Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: America Latina, Venezuela

Come ha fatto il chavismo a ottenere il 92% alle elezioni per l’Assemblea nazionale?

Il 6 dicem­bre scor­so, si sono svol­te in Vene­zue­la le ele­zio­ni per il rin­no­vo dell’Assemblea nazio­na­le (il par­la­men­to), l’unico orga­no del­lo Sta­to che non era anco­ra con­trol­la­to dal regi­me tardo‑chavista di Madu­ro e che è sta­to con­se­gna­to a quest’ultimo dall’esito del voto con il 67,6% dei con­sen­si: una per­cen­tua­le che, però, si è tra­dot­ta nel 92% dei seggi.
Con una sola imba­raz­za­ta ecce­zio­ne, non abbia­mo let­to al riguar­do dichia­ra­zio­ni da par­te del­le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra che si defi­ni­sce rivo­lu­zio­na­ria. Che stra­no! Eppu­re, c’era sta­to – quan­to­me­no dal 2017 e poi per tut­to il 2019 – un pro­flu­vio di bel­li­co­si e acco­ra­ti pro­cla­mi con­tro il pre­sun­to “col­po di sta­to” orga­niz­za­to dagli Usa e con­tro la “inge­ren­za” degli impe­ria­li­smi di ogni dove ai dan­ni del Vene­zue­la. Sic­ché, sareb­be sta­to leci­to atten­der­si un’espressione del­la sod­di­sfa­zio­ne di que­sti “antim­pe­ria­li­sti” per la vit­to­ria del­la “demo­cra­zia (socia­li­sta?) vene­zue­la­na” con­tro le bor­ghe­sie capi­ta­li­ste mon­dia­li, asse­ta­te del petro­lio del­lo Sta­to carai­bi­co. Inve­ce, niente.
Come i nostri let­to­ri ricor­de­ran­no, abbia­mo fero­ce­men­te pole­miz­za­to con­tro la nar­ra­zio­ne tos­si­ca, secon­do cui era in atto un “gol­pe” del­l’im­pe­ria­li­smo con­tro un sup­po­sto “socia­li­smo” vene­zue­la­no, con diver­si arti­co­li (che pos­so­no leg­ger­si qui, qui, qui e qui). E cre­dia­mo pro­prio di ave­re avu­to ragio­ne, visto che i fat­ti – che, come noto­ria­men­te dice­va Lenin, han­no la testa dura – han­no con­fer­ma­to la nostra let­tu­ra del­la real­tà del Vene­zue­la. Pro­prio il muti­smo degli allo­ra ciar­lie­ri “antim­pe­ria­li­sti” ne è la dimostrazione.
Dun­que, inten­dia­mo ovvia­re a que­sto loro col­pe­vo­le silen­zio pre­sen­tan­do l’articolo scrit­to il 30 dicem­bre scor­so da Simón Rodrí­guez Por­ras, che descri­ve come si è svol­to il pro­ces­so elettorale.
Buo­na lettura.
La redazione

Come ha fatto il chavismo a ottenere il 92% alle elezioni per l’Assemblea nazionale?

 

Simón Rodrí­guez P.

 

Il 6 dicem­bre si è svol­ta l’elezione dei mem­bri dell’Assemblea nazio­na­le (An), il par­la­men­to mono­ca­me­ra­le vene­zue­la­no. La cam­pa­gna è sta­ta qua­si ine­si­sten­te in gran par­te del Pae­se e pochi elet­to­ri si sono reca­ti alle urne. In mol­ti luo­ghi le file per com­pra­re la ben­zi­na era­no mol­to più lun­ghe di quel­le per vota­re. Secon­do i dati uffi­cia­li, l’astensione è sta­ta del 69,5%. I son­dag­gi­sti han­no sti­ma­to che l’astensione rea­le sareb­be com­pre­sa tra l’80% e il 90%. La stam­pa sta­ta­le vene­zue­la­na, rus­sa e ira­nia­na, così come i media cha­vi­sti negli Sta­ti Uni­ti e in Euro­pa, han­no pre­sen­ta­to il risul­ta­to come un trion­fo epi­co per Madu­ro. Sen­za dub­bio, si trat­ta di una nuo­va svol­ta del regi­me dit­ta­to­ria­le bor­ghe­se vene­zue­la­no, che ha così assun­to il con­trol­lo dell’ultima isti­tu­zio­ne che non domi­na­va com­ple­ta­men­te. Ma il risul­ta­to elet­to­ra­le era assi­cu­ra­to già pri­ma del voto. Vedia­mo qua­li sono sta­ti i mec­ca­ni­smi attra­ver­so i qua­li un soste­gno popo­la­re che ha rag­giun­to a mala­pe­na il 14% si è tra­dot­to in una mag­gio­ran­za del 92% dell’An.

L’elezione di un par­la­men­to sen­za funzioni
La for­te asten­sio­ne indi­ca che la mag­gio­ran­za dei lavo­ra­to­ri ha com­pre­so quan­to insi­gni­fi­can­ti fos­se­ro le ele­zio­ni: il voto non avreb­be avu­to alcun impat­to sul­la disa­stro­sa situa­zio­ne nazio­na­le per­ché il par­la­men­to era sta­to di fat­to pri­va­to di tut­te le sue fun­zio­ni da diver­si anni.
Nel 2015 si sono tenu­te le ulti­me ele­zio­ni in cui c’è sta­to un mini­mo di com­pe­ti­zio­ne. In quell’occasione, il voto di pro­te­sta di milio­ni di vene­zue­la­ni dei quar­tie­ri popo­la­ri signi­fi­cò il ripu­dio dell’impoverimento pro­dot­to dal­la mano­vra eco­no­mi­ca di Madu­ro con cui veni­va­no ridot­te le impor­ta­zio­ni di pro­dot­ti ali­men­ta­ri e dimi­nui­ti i sala­ri per paga­re il debi­to este­ro, e il rifiu­to del­la cre­scen­te repres­sio­ne. Quel voto di pro­te­sta con­se­gnò i due ter­zi del par­la­men­to alla coa­li­zio­ne di oppo­si­zio­ne di cen­tro­de­stra, la Mesa de la Uni­dad Demo­crá­ti­ca (Mud).
Il cha­vi­smo deci­se di non rico­no­sce­re il risul­ta­to e uti­liz­zò allo sco­po la Cor­te Supre­ma di Giu­sti­zia (Tsj) sot­to il suo con­trol­lo per annul­la­re l’elezione dei quat­tro depu­ta­ti del­lo Sta­to di Ama­zo­nas, impe­den­do così che potes­se com­por­si la mag­gio­ran­za dei due ter­zi. Gra­zie a deci­sio­ni del­la Cor­te Supre­ma, tra cui una dichia­ra­zio­ne di “vili­pen­dio”, il gover­no sop­pres­se tut­ti i pote­ri del par­la­men­to, dal­la pro­mul­ga­zio­ne del­le leg­gi all’audizione di fun­zio­na­ri gover­na­ti­vi. In effet­ti, rea­liz­zò un col­po di sta­to con­cen­tran­do que­ste fun­zio­ni sul pote­re ese­cu­ti­vo ed  eli­mi­nò le garan­zie costi­tu­zio­na­li avva­len­do­si del sup­por­to del­le For­ze arma­te, il cui pote­re all’interno del gover­no aumen­tò notevolmente.
La Mud si pie­gò alle deci­sio­ni del­la Cor­te Supre­ma, accet­tan­do per­si­no che il gover­no impe­dis­se lo svol­gi­men­to di un refe­ren­dum revo­ca­to­rio nel 2016 – un mec­ca­ni­smo pre­vi­sto dal­la Costi­tu­zio­ne vene­zue­la­na che avreb­be rimos­so Madu­ro dal pote­re attra­ver­so il voto – dedi­can­do poi l’intero anno a oscu­re trat­ta­ti­ve con il gover­no. Ma nel mar­zo 2017 Madu­ro, fidu­cio­so nel­la pas­si­vi­tà di quell’opposizione, deci­se di assu­me­re il pote­re di legi­fe­ra­re e di elar­gi­re in manie­ra diret­ta con­ces­sio­ni petro­li­fe­re. Quest’abuso pro­vo­cò pro­te­ste popo­la­ri che oltre­pas­sa­ro­no del tut­to i par­ti­ti di oppo­si­zio­ne e si tra­sfor­ma­ro­no in una vera ribel­lio­ne popo­la­re. Madu­ro le schiac­ciò a fer­ro e fuo­co dopo tre mesi di mobi­li­ta­zio­ni, sac­cheg­gi e scon­tri con le for­ze repres­si­ve, sia mili­ta­ri che para­mi­li­ta­ri. Più di cen­to per­so­ne ven­ne­ro ucci­se, miglia­ia furo­no gli arre­sta­ti e nume­ro­si i torturati.
Il tra­di­men­to del­le pro­te­ste da par­te del­la Mud, che scel­se di nego­zia­re con il gover­no con­dan­nan­do le azio­ni popo­la­ri più radi­ca­li, come i sac­cheg­gi, le cau­sò un tale discre­di­to che la indus­se a scio­glier­si poco dopo. Il gover­no appro­fit­tò del suo trion­fo matu­ra­to sul san­gue per impor­re un nuo­vo orga­no dit­ta­to­ria­le, l’Assemblea nazio­na­le costi­tuen­te (Anc). Un orga­no sovra‑costituzionale com­po­sto esclu­si­va­men­te da mem­bri del par­ti­to di gover­no. Si trat­tò anche del risul­ta­to del­le pri­me ele­zio­ni frau­do­len­te, sen­za oppo­si­zio­ne, che costi­tuì il model­lo per quel­le suc­ces­si­ve. Per quan­to pos­sa sem­bra­re incre­di­bi­le, a tutt’oggi i risul­ta­ti det­ta­glia­ti di quel­le ele­zio­ni non sono sta­ti resi noti. Fis­san­do una quo­ta di mem­bri che sareb­be­ro sta­ti elet­ti da orga­niz­za­zio­ni cha­vi­ste, come la filo­pa­dro­na­le Cen­tral Boli­va­ria­na Socia­li­sta de Tra­ba­ja­do­res, e attra­ver­so la sovra‑rappresentazione dei distret­ti rura­li, il gover­no si assi­cu­rò in anti­ci­po una mag­gio­ran­za asso­lu­ta di mem­bri anche lad­do­ve aves­se otte­nu­to un voto minoritario.
Nei tre anni in cui è sta­ta ope­ra­ti­va, l’Anc non ha redat­to nes­su­na nuo­va Costi­tu­zio­ne, ben­ché fos­se que­sto l’obiettivo per cui era uffi­cial­men­te nata. Ha inve­ce rimos­so e nomi­na­to auto­ri­tà, revo­ca­to l’immunità par­la­men­ta­re dei depu­ta­ti dell’Assemblea nazio­na­le, pro­mul­ga­to leg­gi per limi­ta­re i dirit­ti demo­cra­ti­ci sta­bi­li­ti nel­la Costi­tu­zio­ne, come la cosid­det­ta “Leg­ge con­tro l’odio” leg­gi per con­sen­ti­re gran­di pri­va­tiz­za­zio­ni e sven­di­ta di risor­se natu­ra­li a socie­tà pri­va­te nazio­na­li e trans­na­zio­na­li, con­vo­ca­to ele­zio­ni frau­do­len­te e modi­fi­ca­to rego­la­men­ti elet­to­ra­li. È sta­ta un brac­cio del pote­re dit­ta­to­ria­le di Maduro.
Il fat­to che l’An sia sta­ta total­men­te svuo­ta­ta del­le sue fun­zio­ni e che un’Anc dai pote­ri illi­mi­ta­ti sia sta­ta sovrap­po­sta ad essa già ren­de­va le ele­zio­ni del 6 dicem­bre una far­sa com­ple­ta. È sta­to in que­sto qua­dro che la mag­gior par­te dell’opposizione, sia quel­la rap­pre­sen­ta­ta nell’An uscen­te che quel­la extra­par­la­men­ta­re e di sini­stra, ha boi­cot­ta­to le ele­zio­ni. Un set­to­re del cen­tro­de­stra, gui­da­to da Capri­les, ha cer­ca­to di nego­zia­re le con­di­zio­ni elet­to­ra­li per par­te­ci­pa­re, ma non ha otte­nu­to signi­fi­ca­ti­ve con­ces­sio­ni dal gover­no. L’Anc è sta­ta sciol­ta solo quan­do il gover­no è sta­to in gra­do di impos­ses­sar­si frau­do­len­te­men­te dell’Assemblea nazionale.

Il gover­no sce­glie i can­di­da­ti uffi­cia­li e anche i pro­pri “oppo­si­to­ri”
Dal 2016, il gover­no ha appro­fon­di­to la sua poli­ti­ca di pro­scri­zio­ne dal­la par­te­ci­pa­zio­ne elet­to­ra­le di can­di­da­ti e par­ti­ti dell’opposizione. Tra le ele­zio­ni del 2015 e quel­le del 2020, il nume­ro dei par­ti­ti nazio­na­li al bal­lot­tag­gio è sce­so da 35 a 26. Ma que­sta cifra di per sé sola è fuor­vian­te. In real­tà, nel­le ele­zio­ni del 2015 i par­ti­ti di oppo­si­zio­ne scel­se­ro di uti­liz­za­re un’unica coa­li­zio­ne uni­ta­ria, com­po­sta da più di 50 par­ti­ti legal­men­te rico­no­sciu­ti. In quell’occasione, l’unico par­ti­to che pre­sen­tò can­di­da­tu­re fuo­ri dal con­trol­lo del gover­no fu il Par­ti­to Comu­ni­sta del Vene­zue­la (Pcv), che, nono­stan­te il soste­gno a Madu­ro, lan­ciò can­di­da­ti cha­vi­sti dis­si­den­ti. Que­sto dis­sen­so limi­ta­to ebbe come con­se­guen­za per­se­cu­zio­ni, licen­zia­men­ti, deten­zio­ni arbi­tra­rie e sopru­si polizieschi.
Otto par­ti­ti han­no com­po­sto la coa­li­zio­ne uffi­cia­le, metà del­la qua­le è sta­ta attri­bui­ta ad agen­ti gover­na­ti­vi attra­ver­so deci­sio­ni giu­di­zia­rie per impe­di­re la pos­si­bi­li­tà di can­di­da­tu­re cha­vi­ste dis­si­den­ti, come accad­de col Pcv (è sta­to così per i par­ti­ti Ppt, Pode­mos, Tupa­ma­ro e Mep). Le restan­ti 17 liste elet­to­ra­li cor­ri­spon­de­va­no a orga­niz­za­zio­ni di oppo­si­zio­ne sot­to­po­ste a mani­po­la­zio­ne da par­te del Tsj o che han­no capi­to­la­to al gover­no. Ad esem­pio, la “Alian­za Demo­crá­ti­ca” era com­po­sta dal­le liste Acción Demo­crá­ti­ca e Copei, par­ti­ti bor­ghe­si tra­di­zio­na­li in cui c’è sta­ta inge­ren­za del Tsj, Avan­za­da Pro­gre­si­sta, orga­niz­za­zio­ne diret­ta dall’ex cha­vi­sta Hen­ri Fal­cón e che si è sot­to­mes­sa al gover­no, e dagli evan­ge­li­ci di estre­ma destra di Espe­ran­za por El Cam­bio, anch’essi lega­ti al cha­vi­smo da cor­ru­zio­ne in affa­ri come il traf­fi­co di car­bu­ran­te. La “Alian­za Vene­zue­la Uni­da” era com­po­sta da Vene­zue­la Uni­da e Volun­tad Popu­lar, entram­be orga­niz­za­zio­ni sot­to­po­ste ad inge­ren­za giu­di­zia­ria, e Pri­me­ro Vene­zue­la, un’organizzazione auto­riz­za­ta dal Tsj a par­te­ci­pa­re a que­sta ele­zio­ne e lega­ta a Luis Par­ra, un depu­ta­to dell’opposizione che si è auto­pro­cla­ma­to pre­si­den­te dell’An nel gen­na­io 2020 con il soste­gno del cha­vi­smo. Si è pre­sen­ta­ta con lo stes­so sim­bo­lo di Pri­me­ro Justi­cia, un’altra orga­niz­za­zio­ne di oppo­si­zio­ne che non ha par­te­ci­pa­to alle elezioni.
La mag­gio­ran­za dei can­di­da­ti del­la pseudo‑opposizione era com­po­sta da per­so­nag­gi total­men­te sco­no­sciu­ti alla gran par­te del­la popo­la­zio­ne. La loro uni­ca fun­zio­ne era quel­la di dare al pro­ces­so elet­to­ra­le una par­ven­za di pluripartitismo.

Il ricat­to del­la fame
Oltre a impe­di­re la par­te­ci­pa­zio­ne indi­pen­den­te alle ele­zio­ni e dis­sua­de­re la mag­gio­ran­za che ripu­dia la dit­ta­tu­ra dall’utilizzare il voto come mez­zo per espri­me­re la pro­pria posi­zio­ne poli­ti­ca, biso­gna­va però anco­ra sot­to­por­re a pres­sio­ni i pochi elet­to­ri che inten­de­va­no vota­re. L’ex mini­stro del ser­vi­zio peni­ten­zia­rio e can­di­da­ta gover­na­ti­va all’An, Iris Vare­la, ha conia­to lo slo­gan “chi non vota sia licen­zia­to”, facen­do dun­que appel­lo al licen­zia­men­to dei dipen­den­ti pubblici.
Il pre­si­den­te dell’Anc, il mili­ta­re Dio­sda­do Cabel­lo, duran­te una mani­fe­sta­zio­ne elet­to­ra­le nel­lo sta­to di Cara­bo­bo ha lan­cia­to un avver­ti­men­to, cini­ca­men­te poi fat­to pas­sa­re per una bat­tu­ta: “Chi non vota, non man­gia. Nien­te cibo per chi non vota”.
In Vene­zue­la, gran par­te del­la popo­la­zio­ne dipen­de dal­la con­ces­sio­ne di buo­ni ali­men­ta­ri per inte­gra­re una die­ta sem­pre più ristret­ta a cau­sa del­la ridu­zio­ne del sala­rio mini­mo a un dol­la­ro al mese. Il 30% dei bam­bi­ni è afflit­to da pro­ble­mi di scar­sa cre­sci­ta a cau­sa del­la mal­nu­tri­zio­ne e il 79% del­le fami­glie non può copri­re il costo del panie­re ali­men­ta­re. Con una con­tra­zio­ne eco­no­mi­ca di oltre il 75% che dal 2013 si è anda­ta accu­mu­lan­do, cre­scen­ti set­to­ri di popo­la­zio­ne dipen­do­no da que­sti sus­si­di sta­ta­li sem­pre più esigui.
Il gover­no ha siste­ma­ti­ca­men­te instal­la­to dei gaze­bo vici­no alle sezio­ni elet­to­ra­li uti­liz­zan­do il “Car­net de la Patria” per con­trol­la­re che i bene­fi­cia­ri del pro­gram­ma ali­men­ta­re sov­ven­zio­na­to Clap stes­se­ro votan­do[1].

Un gaze­bo instal­la­to (in vio­la­zio­ne del­le leg­gi elet­to­ra­li) vici­no a un seggio

Que­sto ricat­to è ser­vi­to a por­ta­re alle urne alcu­ni dei pochi elet­to­ri del­la giornata.

Rap­pre­sen­tan­za non proporzionale
Il Con­si­glio nazio­na­le elet­to­ra­le, desi­gna­to dal Tsj e non dall’Assemblea nazio­na­le come pre­vi­sto inve­ce dal­la Costi­tu­zio­ne, ha aumen­ta­to il nume­ro dei seg­gi da 167 a 277, ma ciò non ha miglio­ra­to la rap­pre­sen­tan­za pro­por­zio­na­le. Il 69,2% dei voti otte­nu­ti dal­la coa­li­zio­ne cha­vi­sta risul­ta sovra­rap­pre­sen­ta­to con 256 depu­ta­ti, cioè il 92% dei seg­gi in liz­za. Gli pseudo‑oppositori del­la Alian­za Demo­crá­ti­ca e del­la Alian­za Vene­zue­la Uni­da han­no otte­nu­to rispet­ti­va­men­te 18 e 2 depu­ta­ti, men­tre l’alleanza cha­vi­sta dis­si­den­te gui­da­ta dal Pcv ha otte­nu­to un solo deputato.
Sen­za alcun rite­gno, il Con­si­glio nazio­na­le elet­to­ra­le ha pure modi­fi­ca­to i risul­ta­ti, addi­rit­tu­ra dopo la loro pub­bli­ca­zio­ne, per favo­ri­re due sedi­cen­ti oppo­si­to­ri che era­no rima­sti sen­za seg­gio, Luis Par­ra e Timo­teo Zambrano.
Se si con­si­de­ra l’astensione, il voto per il cha­vi­smo equi­va­le, secon­do i dati uffi­cia­li, al 20% del tota­le dei votan­ti nel­le liste elet­to­ra­li. La cifra rea­le è anco­ra più bassa.

Il crol­lo dell’opposizione filo‑statunitense
Nel gen­na­io 2019, appro­fit­tan­do del­la natu­ra frau­do­len­ta del­le ele­zio­ni pre­si­den­zia­li del 2018, il pre­si­den­te dell’Assemblea nazio­na­le si è auto­pro­cla­ma­to “pre­si­den­te ad inte­rim”, spon­so­riz­za­to dall’amministrazione Trump. Il semi­sco­no­sciu­to Juan Guai­dó ha susci­ta­to in gran par­te del­la popo­la­zio­ne aspet­ta­ti­ve che però ben pre­sto sono sfu­ma­te. Per mol­to tem­po Guai­dó ha cen­tra­to il suo discor­so sul fat­to che gli Sta­ti Uni­ti e la “comu­ni­tà inter­na­zio­na­le” avreb­be­ro sal­va­to il Pae­se e che biso­gna­va limi­tar­si ad aspet­ta­re. Ha soste­nu­to l’applicazione del­le san­zio­ni petro­li­fe­re che han­no aumen­ta­to la mise­ria che milio­ni di per­so­ne già sta­va­no sof­fren­do a cau­sa del­le poli­ti­che di sac­cheg­gio e semi‑schiavitù appli­ca­te dal cha­vi­smo. Insie­me al suo men­to­re, Leo­pol­do López, ha ten­ta­to di orga­niz­za­re un com­plot­to che in real­tà avreb­be dovu­to esse­re posto in esse­re dagli stes­si mili­ta­ri cha­vi­sti ma che è fal­li­to com’era pre­ve­di­bi­le. Poi è arri­va­to il fia­sco dell’avventura dei mer­ce­na­ri ame­ri­ca­ni nel mag­gio 2020. Il Washing­ton Post ha pub­bli­ca­to il con­trat­to con i mer­ce­na­ri fir­ma­to da Guai­dó e ha avu­to acces­so a un video che regi­stra il momen­to del­la fir­ma. Inol­tre, Guai­dò è sta­to coin­vol­to in tut­ti i tipi di scan­da­li di cor­ru­zio­ne, che lo han­no col­le­ga­to per­si­no a set­to­ri del­la boliborghesia.
I son­dag­gi han­no rispec­chia­to il crol­lo del soste­gno a Guai­dó e han­no espres­so un rifiu­to del­le san­zio­ni eco­no­mi­che sta­tu­ni­ten­si supe­rio­re al 70%.
La rispo­sta di Guai­dó alla far­sa elet­to­ra­le del 6 dicem­bre si è limi­ta­ta alla rea­liz­za­zio­ne di una con­sul­ta­zio­ne elet­tro­ni­ca per disco­no­sce­re il risul­ta­to del­le urne, esten­de­re il man­da­to ormai ter­mi­na­to del par­la­men­to uscen­te e sol­le­ci­ta­re una mag­gio­re inge­ren­za stra­nie­ra. Anche que­sto even­to non ha susci­ta­to l’interesse del­le mas­se popolari.

Con­tro l’ingerenza impe­ria­li­sta e la dit­ta­tu­ra civico‑militare
Non ci sono sta­te gran­di pro­te­ste con­tro la far­sa elet­to­ra­le del 6 dicem­bre. Ma la dit­ta­tu­ra civico‑militare è ben lon­ta­na dal gode­re di una sta­bi­liz­za­zio­ne del suo gover­no. Il Pae­se è in rovi­na, con l’inflazione fuo­ri con­trol­lo e la pro­du­zio­ne nazio­na­le in cadu­ta libe­ra. Ban­de cri­mi­na­li scor­raz­za­no per gran par­te del Pae­se. Ogni set­ti­ma­na ci sono deci­ne di pro­te­ste su tut­to il territorio.
Fra gli allea­ti inter­na­zio­na­li di Madu­ro si anno­ve­ra­no macel­lai rea­zio­na­ri come il dit­ta­to­re siria­no Bashar Al Assad, il regi­me teo­cra­ti­co di estre­ma destra ira­nia­no, il tur­co Recep Erdo­gan o il gang­ster Vla­di­mir Putin. Iro­nia del­la sor­te, anche una par­te del­la sini­stra inter­na­zio­na­le sostie­ne Madu­ro e appro­va le sue poli­ti­che anti­o­pe­ra­ie e anti­po­po­la­ri sot­to la ban­die­ra di un fal­so “antim­pe­ria­li­smo” e per­si­no “socia­li­smo”. Non c’è nul­la di più lon­ta­no dal socia­li­smo che la poli­ti­ca di pri­va­tiz­za­zio­ne e sac­cheg­gio con­dot­ta da Madu­ro e dai suoi mili­ta­ri cor­rot­ti, con le sue con­se­guen­ze di estre­ma disu­gua­glian­za sociale.
Come affer­ma­to dal Par­ti­to Socia­li­smo e Liber­tà, dall’opposizione di sini­stra: «Al popo­lo vene­zue­la­no resta una sola stra­da, quel­la del­la lot­ta e del­la mobi­li­ta­zio­ne. È impe­ra­ti­vo orga­niz­zar­ci nel­le comu­ni­tà, nel­le fab­bri­che, nel­le azien­de e nel­le uni­ver­si­tà. Uni­re le diver­se lot­te che i lavo­ra­to­ri stan­no por­tan­do avan­ti e cer­ca­re di con­net­ter­ci con le pro­te­ste che le comu­ni­tà stan­no facen­do con­tro i pes­si­mi ser­vi­zi pub­bli­ci».
Dai set­to­ri rivo­lu­zio­na­ri e demo­cra­ti­ci dob­bia­mo con­ti­nua­re a denun­cia­re le san­zio­ni eco­no­mi­che degli Usa che dis­san­gua­no il Vene­zue­la, sen­za ces­sa­re di difen­de­re le liber­tà demo­cra­ti­che del popo­lo vene­zue­la­no, basa­te sul dirit­to ele­men­ta­re all’alimentazione e ad un sala­rio non mera­men­te sim­bo­li­co in cam­bio del­la gior­na­ta lavo­ra­ti­va. Sareb­be dav­ve­ro signi­fi­ca­ti­vo se la sini­stra sta­tu­ni­ten­se si demar­cas­se dai visi­ta­to­ri “pro­gres­si­sti” che visi­ta­no il Pae­se per scri­ve­re elo­gi alla dit­ta­tu­ra e far­si sel­fie in risto­ran­ti alla moda[2]; se colo­ro che si dichia­ra­no antim­pe­ria­li­sti denun­cias­se­ro azien­de sta­tu­ni­ten­si ed euro­pee come Che­vron e Total che paga­no sti­pen­di infe­rio­ri a 15 dol­la­ri al mese ai lavo­ra­to­ri vene­zue­la­ni del petro­lio, appro­fit­tan­do del­le con­di­zio­ni lavo­ra­ti­ve di semi­schia­vi­tù impo­ste da Madu­ro. Alzia­mo la voce in favo­re dei dete­nu­ti poli­ti­ci come Rod­ney Álva­rez, un ope­ra­io incar­ce­ra­to da più di nove anni sen­za pro­ces­so. per gli ope­rai petro­li­fe­ri arre­sta­ti, come Bar­to­lo Guer­ra, Arye­nis Tor­real­ba e Alfre­do Chi­ri­nos, e per gli atti­vi­sti di sini­stra vit­ti­me di spa­ri­zio­ni for­za­te, come Alce­do Mora, per i lea­der indi­ge­ni ucci­si dal­la poli­zia cha­vi­sta, come Sabi­no Rome­ro, o per le miglia­ia di gio­va­ni giu­sti­zia­ti in modo extra­giu­di­zia­le ogni anno dagli squa­dro­ni del­la mor­te chavisti.


(Tra­du­zio­ne di Andrea Di Benedetto)


Note

[1] Il “Car­net del­la Patria” è una sor­ta di tes­se­ra anno­na­ria elet­tro­ni­ca che, oltre a ser­vi­re per rice­ve­re i sus­si­di ali­men­ta­ri, vie­ne uti­liz­za­ta per paga­re i ser­vi­zi di base (elet­tri­ci­tà, tele­fo­no, gas). Poi­ché con­tie­ne anche i dati iden­ti­fi­ca­ti­vi del tito­la­re, può esse­re usa­ta anche per vota­re: e infat­ti, il “sug­ge­ri­men­to” del gover­no attra­ver­so i gaze­bo posti vici­no alle urne era pro­prio di uti­liz­zar­la a que­sto sco­po. In tal modo, risul­ta faci­le “asso­cia­re” il voto ai sus­si­di ali­men­ta­ri. E in que­sto sta il ricat­to di cui si par­la nel testo: se nel “Car­net” non c’è trac­cia di par­te­ci­pa­zio­ne al voto, vie­ne minac­cia­to il dirit­to all’elargizione del buo­no ali­men­ta­re. Insom­ma, è fin trop­po age­vo­le rite­ner­lo un siste­ma di con­trol­lo socia­le [Ndt].
[2] Basti pen­sa­re al poli­to­lo­go “di sini­stra” Igna­cio Ramo­net, già diret­to­re di Le Mon­de Diplo­ma­ti­que, che rea­liz­za ogni anno un’intervista a Madu­ro, in cui con aria com­pli­ce lo blan­di­sce riem­pien­do­lo di com­pli­men­ti, men­tre l’altro si com­pia­ce di tan­ta atten­zio­ne. Chi aves­se voglia di assi­ste­re alla pan­to­mi­ma rea­liz­za­ta lo scor­so 1° gen­na­io può far­lo acce­den­do a que­sto link [Ndt].