Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Bolivia, Politica internazionale: America Latina

L’inesistente “golpe” nel fantastico mondo del “socialismo andino”

La scheda per le elezioni presidenziali in Bolivia

Dopo le elezioni in Bolivia

L’inesistente “golpe” nel fantastico mondo del “socialismo andino”

Verso la stabilizzazione: dal nazionalismo borghese di Evo Morales al regime democratico‑borghese di Luis Arce


Vale­rio Torre

 

Men­tre scri­via­mo, il Tri­bu­na­le Supre­mo Elet­to­ra­le di Boli­via (Tse) ha appe­na ter­mi­na­to lo spo­glio dei voti, da cui è emer­so che Luis Arce, il can­di­da­to del Mas (il par­ti­to di Evo Mora­les), è sta­to elet­to pre­si­den­te con oltre il 55%, a fron­te di un risul­ta­to di poco infe­rio­re al 29% del­lo sfi­dan­te Car­los Mesa, rap­pre­sen­tan­te di una coa­li­zio­ne di cen­tro­de­stra. Esat­ta­men­te il 14% per l’altro con­cor­ren­te, Luis Fer­nan­do Cama­cho, can­di­da­to dell’estrema destra reazionaria.
L’estrema len­tez­za nel con­teg­gio del­le sche­de non è sta­ta dovu­ta, come pure con una buo­na dose di impres­sio­ni­smo e com­plot­ti­smo qual­cu­no ha soste­nu­to, alla volon­tà di “oscu­ra­re” quel­la che anda­va pro­fi­lan­do­si come una vit­to­ria ine­qui­vo­ca­bi­le di Arce e, se pos­si­bi­le, dare tem­po agli scon­fit­ti per pre­pa­ra­re qual­che arti­fi­cio truf­fal­di­no (oppu­re vio­len­to) per ribal­ta­re il risul­ta­to. Al con­tra­rio, si è trat­ta­to di una moda­li­tà scel­ta d’intesa fra tut­ti i can­di­da­ti su pro­po­sta del Tse, che ha mes­so da par­te il siste­ma di con­teg­gio rapi­do che alle ele­zio­ni dell’anno pas­sa­to ha con­sen­ti­to i bro­gli elet­to­ra­li su cui Evo Mora­les ave­va costrui­to la pro­pria rie­le­zio­ne, pri­ma di rinun­cia­re alla cari­ca sot­to la spin­ta del­le pro­te­ste popo­la­ri[1].
Però, sco­po di quest’articolo non è tan­to com­men­ta­re l’esito del voto, che per la sua magni­tu­di­ne è sta­to chia­ro da pochis­si­me ore dopo l’inizio del­lo spo­glio sul­la base degli exit poll. Inten­dia­mo, inve­ce, rial­lac­cian­do­ci all’analisi che rea­liz­zam­mo un anno fa[2], appro­fon­di­re il tema che in quel­la sede avan­zam­mo rie­sa­mi­nan­do­lo alla luce di que­ste ele­zio­ni che han­no visto il ritor­no al pote­re del Mas.

L’inesistente “gol­pe” e la fer­vi­da fan­ta­sia del­la sinistra
L’asse cen­tra­le del nostro scrit­to richia­ma­to nel­la nota 1 era che in Boli­via non si era pro­dot­to nes­sun col­po di sta­to. Con­tra­ria­men­te a ciò che soste­ne­va la stra­gran­de mag­gio­ran­za del­le orga­niz­za­zio­ni nazio­na­li e inter­na­zio­na­li di sini­stra (sia rifor­mi­sta che rivo­lu­zio­na­ria), abbia­mo affer­ma­to che non era sta­to un “gol­pe” a desti­tui­re Mora­les, ma che quest’ultimo, dopo aver per­so – a cau­sa del­la cat­ti­va gestio­ne del pote­re – l’appoggio di tut­te le for­ze sin­da­ca­li e popo­la­ri che l’avevano por­ta­to al gover­no, non­ché del­le for­ze arma­te, visto­si iso­la­to si era dimes­so volon­ta­ria­men­te. Lo stes­so ave­va­no fat­to altri per­so­nag­gi di spic­co del Mas e del suo ese­cu­ti­vo. In que­sto vuo­to di pote­re si era inse­ri­ta la vice­pre­si­den­te del Sena­to, Jea­ni­ne Áñez, rap­pre­sen­tan­te del­la destra boli­via­na, auto­pro­cla­ma­ta­si Capo di Sta­to ad inte­rim e pre­si­den­te di un gover­no prov­vi­so­rio. In que­sta con­fu­sa situa­zio­ne si veri­fi­ca­va­no intan­to scon­tri e vio­len­ze fra i soste­ni­to­ri dei diver­si par­ti­ti, con la poli­zia che – schie­ra­ta­si con le pro­te­ste degli oppo­si­to­ri di Evo – inter­ve­ni­va pesan­te­men­te nei con­fron­ti dei sim­pa­tiz­zan­ti del Mas[3]. Il gover­no inse­dia­to­si, ovvia­men­te, incar­na­va gli inte­res­si del­la destra rea­zio­na­ria del­le regio­ni del­la c.d. “Media Luna”, cioè i ter­ri­to­ri più ric­chi del­la Boli­via, dove sono inse­dia­te le prin­ci­pa­li atti­vi­tà pro­dut­ti­ve e le éli­te bian­che del Paese.
L’analisi mar­ca­ta­men­te impres­sio­ni­sti­ca del­la stra­gran­de mag­gio­ran­za del­la sini­stra mon­dia­le l’ha por­ta­ta, con una let­tu­ra “cam­pi­sta” del­le dina­mi­che svi­lup­pa­te­si in Boli­via a par­ti­re dal­la sali­ta al pote­re di Mora­les, a far­si soste­ni­tri­ce del­la teo­ria del “gol­pe” orche­stra­to dall’imperialismo ai dan­ni del “socia­li­smo andi­no” pro­pu­gna­to dal Mas. E inve­ce, agli argo­men­ti con cui abbia­mo soste­nu­to che non si era veri­fi­ca­to alcun col­po di sta­to non è sta­to con­trap­po­sto nes­sun vali­do ragio­na­men­to che potes­se con­fu­ta­re la nostra tesi. Anzi, tut­to ciò che è acca­du­to da un anno a que­sta par­te, e cioè dal­la cadu­ta di Evo all’elezione di Arce pas­san­do per il gover­no di Áñez, con­fer­ma ine­qui­vo­ca­bil­men­te le nostre conclusioni.
Le rie­sa­mi­ne­re­mo, per­ciò, alla luce di que­sti avvenimenti.

Le doman­de non risposte
Par­tia­mo dal­la rinun­cia di Evo Mora­les. Come abbia­mo soste­nu­to nell’articolo indi­ca­to nel­la nota 1, egli si dimi­se dopo ave­re per­so l’appoggio del più gran­de e sto­ri­ca­men­te impor­tan­te sin­da­ca­to boli­via­no, la Cob (Cen­tral Obre­ra Boli­via­na)[4], e del­le orga­niz­za­zio­ni popo­la­ri e indi­ge­ne che da sem­pre gli era­no sta­te vici­ne, oltre che del­le for­ze arma­te (che solo fino a poche set­ti­ma­ne pri­ma veni­va­no con­si­de­ra­te la “colon­na ver­te­bra­le rivo­lu­zio­na­ria” del Pae­se). Non solo: gli si pro­nun­cia­ro­no con­tro i sin­da­ca­ti dei mina­to­ri, cioè la clas­se ope­ra­ia più for­te del­la Boli­via. La Fede­ra­ción Sin­di­cal de Tra­ba­ja­do­res Mine­ros de Boli­via (Fstmb), per boc­ca del suo prin­ci­pa­le diri­gen­te, Orlan­do Gui­tér­rez, chie­se espres­sa­men­te a Mora­les che si faces­se da par­te con que­ste ine­qui­vo­ca­bi­li paro­le: «La rinun­cia è ine­vi­ta­bi­le, com­pa­gno Pre­si­den­te. Dob­bia­mo lascia­re nel­le mani del popo­lo il gover­no nazio­na­le … La tua gestio­ne è ter­mi­na­ta»[5]. Allo stes­so modo si rego­la­ro­no la Fede­ra­ción Nacio­nal de Coo­pe­ra­ti­vas Mine­ras de Boli­via (Fen­co­min) e la Fede­ra­ción de Coo­pe­ra­ti­vas Mine­ras de Poto­sí (Fede­co­min).

Dun­que, il ner­bo del­la clas­se ope­ra­ia boli­via­na ave­va vol­ta­to le spal­le a colui che tan­te aspet­ta­ti­ve ave­va susci­ta­to fra le mas­se popolari.
Dopo le dimis­sio­ni di Mora­les, si dimi­se anche il con­tro­ver­so vice­pre­si­den­te, Álva­ro Gar­cía Line­ra; sic­ché per pro­ce­di­men­to costi­tu­zio­na­le dove­va esse­re la pre­si­den­te del Sena­to ad assu­me­re l’incarico. Ma Adria­na Sal­va­tier­ra, anch’essa espo­nen­te del Mas, pen­sò bene di dimet­ter­si pure lei[6]. In man­can­za per­fi­no del pre­si­den­te del­la Came­ra, anch’egli dimis­sio­na­rio, suben­trò nel­la linea di suc­ces­sio­ne la vice­pre­si­den­te del Sena­to Jea­ni­ne Áñez, che assun­se infi­ne l’incarico di Capo del­lo Sta­to per for­ma­re un gover­no provvisorio.
Apri­ti cie­lo! Tut­te le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra inter­na­zio­na­le qua­li­fi­ca­ro­no subi­to Áñez come un’usurpatrice e a capo di un gover­no gol­pi­sta. Pec­ca­to che fu lo stes­so Mas, che intan­to con­ser­va­va una soli­da mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re, ad esse­re di diver­so avvi­so e a con­si­de­ra­re quel­lo di Áñez come un “gover­no legit­ti­mo”[7].
E allo­ra, già a que­sto pun­to occor­re por­si qual­che doman­da. Come può rite­ner­si, in pre­sen­za del­le cir­co­stan­ze fin qui descrit­te, che fos­si­mo in pre­sen­za di un gol­pe mili­ta­re (o, come qual­cu­no ha soste­nu­to, civico‑militare)? Da quan­do in qua un col­po di sta­to ad ope­ra dei mili­ta­ri lascia intat­te le for­me isti­tu­zio­na­li del­la demo­cra­zia bor­ghe­se e, soprat­tut­to, con­ser­va a colo­ro che sareb­be­ro sta­ti “spo­de­sta­ti” una soli­da mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re? Qua­le gol­pe rea­zio­na­rio, sto­ri­ca­men­te, ha lascia­to ampia liber­tà di pro­pa­gan­da, agi­ta­zio­ne e orga­niz­za­zio­ne alle for­ze poli­ti­che e sin­da­ca­li che soste­ne­va­no il gover­no depo­sto? In qua­le regi­me diret­to da mili­ta­ri si è assi­sti­to ad una nor­ma­le atti­vi­tà par­la­men­ta­re in cui la mag­gio­ran­za (il Mas) e la mino­ran­za (gli altri par­ti­ti) dibat­to­no nel­le aule par­la­men­ta­ri un dise­gno di leg­ge per por­ta­re il Pae­se a nuo­ve ele­zio­ni il più rapi­da­men­te pos­si­bi­le? E dove mai si è visto che gol­pi­sti con­sen­tis­se­ro frat­tan­to l’elezione a pre­si­den­ti di entram­be le Came­re di due rap­pre­sen­tan­ti del par­ti­to estro­mes­so dal governo?
Con qua­li argo­men­ti pre­ten­de­reb­be­ro di rispon­de­re a que­ste doman­de, dal­la logi­ca strin­gen­te, colo­ro che, a sini­stra, han­no addi­rit­tu­ra rite­nu­to che quel­lo Áñez era un gover­no “fasci­sta”, o nel miglio­re dei casi una dit­ta­tu­ra mili­ta­re simi­le a quel­le di Pino­chet o di Vide­la? Sareb­be sta­to o no cor­ret­to, se que­sta carat­te­riz­za­zio­ne fos­se sta­ta rispon­den­te alla real­tà, che la mili­tan­za del Mas e dei sin­da­ca­ti del­la Cob e del­la Fstmb fos­se pas­sa­ta alla clan­de­sti­ni­tà come fece­ro quel­le del Cile e dell’Argentina? Per­ché, di fron­te a una pre­te­sa dit­ta­tu­ra mili­ta­re, le orga­niz­za­zio­ni di base non agi­ta­ro­no la paro­la d’ordine “abbas­so la dit­ta­tu­ra” chia­man­do i lavo­ra­to­ri e le mas­se popo­la­ri a sol­le­var­si e cer­ca­re di rovesciarla?
Nei qua­si dodi­ci mesi che sono tra­scor­si dal­le dimis­sio­ni di Mora­les alle nuo­ve ele­zio­ni, le for­ze del­la sini­stra inter­na­zio­na­le che han­no dato fia­to alla nar­ra­zio­ne del “gol­pe” e del “gover­no dit­ta­to­ria­le impo­sto dall’imperialismo sta­tu­ni­ten­se” non han­no sapu­to e potu­to rispon­de­re a que­ste doman­de. Anzi, dopo il risul­ta­to elet­to­ra­le, con incre­di­bi­le fac­cia tosta e tut­te gon­go­lan­ti han­no ripre­so e rilan­cia­to quel­la nar­ra­zio­ne strom­baz­zan­do che “la demo­cra­zia ha vin­to sull’imperialismo” e che “il popo­lo boli­via­no si è ripre­so la pro­pria sovranità”.

Il “gol­pe” alla pro­va dell’esito elettorale
Ma non sono sta­te solo le cir­co­stan­ze fin qui descrit­te a depor­re con­tro la tesi del “col­po di sta­to”. Anche lo svol­gi­men­to stes­so del­le ele­zio­ni di quest’anno dimo­stra che il gover­no Áñez non era affat­to “gol­pi­sta”, né incar­na­va una dit­ta­tu­ra mili­ta­re. Sul­la sola base degli exit poll, sen­za nean­che atten­de­re l’esito del­lo scru­ti­nio, la pre­si­den­te ad inte­rim rico­no­sce­va imme­dia­ta­men­te Arce come vincitore.

Non era da meno un illu­stre rap­pre­sen­tan­te di quell’imperialismo sta­tu­ni­ten­se che avreb­be – secon­do la nar­ra­zio­ne “tos­si­ca” qui con­te­sta­ta – ete­ro­di­ret­to il “gol­pe”. A Michael G. Kozak, respon­sa­bi­le dell’Ufficio per gli affa­ri dell’emisfero occi­den­ta­le del Dipar­ti­men­to di Sta­to Usa, sono basta­ti i pri­mis­si­mi exit poll per con­gra­tu­lar­si con il neoe­let­to pre­si­den­te boli­via­no[8].

E così pure, lo sfi­dan­te, Car­los Mesa, imme­dia­ta­men­te rico­no­sce­va di fat­to la pro­pria scon­fit­ta pro­cla­man­do­si a capo dell’opposizione parlamentare.

E dun­que, come è pos­si­bi­le con­ti­nua­re a par­la­re di “gol­pe” e di “dit­ta­tu­ra mili­ta­re” quan­do i pre­sun­ti “usur­pa­to­ri” e i loro soste­ni­to­ri inter­na­zio­na­li non han­no atte­so nem­me­no i risul­ta­ti defi­ni­ti­vi per rico­no­sce­re la vit­to­ria schiac­cian­te di colo­ro che meno di un anno pri­ma essi avreb­be­ro “vio­len­te­men­te spo­de­sta­to”? In qua­le regi­me dit­ta­to­ria­le ven­go­no invi­ta­te isti­tu­zio­ni inter­na­zio­na­li qua­li osser­va­to­ri del pro­ces­so elet­to­ra­le, e sot­to gli occhi di que­ste (Unio­ne Inte­ra­me­ri­ca­na degli Orga­ni­smi Elet­to­ra­li, Orga­niz­za­zio­ne degli Sta­ti Ame­ri­ca­ni, Cen­tro Car­ter, Unio­ne Euro­pea, Dipar­ti­men­to dell’Onu e Par­la­men­to del Mer­co­sur) le ope­ra­zio­ni si svol­go­no «sen­za con­trat­tem­pi e con tran­quil­li­tà»?
E anco­ra, se Áñez era una pre­si­den­te “gol­pi­sta”, com’è che è basta­to al Mas appro­va­re in par­la­men­to – addi­rit­tu­ra pri­ma anco­ra del­le ele­zio­ni! – una mozio­ne di cen­su­ra con­tro il poten­tis­si­mo e fero­ce mini­stro (anch’egli “gol­pi­sta”) Artu­ro Muril­lo per otte­ne­re che venis­se rimos­so dall’incarico[9]? Allo­ra è dav­ve­ro così sem­pli­ce com­bat­te­re con­tro le dit­ta­tu­re militari?
E infi­ne, se la coa­li­zio­ne elet­to­ra­le scon­fit­ta nel­le urne era il frut­to di un “col­po di sta­to” che ave­va instau­ra­to un “regi­me di dit­ta­tu­ra mili­ta­re”, com’è pos­si­bi­le che il vin­ci­to­re alle ele­zio­ni, Luis Arce, abbia subi­to dichia­ra­to che sua inten­zio­ne è quel­la di for­ma­re un ese­cu­ti­vo di uni­tà nazio­na­le, e dun­que in allean­za pro­prio con quei “gol­pi­sti” che solo undi­ci mesi pri­ma avreb­be­ro cac­cia­to con la for­za il Mas ed Evo Mora­les dal gover­no del Paese?


Nono­stan­te (e, for­se, “con­tro”) Evo
Cer­chia­mo allo­ra di fare un po’ d’ordine dopo aver mes­so da par­te que­sta colos­sa­le scioc­chez­za del “col­po di sta­to”: una stan­ca lita­nia che non fa altro che dislo­ca­re le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra inter­na­zio­na­le che la sosten­go­no nel cam­po del nazio­na­li­smo bor­ghe­se[10].
Comin­cia­mo col dire che all’interno del Mas è venu­ta alla luce, e si è con­so­li­da­ta nell’ultimo anno, una pro­fon­da avver­sio­ne nei con­fron­ti di Evo Mora­les e del suo vice dell’epoca, Álva­ro Gar­cía Line­ra, rite­nu­ti respon­sa­bi­li del­la per­di­ta di con­sen­si fra le clas­si lavo­ra­tri­ci e, soprat­tut­to, le popo­la­zio­ni indi­ge­ne, che han­no inte­gra­to nel tem­po la base di mas­sa del par­ti­to. Que­sta avver­sio­ne non era altro che il rifles­so di ciò che era emer­so pro­prio in quel­la base di mas­sa, e cioè il ripu­dio del­le poli­ti­che con cui Evo ha costrui­to il pro­prio pote­re appog­gian­do­si non già sul­le clas­si popo­la­ri, ma sul­la bor­ghe­sia capi­ta­li­sta, in par­ti­co­la­re dell’agrobusiness: poli­ti­che che sono sta­te vis­su­te come il tra­di­men­to del pro­gram­ma ori­gi­na­rio del Mas e del­le aspet­ta­ti­ve che que­sto ave­va susci­ta­to. Oggi, all’interno del par­ti­to c’è un for­te dibat­ti­to sull’eventuale ritor­no di Mora­les in patria, con un con­si­sten­te set­to­re che è con­tra­rio[11]. Del resto, Luis Arce è sta­to mol­to chia­ro: «Nes­su­no disco­no­sce­rà il ruo­lo che Evo ha avu­to, soprat­tut­to a livel­lo inter­na­zio­na­le. Ma que­sto non signi­fi­ca che gover­ne­rà. Sarò io a gover­na­re»[12].
C’è sta­to biso­gno di un enor­me lavo­ro di rico­stru­zio­ne del­la fidu­cia del­le mas­se indi­ge­ne degli alti­pia­ni e del­le val­li andi­ne nei con­fron­ti del Mas: un lavo­ro di rites­si­tu­ra dei rap­por­ti che è rica­du­to sul­le spal­le del can­di­da­to a vice­pre­si­den­te, David Cho­que­huan­ca, che ha per­cor­so in lun­go e in lar­go le comu­ni­tà ori­gi­na­rie costruen­do la pro­pria can­di­da­tu­ra come quel­la di un uomo non di appa­ra­to; e, in quan­to tale, con­trap­po­sta a quel­la dei set­to­ri del Mas affi­ni a Evo Mora­les e Gar­cía Line­ra, dai qua­li in pas­sa­to egli era sta­to discri­mi­na­to. Ha svol­to, insom­ma, gra­zie anche alle pro­prie radi­ci di etnia ayma­ra, un impor­tan­te ruo­lo di “ricon­ci­lia­zio­ne” con tut­ta l’area rura­le di La Paz, che alla fine è risul­ta­to deci­si­vo per il respon­so nel­le urne[13].
Cho­que­huan­ca sareb­be sta­to il can­di­da­to pre­si­den­te idea­le in que­sto sen­so, anche in quan­to espres­sio­ne dei set­to­ri “non‑evisti” del Mas. Tut­ta­via, il peso che anco­ra con­ser­va Mora­les nel par­ti­to ha por­ta­to a una solu­zio­ne di com­pro­mes­so, sfo­cia­ta nel­la can­di­da­tu­ra di Arce a pre­si­den­te e quel­la di Cho­que­huan­ca come vice. E del­le dif­fe­ren­ze e con­trap­po­si­zio­ni che oggi si agi­ta­no all’interno del Mas si è avu­ta un’eco nel­le pri­me dichia­ra­zio­ni di Arce dopo la vit­to­ria, quan­do ha fat­to tra­pe­la­re una timi­da con­sa­pe­vo­lez­za degli erro­ri com­mes­si nel­la pas­sa­ta gestio­ne del pote­re. Ecco per­ché «il Mas non ha vin­to per Evo, ma nono­stan­te Evo»[14]: la qual cosa costi­tui­sce la scon­fes­sio­ne più com­ple­ta di quan­to, anche a sini­stra, è sta­to det­to; e cioè, che il voto così mas­sic­cio per il Mas rap­pre­sen­te­reb­be la dimo­stra­zio­ne che Evo Mora­les non archi­tet­tò bro­gli elet­to­ra­li nel 2019 per vin­ce­re. In altri ter­mi­ni, si sostie­ne, il peso elet­to­ra­le – oggi – del Mas pro­va che non c’era biso­gno – allo­ra – di bro­gli per vincere.
Al con­tra­rio! È pro­prio la vit­to­ria del duo Arce‑Choquehuanca a for­ni­re la dimo­stra­zio­ne che il distac­co da Evo di impor­tan­ti set­to­ri di mas­sa lo indus­se­ro a un esca­mo­ta­ge pur di esse­re anco­ra una vol­ta rie­let­to. Sareb­be inve­ce basta­to che Mora­les aves­se rispet­ta­to la Costi­tu­zio­ne che gli impe­di­va di rican­di­dar­si; non aves­se indet­to un refe­ren­dum per supe­ra­re il divie­to; aven­do­lo per­so, non aves­se fat­to ricor­so a una Cor­te di giu­sti­zia addo­me­sti­ca­ta per far­si bef­fe del­la volon­tà popo­la­re; sareb­be insom­ma basta­to che si fos­se fat­to demo­cra­ti­ca­men­te da par­te come chie­de­va­no impor­tan­ti set­to­ri del­la sua base per­ché il Mas, “cam­bian­do caval­lo” potes­se vin­ce­re – come quest’anno – le ele­zio­ni. Avreb­be, peral­tro, evi­ta­to che una destra par­ti­co­lar­men­te rea­zio­na­ria, come quel­la di Cama­cho, rial­zas­se la testa.

Dopo la vit­to­ria: ma chi è, dav­ve­ro, Arce?
Ma oltre all’importante lavo­ro di ricu­ci­tu­ra di Cho­que­huan­ca, altre con­di­zio­ni sono sta­te deter­mi­nan­ti nel­la scon­fit­ta di Mesa e del­la sua coa­li­zio­ne di cen­tro­de­stra. Innan­zi­tut­to, una cat­ti­va gestio­ne pub­bli­ca duran­te gli undi­ci mesi di gover­no; un’instabilità mar­ca­ta del­la com­pa­gi­ne gover­na­ti­va con le dimis­sio­ni e la sosti­tu­zio­ne di diver­si mini­stri; l’emergere del­le stes­se dina­mi­che di cor­ru­zio­ne che si era­no veri­fi­ca­te duran­te il perio­do di gover­no del Mas; una pes­si­ma con­du­zio­ne dell’economia, soprat­tut­to duran­te l’attuale emer­gen­za sani­ta­ria, che ha get­ta­to nel­la mise­ria inte­re fet­te di popo­la­zio­ne; la per­ce­zio­ne gene­ra­liz­za­ta a livel­lo di mas­sa che un gover­no di cen­tro destra sareb­be potu­to risul­ta­re per­si­no peg­gio­re di un ese­cu­ti­vo a gui­da Mas[15]; le for­ti divi­sio­ni nel cam­po del­la destra, e, da ulti­mo, una cam­pa­gna elet­to­ra­le pres­so­ché pas­si­va di Car­los Mesa[16].
Tut­to ciò ha por­ta­to alla schiac­cian­te – e inat­te­sa per tut­ti gli ana­li­sti – vit­to­ria al pri­mo tur­no di Arce: che però, pur aven­do avu­to la mag­gio­ran­za in entram­bi i rami del par­la­men­to, suf­fi­cien­te per l’ordinaria ammi­ni­stra­zio­ne, a dif­fe­ren­za del­la pre­ce­den­te com­po­si­zio­ne par­la­men­ta­re non è riu­sci­to ad otte­ne­re quel­la dei due ter­zi, neces­sa­ria per le più impor­tan­ti deci­sio­ni da assu­me­re. Que­sto com­por­te­rà una costan­te e obbli­ga­ta nego­zia­zio­ne con i par­ti­ti dell’opposizione[17].
Come abbia­mo accen­na­to, la can­di­da­tu­ra di Luis Arce ha rap­pre­sen­ta­to una solu­zio­ne di com­pro­mes­so tra le due ten­den­ze che si sono mani­fe­sta­te all’interno del Mas. Ma il neoe­let­to pre­si­den­te, ben­ché si dia arie da “mar­xi­sta”, è sostan­zial­men­te un “tec­ni­co”, un eco­no­mi­sta di taglio acca­de­mi­co che ha lavo­ra­to dal 1987 al 2005 nel­la Ban­ca Cen­tra­le di Boli­via, svol­gen­do inca­ri­chi che gli val­se­ro nel 2006 la nomi­na a mini­stro dell’Economia da par­te di Evo Mora­les[18]. Ha svol­to quest’incarico seguen­do poli­ti­che eco­no­mi­che orto­dos­se – tan­to che alcu­ni lo han­no defi­ni­to “un neo­li­be­ri­sta che non è usci­to allo sco­per­to”[19] – ma che, com­pli­ci gli altis­si­mi prez­zi del­le mate­rie pri­me di cui il sot­to­suo­lo boli­via­no è pie­no, han­no fat­to sì che la pover­tà estre­ma del­la popo­la­zio­ne si ridu­ces­se dal 38,2% al 15,2%[20].

Luis Arce

Tali poli­ti­che, di stret­to con­trol­lo del­la spe­sa pub­bli­ca ma di par­ti­co­la­re favo­re per le impre­se mul­ti­na­zio­na­li di sfrut­ta­men­to del­le risor­se ener­ge­ti­che, han­no crea­to una note­vo­le sta­bi­li­tà eco­no­mi­ca e finan­zia­ria del Pae­se e sono risul­ta­te gra­di­te ai cir­co­li del capi­ta­li­smo inter­na­zio­na­le, vista la cre­sci­ta costan­te del Pil che ha reso la Boli­via un luo­go dove gli inve­sti­men­ti appa­io­no remunerativi.

Il nazio­na­li­smo bor­ghe­se di Evo ver­so la dilui­zio­ne in un regi­me democratico‑borghese
Que­sta è la ragio­ne per cui l’elezione di Arce alla pre­si­den­za del­la repub­bli­ca, seb­be­ne sia mal vista dal­la destra più rea­zio­na­ria e raz­zi­sta del­le regio­ni del­la Media Luna (rap­pre­sen­ta­ta da Luis Cama­cho), è inve­ce mol­to ben gra­di­ta dal set­to­re impren­di­to­ria­le, che pen­sa di poter fare buo­ni affa­ri in un Pae­se gover­na­to da un tec­ni­co spe­ri­men­ta­to, sul­la base di poli­ti­che eco­no­mi­che accor­te e osser­van­ti dei prin­ci­pi del­la “buo­na ammi­ni­stra­zio­ne” e dell’ortodossia capi­ta­li­sti­ca, e, soprat­tut­to, su uno sfon­do di pace socia­le che inve­ce l’altra par­te non avreb­be sapu­to garantire.
Ecco per­ché la Con­fe­de­ra­ción de Empre­sa­rios Pri­va­dos de Boli­via (l’equivalente del­la nostra Con­fin­du­stria), oltre a con­gra­tu­lar­si con Arce e Cho­que­huan­ca per la loro ele­zio­ne, si è da subi­to «dichia­ra­ta dispo­ni­bi­le a soste­ne­re gli sfor­zi e le ini­zia­ti­ve sta­ta­li, nell’elaborazione e la rea­liz­za­zio­ne di poli­ti­che glo­ba­li in ambi­to eco­no­mi­co, soprat­tut­to per la riat­ti­va­zio­ne del set­to­re pro­dut­ti­vo e la ripre­sa dell’occupazione»[21].
Del resto, in un’intervista di pochi gior­ni fa, con­ces­sa dopo la vit­to­ria, Arce è sta­to chia­ro rispet­to al suo rap­por­to con gli indu­stria­li: «Con­ti­nue­re­mo con il nostro model­lo eco­no­mi­co, che a loro ha frut­ta­to mol­to eco­no­mi­ca­men­te. […] Ciò che non pos­so­no nega­re è che il perio­do in cui sono sta­to mini­stro io è sta­to quel­lo più red­di­ti­zio che abbia­no mai avu­to. Han­no aumen­ta­to il flus­so del­la loro ric­chez­za»[22]. Ecco: una “con­fes­sio­ne” così spon­ta­nea, fat­ta con tan­to can­do­re, vale mil­le vol­te più di mil­le argo­men­ti per con­fu­ta­re che il Mas ed Evo Mora­les abbia­no instau­ra­to in Boli­via un “socia­li­smo andi­no”. E vale ancor di più per com­bat­te­re la colos­sa­le scioc­chez­za del “gol­pe” orche­stra­to dall’imperialismo per rove­scia­re un sif­fat­to “regi­me socialista”.
Dopo le ele­zio­ni, gli ana­li­sti stan­no già ipo­tiz­zan­do che, a fron­te dei dati macro‑economici in for­te calo[23], il nuo­vo gover­no dovrà esse­re impron­ta­to all’austerità, dovrà ridur­re le spe­se desti­nan­do gli inve­sti­men­ti pub­bli­ci a pro­get­ti red­di­ti­zi, più che alla doman­da inter­na, e aumen­ta­re la pro­dut­ti­vi­tà; e avan­za­no tali ipo­te­si segna­lan­do peral­tro che il model­lo eco­no­mi­co appli­ca­to da Arce quan­do era mini­stro si basa­va su prez­zi del petro­lio a 130 dol­la­ri, men­tre oggi il greg­gio è quo­ta­to a 30.
Del resto, il neoe­let­to pre­si­den­te ha dimo­stra­to – ove ce ne fos­se sta­to biso­gno – la sua “com­pa­ti­bi­li­tà” con il capi­ta­li­smo inter­na­zio­na­le quan­do, alla doman­da se per repe­ri­re le risor­se neces­sa­rie all’applicazione del suo pro­gram­ma eco­no­mi­co farà ricor­so a una mora­to­ria del paga­men­to del debi­to pub­bli­co, ha rispo­sto inve­ce che «sarà neces­sa­rio nego­zia­re il debi­to boli­via­no con gli orga­ni­smi finan­zia­ri»[24]. Capi­to? Nep­pu­re una sem­pli­ce sospen­sio­ne, solo una rinegoziazione!
E dun­que, stan­do così le cose, le pre­vi­sio­ni che allo sta­to si pos­so­no fare cir­ca la situa­zio­ne in Boli­via dopo le ele­zio­ni van­no nel sen­so di una pos­si­bi­le sta­bi­liz­za­zio­ne del qua­dro poli­ti­co, con un gover­no tutt’altro che “antim­pe­ria­li­sta”, ma inve­ce mol­to ben gra­di­to ai cir­co­li eco­no­mi­ci e al capi­ta­li­smo. Le bor­ghe­sie impe­ria­li­ste, così come quel­la autoc­to­na, fan­no già oggi affi­da­men­to sul­la capa­ci­tà del nuo­vo pre­si­den­te, che ha già dato buo­na pro­va di sé, di con­trol­la­re le mas­se popo­la­ri per evi­ta­re una pola­riz­za­zio­ne socia­le – che inve­ce era la posta su cui vole­va scom­met­te­re l’estrema destra rea­zio­na­ria, raz­zi­sta e dai trat­ti fasci­steg­gian­ti che si è rico­no­sciu­ta in Cama­cho – estre­ma­men­te dan­no­sa per gli inte­res­si del capi­ta­le: il cui pro­gram­ma è, ovvia­men­te, quel­lo di appro­fon­di­re la pene­tra­zio­ne in Boli­via che pro­prio “l’antimperialista” Evo Mora­les ha favo­ri­to col suo imma­gi­na­rio “socia­li­smo andi­no”[25].
È in que­sto sen­so che deve esse­re let­ta la sod­di­sfa­zio­ne espres­sa a livel­lo inter­na­zio­na­le dai più vari orga­ni­smi del capi­ta­li­smo e dal­le bor­ghe­sie mon­dia­li per l’elezione di un affi­da­bi­le Luis Arce.
Altro che “vit­to­ria del popo­lo boli­via­no con­tro il dise­gno dell’imperialismo sta­tu­ni­ten­se”! Altro che “recu­pe­ro del­la sovra­ni­tà nazio­na­le”! Altro che “scon­fit­ta del gol­pe ad ope­ra del­la democrazia”!


Note

[1] Emer­se­ro, in par­ti­co­la­re, diver­se “ano­ma­lie”: dal­la pre­sen­za di alcu­ni ser­ver non pre­via­men­te regi­stra­ti che immet­te­va­no dati di vota­zio­ne nel siste­ma, all’accertamento che nume­ro­si ver­ba­li del­le ope­ra­zio­ni di voto era­no sta­ti fal­si­fi­ca­ti, fino alla vota­zio­ne espres­sa da elet­to­ri che risul­ta­va­no inve­ce defun­ti. Su que­sta vicen­da – ma, più in gene­ra­le, sui qua­si quat­tor­di­ci anni di gestio­ne del pote­re da par­te di Evo Mora­les e del Mas – ci sia­mo espres­si nell’articolo “Asce­sa e cadu­ta di Evo Mora­les”, sem­pre su que­sto sito.
[2] Cfr. il testo cui riman­da la nota precedente.
[3] L’esercito, inve­ce, rima­se pas­si­vo e “neu­tra­le”.
[4] Si trat­ta del leg­gen­da­rio sin­da­ca­to nato su basi teo­ri­che mar­xi­ste e che fu pro­ta­go­ni­sta del­la Rivo­lu­zio­ne boli­via­na del 1952.
[5] “Mine­ros a Evo: Pre­si­den­te la gestión ha ter­mi­na­do, la renun­cia es ine­vi­ta­ble”, 10/11/2019, Erbol.
[6] “Adria­na Sal­va­tier­ra, pre­si­den­ta del Sena­do de Boli­via, renun­cia a su car­go”, 10/11/2019, AM de Que­ré­ta­ro.
[7] “El Mas reco­no­ce a Jea­ni­ne Áñez y destra­ba las nue­vas elec­cio­nes”, 21/11/2019, El Deber. V. anche “El Mas reco­no­ce en proyec­to de ley la suce­sión con­sti­tu­cio­nal en la Pre­si­den­cia”, 20/11/2019, El Día.
[8] Dal can­to suo, dopo pochi gior­ni Mike Pom­peo, Segre­ta­rio di Sta­to Usa, oltre a con­gra­tu­lar­si con il vin­ci­to­re, ha spe­ci­fi­ca­to che «gli Sta­ti Uni­ti non vedo­no l’o­ra di lavo­ra­re con il nuo­vo gover­no demo­cra­ti­ca­men­te elet­to su que­stio­ni di reci­pro­co inte­res­se» (“Con­gra­tu­la­tions to Bolivia’s Pre­si­dent-Elect Luis Arce”, 21/10/2020, U.S. Depart­ment of Sta­te).
[9] “Par­la­men­to boli­via­no aprue­ba cen­su­ra con­tra Artu­ro Muril­lo”, 14/10/2020, TeleSurTv.net. Si veda­no anche gli arti­co­li “Áñez cesa a los mini­stros Muril­lo y Cár­de­nas”, 19/10/2020, Los Tiem­pos; e “Tras triun­fo del MAS, sale el mini­stro más pode­ro­so y se pre­pa­ra tran­si­ción”, 20/10/2020, Pági­na Sie­te.
[10] Non una novi­tà, peral­tro. È ciò che è ana­lo­ga­men­te acca­du­to con il regi­me dit­ta­to­ria­le di Madu­ro in Vene­zue­la, appog­gia­to dal­le stes­se orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra con­tro un altro pre­sun­to “col­po di sta­to”. Ne abbia­mo par­la­to in diver­se occa­sio­ni su que­sto sito: qui, qui e qui.
[11] “Dife­ren­cias inter­nas en el Mas sobre el retor­no de Evo Mora­les a Boli­via”, 20/10/2020, Los Tiem­pos; “Evo quie­re regre­sar, pero hay dife­ren­cias inter­nas en el Mas”, 20/10/2020, Pági­na Sie­te.
[12] “Luis Arce: «Evo Mora­les ya no pre­si­de Boli­via, soy yo quien va a gober­nar»”, 22/10/2020, Ysu­ca.
[13] “Cho­que­huan­ca y Muril­lo, cla­ves para enten­der el triun­fo de Arce”, 20/10/2020, Pági­na Sie­te. Nel­lo stes­so sen­so la rico­stru­zio­ne dell’intellettuale Pablo Solón, un tem­po vici­no a Evo Mora­les tan­to da ave­re svol­to le fun­zio­ni di amba­scia­to­re del­la Boli­via pres­so l’Onu, e oggi cri­ti­co del­le poli­ti­che evi­ste: “Por­que ganó Lucho & David en las elec­cio­nes de Boli­via”, 19/10/2020, Fun­da­ción Solón.
[14] Così, espres­sa­men­te, Pablo Solón nell’articolo cita­to nel­la nota precedente.
[15] “De la Cruz dice que la ‘éli­te logie­ra cru­ceña’ y su cor­ru­p­ción lle­va­ron al fra­ca­so la gestión tran­si­to­ria”, 20/10/2020, Erbol.
[16] “Mesa, el inte­lec­tual que no pudo conec­tar con las cla­ses popu­la­res boli­via­nas”, 24/10/2020, Pági­na Sie­te.
[17] “El Mas debe­rá con­ci­liar con CC temas cla­ve en el Sena­do”, 20/10/2020, Pági­na Sie­te; “El par­ti­do de Luis Arce ten­drá seis escaños menos”, 20/10/2020, Pági­na Sie­te.
[18] «Seb­be­ne fos­se una per­so­na che all’epoca si dichia­ra­va di sini­stra, non era con­si­de­ra­to né un mar­xi­sta orto­dos­so né un mili­tan­te comu­ni­sta tra­di­zio­na­le», 21/1/2020, BBC News Mun­do.
[19] “Luis Alber­to Arce, el hom­bre detrás del éxi­to de Evo Mora­les”, 9/10/2014, The Wall Street Jour­nal.
[20] Nell’aprile 2014 la Ban­ca Mon­dia­le ha defi­ni­to “straor­di­na­ri” que­sti risultati.
[21] “Con­fe­de­ra­ción de Empre­sa­rios feli­ci­ta al bino­mio del Mas por la vota­ción y legi­ti­mi­dad alcan­za­da”, 23/10/2020, Erbol.
[22] “Luis Arce: «No que­re­mos revan­cha en Boli­via, hay muchas cosas por hacer»”, 22/10/2020, El País (il gras­set­to è nostro).
[23] L’economia boli­via­na è cadu­ta dell’11,1% nel pri­mo seme­stre 2020. Le pre­vi­sio­ni rela­ti­ve al Pil sono per una con­tra­zio­ne del 6,2% e un’inflazione dell’1,7% per la fine dell’anno. Le pre­vi­sio­ni rela­ti­ve alla dif­fe­ren­za tra entra­te e usci­te per il 2020 si atte­sta­va­no a 20 miliar­di di boli­via­nos (2,45 miliar­di di euro); e inve­ce lo scor­so set­tem­bre è sta­ta ope­ra­ta una cor­re­zio­ne per la qua­le si ipo­tiz­za per fine anno un defi­cit di 32 miliar­di di boli­via­nos (oltre 3,9 miliar­di di euro). Il tas­so di disoc­cu­pa­zio­ne, che a dicem­bre 2019 era del 4,8%, è sta­to cal­co­la­to al 10,6% lo scor­so ago­sto. Le espor­ta­zio­ni di gas e mine­ra­li – essen­zia­li per un Pae­se costrui­to secon­do una logi­ca “estrat­ti­vi­sta” – sono in discesa.
[24] Inter­vi­sta cita­ta nel­la nota 22 (il gras­set­to è nostro).
[25] Altra cosa è – e sarà tut­ta da veri­fi­ca­re – capi­re qua­li mar­gi­ni avrà a sua dispo­si­zio­ne Arce per non scon­ten­ta­re le mas­se popo­la­ri boli­via­ne se la cri­si eco­no­mi­ca si appro­fon­di­rà ulte­rior­men­te a cau­sa del­la recru­de­scen­za del­la pan­de­mia in atto: al momen­to, chia­ra­men­te, non è pos­si­bi­le avan­za­re pre­vi­sio­ni in que­sta dire­zio­ne, per cui ci riser­via­mo di tor­na­re in argo­men­to quan­do ci saran­no ele­men­ti per poter appro­fon­di­re l’analisi.