pi­ta­li­sta), PaP si è ulte­rior­men­te incli­na­to ver­so una strut­tu­ra­zio­ne ver­ti­ci­sti­ca – e, di fat­to, ple­bi­sci­ta­ria – intor­no alle due com­po­nen­ti che inte­gra­no il suo nucleo ristret­to: il Cen­tro socia­le napo­le­ta­no “Ex Opg Je so’ paz­zo” e la Rete dei comu­ni­sti, pic­co­la orga­niz­za­zio­ne che costi­tui­sce la dire­zio­ne occul­ta del sin­da­ca­to Usb. Un nucleo che, libe­ra­to­si del fasti­dio di una con­vi­ven­za for­za­ta con le for­ze che si era­no frat­tan­to smar­ca­te, ha inner­va­to il pro­get­to già neo‑riformista dell’organizzazione con ele­men­ti ancor più spic­ca­ti di poli­ti­ca di stam­po cam­pi­sta in poli­ti­ca este­ra e togliat­tia­no in poli­ti­ca nazio­na­le[6].
Ecco per­ché, a quest’ultimo riguar­do, è pos­si­bi­le leg­ge­re sul sito di PaP “per­le” in cui vie­ne idea­liz­za­ta la demo­cra­zia bor­ghe­se e attra­ver­so le qua­li ven­go­no ali­men­ta­te le illu­sio­ni sul par­la­men­ta­ri­smo bor­ghe­se[7].

L’appello ai 30.000 e il sen­so di una deriva
E dun­que, per ritor­na­re al tema che stia­mo trat­tan­do, non sem­bra inap­pro­pria­to avan­za­re un para­go­ne con un altro appel­lo che, in altre con­di­zio­ni sto­ri­che, pure fu lan­cia­to. Ci rife­ria­mo allo stu­pe­fa­cen­te “Appel­lo ai fra­tel­li in cami­cia nera”, pub­bli­ca­to nell’agosto del 1936 su Lo Sta­to ope­ra­io, orga­no del Par­ti­to comu­ni­sta in clan­de­sti­ni­tà, con le fir­me di Togliat­ti e di tut­to lo sta­to mag­gio­re del Pcd’I e diret­ta­men­te con­cor­da­to con Mosca e i diri­gen­ti del Comin­tern, in cui si pro­cla­ma­va solen­ne­men­te: «Noi comu­ni­sti fac­cia­mo nostro il pro­gram­ma fasci­sta del 1919, che è un pro­gram­ma di pace, di liber­tà, di dife­sa degli inte­res­si dei lavo­ra­to­ri, e vi dicia­mo: Lot­tia­mo uni­ti per la rea­liz­za­zio­ne di que­sto pro­gram­ma … Fasci­sti del­la vec­chia guar­dia! Gio­va­ni fasci­sti! Noi pro­cla­mia­mo che sia­mo dispo­sti a com­bat­te­re assie­me a voi ed a tut­to il popo­lo ita­lia­no per la rea­liz­za­zio­ne del pro­gram­ma fasci­sta del 1919»!
Qui cam­bia il colo­re del­la cami­cia, da nera a gial­la (la tona­li­tà che rap­pre­sen­ta il M5S), ma, fat­te sal­ve le dif­fe­ren­ze, la sostan­za è la stes­sa: “i vostri diri­gen­ti han­no tra­di­to, in nome di una ‘mano­vra di palaz­zo’, il pro­gram­ma ori­gi­na­rio per il qua­le ave­te com­bat­tu­to; voi, come noi, sie­te con­tro la ‘vec­chia poli­ti­ca’; come noi, voi sie­te por­ta­to­ri di ‘un’idea di cam­bia­men­to’; se ‘un’alternativa rea­le esi­ste e si chia­ma Pote­re al Popo­lo’, sia­mo dun­que noi quell’alternativa che rap­pre­sen­ta ciò in cui voi ave­te cre­du­to quan­do ave­te dato vita al M5S. Quin­di, noi incar­nia­mo le idee pro­gres­si­ste del M5S del­le origini”.

La foto che PaP ha mes­so a cor­re­do del­l’ap­pel­lo ai dis­sen­zien­ti del M5S

Ecco. È que­sta la tra­du­zio­ne del­la dichia­ra­zio­ne di soste­gno ai “30.000 che han­no det­to no a Dra­ghi”[8]. E un’applicazione pra­ti­ca di que­sta poli­ti­ca sta inve­ce pro­prio nel rifiu­to di PaP di con­fron­tar­si con l’unica real­tà viva che, pur con mil­le limi­ti e debo­lez­ze, sta pro­van­do a costrui­re un embrio­ne, non solo di oppo­si­zio­ne al gover­no Dra­ghi, ma di alter­na­ti­va anti­ca­pi­ta­li­sta. Ci rife­ria­mo al “Pat­to d’azione anti­ca­pi­ta­li­sta”[9] e alla “Assem­blea nazio­na­le del­le lavo­ra­tri­ci e dei lavo­ra­to­ri com­bat­ti­vi”, che stan­no get­tan­do il seme per una pro­spet­ti­va di ricom­po­si­zio­ne di clas­se in chia­ve anti­si­ste­ma con impor­tan­ti ini­zia­ti­ve: per demar­car­si dal­le qua­li l’Usb (il sin­da­ca­to che, come det­to, è par­te del­la colon­na ver­te­bra­le di PaP) lan­cia un impro­ba­bi­le “Appel­lo per una ini­zia­ti­va uni­ta­ria con­tro il com­mis­sa­ria­men­to Ue dell’Italia”, il cui asse cen­tra­le è il tri­to argo­men­to neo‑stalinista del­la “per­fi­da” Unio­ne euro­pea che ter­reb­be in scac­co una bor­ghe­sia nazio­na­le in cri­si con i cui “set­to­ri pro­gres­si­sti” i lavo­ra­to­ri dovreb­be­ro fare bloc­co in dife­sa degli inte­res­si nazio­na­li[10].
Allo stes­so modo, PaP decli­na la sua pro­po­sta poli­ti­ca di fase evo­can­do un’opposizione, ma limi­ta­ta al solo gover­no Dra­ghi (e non già al siste­ma di cui que­sto è espres­sio­ne), attra­ver­so l’invito a «sin­go­li, real­tà poli­ti­che e sin­da­ca­li di base, comi­ta­ti e asso­cia­zio­ni» a rico­strui­re «un pun­to di vista e un pro­gram­ma mini­mo per i milio­ni di ita­lia­ni che pro­prio non pos­so­no rive­der­si in un Par­la­men­to scre­di­ta­to»: così, da un lato con­fer­man­do i con­fi­ni pura­men­te isti­tu­zio­na­li del­la pro­pria pro­po­sta poli­ti­ca gene­ra­le; e, dall’altro, raf­for­zan­do il pro­prio rifiu­to del con­fron­to per il con­so­li­da­men­to e lo svi­lup­po dell’esperienza già posi­ti­va­men­te avvia­ta del Pat­to d’azione anti­ca­pi­ta­li­sta[11].

Un osta­co­lo che va poli­ti­ca­men­te rimosso
La tra­iet­to­ria che nel cor­so di que­sti anni ha segna­to la vita e l’attività poli­ti­ca di Pote­re al Popo­lo si incli­na così ver­so una deri­va ancor più solip­si­sti­ca e ulte­rior­men­te rifor­mi­sta: basti con­si­de­ra­re che, subi­to dopo le due righe d’ufficio in cui è sta­to rias­sun­to quell’“invito”, il testo appe­na richia­ma­to si dilun­ga sul tema orga­niz­za­ti­vo del­la costru­zio­ne, non già del fron­te uni­ta­rio di lot­ta sol­tan­to evo­ca­to, ma pro­prio di PaP (appel­lo all’adesione, moda­li­tà di voto dei docu­men­ti poli­ti­ci e sta­tu­ta­ri, rin­no­vo del­le cari­che: tut­to rigo­ro­sa­men­te on‑line, né più e né meno del M5S). Da qui si capi­sce qua­li sia­no vera­men­te “i nostri pros­si­mi pas­si” che dan­no il tito­lo al testo.
In que­sto qua­dro pos­sia­mo allo­ra trar­re del­le conclusioni.
Accen­tuan­do in sen­so dete­rio­re il pro­prio pro­get­to neo‑riformista e piccolo‑borghese nel­la dire­zio­ne che abbia­mo visto (addi­rit­tu­ra con l’appello ai mal­pan­ci­sti “cin­que­stel­le” per­ché in nome di una loro pre­sun­ta voca­zio­ne “pro­gres­si­sta” si uni­sca­no a PaP per “cam­mi­na­re insie­me”), e per di più sot­traen­do­si volon­ta­ria­men­te ad ogni ipo­te­si di con­fron­to costrut­ti­vo con gli altri sog­get­ti che stan­no pro­van­do a rag­grup­par­si in un Pat­to d’azione anti­ca­pi­ta­li­sta sul­la base di un’ampia visio­ne anti­si­ste­ma, Pote­re al Popo­lo rap­pre­sen­ta ormai un osta­co­lo sul­la stra­da di una pos­si­bi­le – ben­ché com­pli­ca­ta – ricom­po­si­zio­ne in sen­so clas­si­sta del­le for­ze che aspi­ra­no a una socie­tà socia­li­sta. E come tale, cioè come un osta­co­lo, dovrà d’ora in poi da que­ste ulti­me esse­re con­si­de­ra­to – e poli­ti­ca­men­te rimos­so – nel decli­na­re la pro­pria azio­ne politica.


Note

[1] Al net­to di un paio di deci­ne di “gril­li­ni” dis­sen­zien­ti – oltre all’insignificante Fra­to­ian­ni di Sini­stra Ita­lia­na – che non han­no vota­to la fidu­cia o si sono astenuti.
[2] Di qui il rife­ri­men­to a quel pro­gram­ma come “san­se­pol­cri­sta” e “dician­no­vi­sta”.
[3] B. Man­tel­li, L’Italia fasci­sta 1922‑1945, p. 12. È buf­fo nota­re, visto che si trat­ta di un argo­men­to parec­chio in voga in que­sti ulti­mi tem­pi, che fra quel­le riven­di­ca­zio­ni “populistico‑socialisteggianti” del pro­gram­ma “dician­no­vi­sta” del nascen­te movi­men­to fasci­sta face­va bel­la mostra di sé quel­la in cui si esi­ge­va «una for­te impo­sta straor­di­na­ria sul capi­ta­le a carat­te­re pro­gres­si­vo, che abbia la for­ma di vera espro­pria­zio­ne par­zia­le di tut­te le ric­chez­ze» (in pra­ti­ca, una patri­mo­nia­le. Su cui riman­dia­mo ai testi che, sem­pre su que­sto sito, ci han­no visto impe­gna­ti nel­la pole­mi­ca con i suoi odier­ni fau­to­ri: qui e qui). Quan­to al pro­gram­ma san­se­pol­cri­sta e a come ven­ne poi adat­ta­to alla vera natu­ra rea­zio­na­ria del­la com­ples­si­va pro­po­sta poli­ti­ca del nascen­te movi­men­to fasci­sta, si veda anche A. Tasca, Nasci­ta e avven­to del fasci­smo, vol. 1°, Edi­to­ri Later­za, 1971, pp. 53 e ss.
[4] R. Viva­rel­li, Sto­ria del­le ori­gi­ni del fasci­smo, vol. I, Soc. ed. Il Muli­no, 2012, p. 336.
[5] Così, espres­sa­men­te, M. Fran­zi­nel­li, Fasci­smo anno zero. 1919: la nasci­ta dei Fasci ita­lia­ni di com­bat­ti­men­to, Mon­da­do­ri, 2019, pp. 54‑55.
[6] Un ful­gi­do esem­pio di quan­to scri­via­mo può esse­re rin­ve­nu­to nell’illuminante inter­vi­sta che il quo­ti­dia­no argen­ti­no Pági­na 12 rea­liz­zò tem­po addie­tro alla por­ta­vo­ce di PaP, Vio­la Caro­fa­lo. Nel­la con­ver­sa­zio­ne col gior­na­li­sta suda­me­ri­ca­no vie­ne ben pre­ci­sa­to che in poli­ti­ca inter­na l’aspirazione di PaP è alla col­la­bo­ra­zio­ne di clas­se con le for­ze bor­ghe­si che sono nel­le isti­tu­zio­ni (nel caso di spe­cie, il sin­da­co di Napo­li De Magi­stris). Men­tre, per quan­to riguar­da la poli­ti­ca este­ra, da un lato PaP non è in astrat­to osti­le a quel­la mac­chi­na da guer­ra con­tro i lavo­ra­to­ri che è l’Unione Euro­pea («L’UE non è un male in sé»), dall’altro con­si­de­ra che regi­mi san­gui­na­ri come quel­lo vene­zue­la­no, che si spac­cia per socia­li­sta, rap­pre­sen­ta­no la sua «prin­ci­pa­le ispi­ra­zio­ne». Ma sono deci­ne e deci­ne i testi di quest’organizzazione che argo­men­ta­no in que­sti sensi.
[7] Basti pen­sa­re agli arti­co­li che sono sta­ti scrit­ti in occa­sio­ne del­la recen­te cri­si di gover­no, ricom­po­sta poi con la nasci­ta dell’esecutivo Dra­ghi. In uno si leg­go­no fra­si come: «Gesti­re una fase deli­ca­ta in cui si gio­ca un pez­zo impor­tan­te del futu­ro del nostro Pae­se, in manie­ra auto­ri­ta­ria e fuo­ri da qual­sia­si logi­ca demo­cra­ti­ca»; «Sul pia­no isti­tu­zio­na­le è gra­vis­si­mo che sia lo stes­so Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca a chie­de­re la fidu­cia per un gover­no da lui nomi­na­to, sen­za pre­ven­ti­va indi­ca­zio­ne di una mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re. […] Non si può accet­ta­re che la nostra Repub­bli­ca sia ridot­ta a que­sto»; «Una demo­cra­zia muti­la­ta»; «La tra­sfor­ma­zio­ne del­la nostra demo­cra­zia nel­la filia­le di una socie­tà per azio­ni euro­pea». In un altro tro­via­mo ame­ni­tà come: «Que­sto gover­no è un peri­co­lo per la demo­cra­zia»; «La muti­la­zio­ne del siste­ma poli­ti­co ita­lia­no»; «Il nostro pae­se, la nostra gen­te, meri­ta di più di tut­to que­sto!».
[8] Segna­lia­mo che Pote­re al Popo­lo non è nuo­vo a ini­zia­ti­ve come quel­la rivol­ta ai gril­li­ni. La stes­sa cosa fece nel dicem­bre 2019, ammic­can­do al movi­men­to del­le “sar­di­ne” (su cui abbia­mo inve­ce a suo tem­po espres­so una posi­zio­ne net­ta) nel ten­ta­ti­vo di crea­re un cana­le di comu­ni­ca­zio­ne con i suoi attivisti.
[9] Un’esperienza alla qua­le, dal nostro pic­co­lis­si­mo ambi­to, guar­dia­mo con favo­re, pur non con­di­vi­den­do alcu­ni pun­ti del­la sua piat­ta­for­ma pro­gram­ma­ti­ca (ad esem­pio, la riven­di­ca­zio­ne sul­la “patri­mo­nia­le”, su cui abbia­mo scrit­to i testi indi­ca­ti nel­la nota 3 che precede).
[10] È que­sta la tesi dif­fu­sa­men­te spie­ga­ta nel docu­men­to redat­to dal­la Rete dei comu­ni­sti, “Fuo­ri dall’Unione Euro­pea. Una pro­po­sta poli­ti­ca per il cam­bia­men­to” – Forum euro­me­di­ter­ra­neo, Roma 30 novembre/1° dicem­bre 2013.
[11] Un rifiu­to chia­ra­men­te rav­vi­sa­bi­le nell’indisponibilità, moti­va­ta da gelo­sie del­la micro­bu­ro­cra­zia sin­da­ca­le di Usb, a con­cor­re­re con il Si.Cobas – che è in pri­ma linea nel­la costru­zio­ne del Pat­to – nel­lo stes­so alveo di inter­ven­to politico.