Quando, alcune settimane fa, avevamo pubblicato un testo per commemorare l’80° anniversario dell’assassinio di León Trotsky, avevamo anticipato che avremmo presentato degli altri articoli di approfondimento.
Iniziamo oggi con questo saggio, che ripercorre la complessa e multiforme azione di infiltrazione che la Gpu staliniana mise in campo durante tutto il corso degli anni 30 in preparazione dell’attentato che poi, nell’agosto del 1940, avrebbe posto fine alla vita del grande rivoluzionario russo.
Nelle prossime settimane pubblicheremo ulteriori testi dal taglio più teorico, per approfondire aspetti del pensiero e dell’opera di Trotsky.
Buona lettura.
La Redazione
La Gpu e la Quarta Internazionale negli anni 30
Paulo Aguena
Stalin si era pentito di aver lasciato che Trotsky andasse in esilio al principio del 1929. All’inizio degli anni 30 era sempre più preoccupato per la sua caparbietà nel voler costruire un’alternativa di direzione internazionale. Così, lanciò un’offensiva infiltrando agenti segreti della Gpu (che avrebbe poi mutato nome in Nkvd a partire dal 1934) negli organi dirigenti dei raggruppamenti trotskisti e nello stesso centro internazionale.
Alcuni di questi agenti misero in campo intrighi, provocarono frazionamenti e perfino scissioni; altri furono dei semplici informatori; altri ancora furono direttamente responsabili di assassini, sequestri e sparizioni. L’identità di alcuni di essi poté essere svelata al momento, quella di altri invece solo molti anni dopo. Riguardo ad alcuni permasero dubbi o sospetti mai comprovati. Ma certamente molti altri di loro non furono neanche mai sfiorati dal sospetto.
Paul Okun, M. Mill o Jacques Obin
Tutti gli uomini che riuscirono ad avvicinarsi davvero a Trotsky e a suo figlio Lyova (diminutivo di León Sedov, il cui nome completo era Lev L’vovič Sedov) avevano alcuni aspetti in comune: erano ebrei nati nei Paesi confinanti con la Russia, conoscevano e parlavano l’idioma russo, ciò che fu fondamentale per guadagnarne la fiducia.
Jean Van Heijenoort[1] scrisse su uno di essi (non l’unico, come vedremo). Si tratta di Paul Okun, conosciuto anche come Obin. Era un ebreo del sud dell’Ucraina che viveva come rifugiato a Bruxelles ed aveva mostrato simpatie verso il trotskismo[2].
Raymond Molinier[3] lo aveva fatto arrivare a Parigi all’inizio di dicembre del 1930. Nel giugno dell’anno successivo, scrisse a León Sedov – che allora si trovava a Prinkipo (Turchia), dove Trotsky visse il suo primo esilio – raccomandandolo per il suo lavoro, dato che conosceva il tedesco, il francese e il russo, ciò che ne faceva una delle persone più capaci per il compito di segretario. In ogni caso, pur non trasferendosi stabilmente a Prinkipo, vi si recò per una visita di diverse settimane. A Trotsky piaceva scambiare ricordi d’infanzia in russo con “Mill”, che era il nome che Obin aveva assunto prendendo spunto dal nome del villaggio in cui era nato, Milovoyé. Tornato a Parigi, partecipò al lavoro del Segretariato internazionale, prima con il francese Pierre Naville e l’italiano Suzo, poi con León Sedov.
Verso la metà del 1932, Obin iniziò una trattativa con l’ambasciata sovietica a Parigi per rientrare in Russia. Ricevuto il visto, si trasferì a Kharkov, dove aveva dei familiari. Queste circostanze non lasciano dubbi sul fatto che egli avesse rapporti con Mosca, per quanto non sia stato possibile accertare se fosse un vigliacco o una spia.
Isaac Deutscher, che aveva erroneamente identificato Mill come un “americano”, sembrava avere meno dubbi di Jean Van Heijenoort sulla sua vera identità. Sostenne infatti che «Mill venne denunciato come stalinista …»[4]. Anche Georges Vereeken[5] era convinto che Mill fosse un agente stalinista all’epoca in cui lavorava con lui nel Segretariato internazionale. Sottolineò il fatto che Mill aveva parecchio contribuito alla rottura intercorsa fra León Trotsky e Alfred Rosmer[6], che era un importante dirigente del gruppo francese. Alcuni anni dopo, Rosmer riprese le relazioni con Trotsky, rinsaldando un’amicizia politica per tutta la vita. Benché non facesse più parte del movimento, fu proprio nella sua casa a Parigi che, per ragioni di sicurezza, venne celebrata la Conferenza fondativa della Quarta Internazionale.
I fratelli Sobolevicius
Jean Van Heijenoort, invece, non ebbe alcun sospetto sui Sobolevicius: «I fratelli Sobolevicius, Abraham e Ruvin, conosciuti nell’organizzazione trotskista con i nomi di Senin e Roman Well, fecero la loro apparizione nel gruppo di Lipsia dell’organizzazione trotskista tedesca nel 1929. Oggi si sa che allora erano agenti reclutati e addestrati dalla Gpu da due anni prima. Erano ebrei lituani. […] I due fratelli Sobolevicius scalarono rapidamente l’organizzazione internazionale. […] Well si offrì a Raymond Molinier per la diffusione del Bollettino dell’Opposizione in Germania. Lyova fece subito affidamento su Well per questa diffusione nella stessa Russia e nei Paesi limitrofi, il che era molto grave. I due fratelli parteciparono al lavoro della direzione del gruppo trotskista tedesco e a quello del Segretariato internazionale»[7].
I Sobolevicius goderono della fiducia di Trotsky durante i primi tre anni del suo esilio a Prinkipo. Secondo Deutscher, essi non erano nuovi ai circoli trotskisti. Senin fu corrispondente dell’organo della sinistra marxista Saechsische Arbeiterzeitung e aveva aderito all’Opposizione tedesca nel 1927[8]. Raggruppati intorno al giornale Der Kommunist, Well (alias Jack Soblen) e Senin (alias Robert Soblen) dirigevano uno dei quattro gruppi espulsi dal Pca che, nel 1930, fondarono l’Opposizione si sinistra unificata tedesca.
Van Heijenoort sostenne che i fratelli Sobolevicius, così come Mill, sapevano utilizzare molto bene il lavoro frazionistico per scalare le organizzazioni e, al contempo, provocarne o approfondirne le crisi. In Francia si opposero al gruppo di Naville‑Rosmer. Approfittarono di questa circostanza per restare intorno a Trotsky, il quale per un certo tempo appoggiò l’ala di Molinier. Il 2 dicembre 1930, questi scrisse a Lyova: «Roman Well nutre un odio profondo verso Naville. E ora anche Mill lo odia altrettanto profondamente»[9]. Come conseguenza di questo scontro, nel 1930 Rosmer ruppe con il gruppo e, come già detto, con lo stesso Trotsky. Ciò contribuì molto a indebolire lo sviluppo del gruppo francese, permanentemente segnato da conflitti e rotture.
In Germania, i fratelli Sobolevicius ebbero un rilevante peso nell’indebolimento dell’organizzazione. Nelle innumerevoli controversie si ponevano sempre dal lato di Trotsky contro l’estremista Leninbund, uno dei gruppi che aveva dato origine all’Opposizione di sinistra tedesca. Col tempo, andarono sempre più assumendo una preoccupante posizione conciliatrice verso lo stalinismo, fino a diventare raccapricciante. «Nel dicembre del 1932 i disaccordi e le discussioni si moltiplicarono nel gruppo trotskista tedesco. Well e Senin riuscirono a trascinarsi dietro un settore dell’organizzazione. Il giornale del gruppo trotskista tedesco era Die permanente revolution. Nel gennaio del 1933 Well e Senin pubblicarono un numero falso del giornale […] che rivendicava il ritorno allo stalinismo e che venne riprodotto, con i commenti appropriati, nel principale giornale del Partito comunista tedesco, Die rote Fahne. Alla vigilia della salita al potere di Hitler, il gruppo trotskista era a pezzi»[10].
Apparentemente, Trotsky non sospettava dei legami della Gpu con i fratelli Sobolevicius, tant’è vero che Isaac Deutscher osservò che, dopo l’abbandono da parte di Mill del Segretariato internazionale, «Trotsky tentò di rimetterlo in sesto con l’aiuto di Senin‑Sobolevicius e di Well»[11].
Nel novembre del 1932, Senin riuscì ad avere un incontro con Trotsky a Copenaghen per difendersi dall’accusa di essere un agente stalinista. Tuttavia, Trotsky lo trattò come un avversario politico che lo accusava di sottovalutare «la vittoria industriale di Stalin e i duraturi effetti della collettivizzazione»[12]. A quanto sembra, il loro incontro si concluse con una riconciliazione.
Deutscher osserva che una rottura aperta fra Trotsky e Senin si verificò nel dicembre del 1932, dal momento che quest’ultimo «aveva presentato una mozione per dissociare la segreteria internazionale dell’Opposizione da uno dei violenti attacchi di Trotsky a Stalin». Secondo Deutscher, tuttavia, «anche ora Trotsky non sospettava un’azione in malafede, ma riteneva che Senin stesse cedendo alla “attrazione del partito” e scivolasse verso la capitolazione. […] Evidentemente gli dispiaceva di perdere un seguace attivo e intelligente; ma la rottura divenne un fatto compiuto e ben presto Sobolevicius scomparve dall’orizzonte di Trotsky»[13]. Secondo Van Heijenoort, solo dopo il primo processo di Mosca (1936), Trotsky cominciò a sospettare che i fratelli Well e Senin potessero aver agito come spie della Gpu nelle file trotskiste[14].
Fino al 1935, Senin trascorse un certo periodo in Russia e aiutò la Gpu nell’opera di repressione dei trotskisti deportati. Durante i primi anni della guerra civile spagnola, si seppe che Well viaggiava costantemente fra Tolosa e Barcellona. «Si potrebbe scrivere un intero libro su queste persone»[15]. L’identità dei fratelli Sobolevicius venne alla luce negli anni 50. Roman Well, fino ad allora noto come Robert Soblen, fu coinvolto nel caso Rosenberg di spionaggio atomico verificatosi nel 1950 e condannato a trent’anni di carcere. Ne scontò diciotto. Anche suo fratello Abraham, noto come Jack Soblen, fu arrestato negli Stati Uniti nel 1957 e condannato a sette anni di prigione in quanto riconosciuto di essere un agente dello spionaggio sovietico[16].
Mark Zborowski
Nondimeno, il caso di Mark Zborowski (noto come Étienne) fu il più grave di tutti. Dopo l’ascesa di Hitler al potere, León Sedov si trasferì da Berlino a Parigi e, nei cinque anni successivi, fu la più importante figura del Segretariato internazionale. Per la maggior parte del tempo, Zborowski fu il suo più prossimo collaboratore e continuò, anche dopo la morte di Sedov, ad essere un elemento‑chiave del Segretariato internazionale.
Deutscher afferma che Zborowski era «un giovane colto, che aveva studiato medicina e filosofia e lavorava nell’organizzazione sotto lo pseudonimo di Étienne, aiutando a pubblicare il Bulletin e mantenendosi in contatto con un piccolo comitato russo che aveva il compito di trattare con l’Opposizione nell’Urss. Essendo di origine polacco‑ucraina, Étienne conosceva il russo e aveva un’intima comprensione degli affari sovietici: questo gli permise di rendere molti piccoli servigi a Trotsky e di guadagnarsi la fiducia di Lyova»[17].
Jean Van Heijenoort aggiunge che «Zborowski era giunto fino a Lyova attraverso il gruppo francese. Si era presentato come uno studente che aveva simpatie trotskiste ed era entrato nel gruppo. Jeanne[18] seppe che egli conosceva il russo e lo presentò a Lyova»[19].
Il modus operandi di Zborowski era molto diverso da quello dei fratelli Sobolevicius. Van Heijenoort osservò: «La mia precisa impressione è che Zborowski non poneva a Lyova alcuna questione che potesse provocare la sia pur minima discussione politica o almeno una discussione seria su un problema serio. Era servizievole, sempre disposto a svolgere i compiti che Lyova gli assegnava. Nulla lo contraddistingueva, salvo il suo essere insignificante»[20].
Tale era la fiducia che Lyova nutriva in Étienne che questi era l’unico in possesso della chiave della sua cassetta postale e perfino di una parte dell’archivio di Trotsky che si trovava nella sua casa. Una volta, la Gpu trafugò una parte dell’archivio che, su richiesta di Trotsky (per ragioni di sicurezza e in cambio di denaro), era stato trasferito nella sede francese dell’Istituto olandese di Storia sociale. Considerando il ristretto numero di persone che erano a conoscenza dell’operazione (oltre a Étienne, Boris Nikolaievsky, direttore dell’Istituto, e Madame Estrine, un’impiegata), la polizia sospettò di Étienne. Tuttavia, Sedov lo difese sostenendo che egli era al di sopra di ogni sospetto: «prova ne era che al momento del furto custodiva in casa propria la parte più preziosa degli archivi»[21]. Probabilmente, l’obiettivo del furto era impedire il completamento delle operazioni di trasferimento dell’archivio e, al tempo stesso, accrescere la fiducia di Sedov e dello stesso Trotsky in Étienne.
Zborowski fu implicato nella morte di vari dirigenti trotskisti organizzata dalla Gpu, a cominciare dallo stesso León Sedov. Fu proprio lui a fornire ogni appoggio al piano fatale di Lyova di cercare una clinica russa quando fu colpito da una crisi di appendicite l’8 febbraio 1938. All’insaputa del gruppo francese, con la cui direzione era in conflitto, Sedov pensò che sarebbe stato meno rischioso se si fosse ricoverato sotto falso nome in una clinica russa, piuttosto che in una francese. Per depistare la Gpu si presentò come Monsieur Martin, un ingegnere francese, a dispetto del suo evidente accento russo.
L’intervento chirurgico riuscì alla perfezione, ma dopo quattro giorni Lyova ebbe una ricaduta con forti dolori e perse conoscenza. Il 13 febbraio fu visto vagare per i corridoi della clinica, seminudo e in preda al delirio. Per tre giorni fu preda di atroci sofferenze, fino a che spirò il 16 febbraio. Il bollettino medico indicò come causa della morte complicazioni post‑operatorie (“occlusione intestinale”), che, in un quadro di salute cagionevole e cuore debole, avrebbero fiaccato la resistenza del paziente.
Il fatto è che la clinica era diretta da medici russi esiliati, in maggioranza funzionari dell’opposizione bianca e agenti staliniani. Jeanne, la sua compagna, riteneva che Lyova fosse stato avvelenato dalla Gpu. La polizia e i sanitari negarono la possibilità di un avvelenamento o qualsiasi altro tipo di attentato. Lo stesso chirurgo ipotizzò il suicidio, salvo poi chiudersi in un silenzio ambiguo. Jeanne voleva chiedere un supplemento d’indagine, ma Trotsky, anche perché così consigliato da Étienne, non la sostenne. Lo stesso Étienne si diede da fare per evitarla. Presentandosi alla polizia come il più intimo amico di Sedov, si prodigò per scartare qualsiasi possibilità di attentato.
Peraltro, dopo la morte di Sedov, Étienne non ebbe difficoltà a sostituirlo: divenne il responsabile per il Bollettino internazionale, nonché il principale corrispondente di Trotsky in Europa, ed era lui a tenere i contatti con i nuovi rifugiati dal terrore stalinista[22].
Isaac Deutscher ha ipotizzato che Zborowski abbia avuto un ruolo anche nell’assassinio di Rudolf Klement, responsabile di tutto il lavoro amministrativo del Segretariato internazionale. Secondo Van Heijenoort, sicuramente grazie a Étienne la Gpu conosceva l’importanza del ruolo di Klement rispetto agli ultimi preparativi della Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale che si sarebbe tenuta in settembre[23]. Il 18 luglio Klement scomparve e il suo corpo fu poi ritrovato pochi giorni dopo, orrendamente mutilato, nella Senna.
Robert Alexander sostiene che Emanuel Geltman (Emanuel Garret), membro del Swp statunitense, fu una delle ultime persone a vedere Klement da vivo. Anch’egli sospettava che Zborowski se ne era probabilmente sbarazzato. Dal momento che si trovava a Parigi impegnato nel lavoro preparatorio per la Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale, Geltman prese parte a una riunione alla quale erano presenti Zborowski e Klement. Al termine della riunione si congedò da loro, ma i due restarono insieme. Geltman osserva che, da allora, mai più Klement era stato visto vivo[24].
Geltman era anche convinto che Zborowski avesse organizzato l’assassinio di Ignaz Reiss, a capo di una rete di spionaggio sovietico in Europa, ma che si era dimesso dal suo incarico in segno di protesta contro le purghe staliniane e si era alleato con i bolscevico‑leninisti (come si definivano i trotskisti).
Il 18 luglio, Reiss aveva inviato un messaggio al Comitato centrale del Pcus annunciando la sua rottura e l’adesione alla Quarta Internazionale. Sei settimane più tardi, fu trovato morto, crivellato di proiettili, in una strada nei pressi di Losanna, in Svizzera. Con l’obiettivo di persuadere alcuni suoi antichi colleghi, si era incontrato con Gertrud Schildbach, agente sovietica residente in Italia e che era a lui legata da un’amicizia ventennale. Costei finse simpatia per le idee di Reiss e gli diede appuntamento a Losanna per un nuovo incontro, che invece risultò essere una trappola fatale organizzata dalla Gpu[25].
Secondo Deutscher, la polizia trovò le prove del fatto che la banda che aveva ucciso Reiss era la stessa che da tempo teneva d’occhio Lyova. Nel gennaio del 1937, era stato predisposto un piano per un attentato contro di lui, che però fallì perché il viaggio che Lyova aveva organizzato per incontrare a Mulhouse un avvocato svizzero fu rinviato a causa delle sue precarie condizioni di salute.
Dalle indagini sull’assassinio di Reiss emersero elementi sulla rapidità e l’accuratezza delle informazioni passate alla Gpu sui piani e i movimenti di Lyova: cosa che lo stupì non poco. Alcuni trotskisti già sospettavano dell’esistenza di una spia infiltrata nei circoli più intimi di Lyova e i sospetti ricadevano proprio su Étienne. Hendrik Sneevliet, parlamentare e dirigente della sezione olandese, nutriva una diffidenza così grande che, quando Reiss lo cercò per comunicargli la sua decisione di rompere con lo stalinismo, rifiutò di metterlo in contatto col centro parigino temendo che potesse essere pericoloso. Benché Étienne avesse ammesso di avere in precedenza lavorato per la Società per il rimpatrio degli emigrati russi – notoriamente un centro di agenti segreti della Gpu – Lyova respinse l’idea che qualsivoglia sospetto potesse ricadere sul «suo compagno più caro e fidato»[26]. Dopo la morte di Lyova, Zborowski continuò a lavorare per allontanare Sneevliet da Trotsky. In una lettera lo accusava di spargere la voce che Lyova era responsabile della morte di Reiss. Trotsky, che aveva disaccordi politici con Sneevliet, definì quest’ultimo un «calunniatore»[27].
Quando la Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale si riunì, pesava il sospetto che Zborowski fosse un agente della Gpu, dato che Sneevliet lo aveva accusato pubblicamente, Secondo Rodolphe Prager, del gruppo francese, Zborowski fu condotto solo all’ultimo minuto nel vero luogo dove sarebbe stata tenuta la Conferenza. Tuttavia, poté partecipare alle sessioni giungendo persino a proporsi come membro del Comitato esecutivo internazionale in rappresentanza della sezione russa, ma la proposta venne respinta[28].
Secondo Robert Alexander, Trotsky ricevé un’informazione anonima sul fatto che Zborowski era un agente della Gpu. Alexander Orlov, che era stato il principale agente della Gpu in Spagna e aveva disertato trasferendosi negli Stati Uniti, scrisse da Filadelfia una lettera a Trotsky il 27 settembre 1938, allertandolo su Zborowski. Orlov scrisse che «quest’agente provocatore è stato per molto tempo il collaboratore di suo figlio León Sedov»[29]. E di seguito: «Era letteralmente l’ombra di Sedov; informava la Cheka [Gpu, successivamente Nkvd] su ogni passo di Sedov, perfino sulle sue attività e corrispondenze personali che il provocatore poteva leggere col permesso di Sedov. Questo provocatore ha conquistato la totale fiducia di suo figlio e conosce attraverso di lui tutto a proposito delle attività della sua organizzazione. Grazie a lui, molti chekisti sono stati decorati. […] È stato questo Mark a rubare una parte dei suoi archivi che erano custoditi da Nikolaievsky […]. Questi documenti sono poi stati trasferiti a Mosca […]. Quest’agente provocatore è di età fra 32 e 35 anni; è un ebreo nato nella parte russa della Polonia, scrive bene in russo. Usa occhiali, è sposato e ha un figlio»[30]. Era difficile non identificare Zborowski da questa descrizione. Ma, siccome la lettera era anonima, sembra che Trotsky non abbia preso alcuna precauzione.
Zborowski sopravvisse e poi emigrò negli Stati Uniti, dove ebbe fama come antropologo.
Nel settembre del 1955, testimoniando dinanzi alla sottocommissione della Sicurezza Interna degli Usa, l’ex generale della Gpu Alexander Orlov riferì che Zborowski era stato un agente di prima linea della Gpu, così importante da mantenere Stalin personalmente informato sulle sue attività. Cinque mesi più tardi, lo stesso Zborowski testimoniò dinanzi alla stessa commissione del Senato, ammettendo di essere stato un agente della Gpu durante il periodo della sua relazione con León Sedov e il Segretariato internazionale, benché abbia cercato di minimizzare l’importanza del proprio ruolo[31]. Confessò di aver partecipato alla morte di Lyova, chiarendo che, non appena ebbe chiamato l’ambulanza, immediatamente informò la Gpu che Lyova stava andando in clinica per il ricovero.
Altri casi
Jakob Frank, o Graef, giunse a Prinkipo il 29 maggio del 1929 rimanendovi per cinque mesi come segretario di Trotsky. Secondo Van Heijenoort[32], egli era stato raccomandato da Raissa Adler, di origine russa e moglie dello psicoanalista viennese Alfred Adler. Frank era un ebreo lituano. Quando Raissa lo segnalò nell’estate del 1929, egli era membro del Partito comunista austriaco e aveva lavorato fino all’autunno del 1927 come economista nella rappresentanza commerciale sovietica a Vienna. Trotsky vide in questo suo passato (che lui non teneva nascosto) una referenza, piuttosto che una ragione di sospettare. In una lettera del 27 gennaio 1930, tre mesi dopo che Frank era ripartito, Trotsky scrisse a un membro del gruppo cecoslovacco che si trattava di persona «di assoluta fiducia»[33]. Lo stesso anno, Frank scrisse un articolo sulla situazione economica russa che fu pubblicato sul Bollettino dell’Opposizione n. 11.
Tuttavia, presto Frank cominciò a manifestare sempre più evidenti simpatie per lo stalinismo, fino ad allontanarsi dall’Opposizione. Non si appurò se egli avesse capitolato o fosse stato un agente della Gpu, benché vi fossero indizi che facevano propendere per la seconda ipotesi.
In una lettera di Molinier a Lyova, datata 13 gennaio 1930, si legge che Roman Well (Ruvin Sobolevicius), che era in contatto con Frank, aveva chiesto di potersi interessare direttamente della diffusione del Bollettino dell’Opposizione in Germania. Così, Well si serviva del nome di Frank per offrire i suoi servigi a Lyova. Il 30 agosto 1930, quando già si era infiltrato nel gruppo trotskista tedesco, lo stesso Well scrisse: «Già ho avuto modo di scriverle affinché il compagno Frank sia cooptato nella direzione nazionale del gruppo trotskista tedesco». A sua volta, Frank scrisse a Trotsky in 17 dicembre 1930, dopo aver già lasciato Prinkipo: «Roman Well, di Lipsia, dà una buona impressione. Lavora come un toro»[34].
Un altro infiltrato fu Kharin, impiegato dell’ambasciata sovietica a Parigi, che aveva manifestato simpatie per il trotskismo. Van Heijenoort ritiene che egli sia servito da intermediario fra Trotsky e i trotskisti di Mosca. Nel luglio del 1929, Trotsky gli inviò da Prinkipo il testo dattilografato del primo Bollettino dell’Opposizione affinché egli lo facesse stampare. La cosa più grave fu che vennero inviati anche gli originali di alcuni documenti che Trotsky stesso aveva portato dalla Russia affinché fossero riprodotti in facsimile per il Bollettino. Si trattava di documenti consegnati da Krupskaya dopo la morte di Lenin. Trotsky ne avrebbe avuto successivamente bisogno per presentarli alla Commissione Dewey, ma in quell’occasione si ricordò che essi erano andati smarriti insieme ai lavori per l’elaborazione del Bollettino.
Trotsky denunciò Kharin come provocatore in un messaggio inviato a Blumkin[35], alto funzionario del Dipartimento degli Affari esteri della Gpu che per lui nutriva una grande ammirazione. Grazie all’intermediazione di León Sedov, Blumkin si incontrò con Trotsky a Prinkipo. In quell’occasione gli esternò la propria angoscia consistente nella difficoltà di conciliare la sua posizione nella Gpu con le simpatie che provava per l’Opposizione, allertò Trotsky sui pericoli che correva e si propose di portare messaggi ai trotskisti russi. Tuttavia, Blumkin finì per essere denunciato. Sei settimane dopo quell’incontro, fu arrestato. All’atto di essere giustiziato a Mosca, gridò: “Viva Trotsky!”. Da allora diventò pratica comune che i giustiziati gridassero questo slogan: circostanza che fu confermata da Ignaz Reiss.
La Gpu e la crisi del movimento trotskista
L’azione della Gpu nel movimento trotskista contribuì parecchio a disorganizzarlo e indebolirlo. Buona parte dei piccoli gruppi che a fatica si stavano costruendo, peraltro con poca inserzione nel movimento operaio, che era controllato dalla socialdemocrazia e dallo stalinismo, e molti di essi in crisi, finirono per essere praticamente distrutti dalle azioni degli agenti infiltrati.
Inoltre, molti quadri rivoluzionari della nuova generazione che si erano proposti di continuare la lotta dei vecchi bolscevichi arrestati e giustiziati dal terrore stalinista videro la propria vita spezzata. Così, la crisi di direzione rivoluzionaria si è fatta ancor più acuta fino a culminare nell’assassinio dello stesso Trotsky nel 1940.
La condotta dei trotskisti durante la Seconda guerra mondiale mostra fino a qual punto erano giunte le difficoltà che una nuova generazione di giovani rivoluzionari si era trovata a dover affrontare nell’accettare la sfida – commettendo innumerevoli errori, ma non senza un’enorme dose di eroismo – di ricostruire la Quarta Internazionale senza Trotsky.
La sparizione fisica di almeno due generazioni di rivoluzionari, dentro e fuori dell’Urss – con una parte della terza generazione impegnata nella lotta per questa ricostruzione che cadde durante la guerra sotto il tallone del nazifascismo e dello stalinismo che continuava nella sua azione – ha segnato per sempre la vita della Quarta Internazionale. Gran parte di questo lavoro controrivoluzionario si deve alla Gpu.
Note
[1] Jean Van Heijenoort (1912–1986): fu uno dei principali segretari di Trotsky dal 1932 al 1939. Dopo la morte di Trotsky divenne responsabile per il Segretariato della Quarta Internazionale di stanza a New York. Nel 1946, in occasione della XII conferenza del Swp, fu espulso insieme alla frazione di Felix Morrow. Negli anni 50 testimoniò contro ex agenti della Gpu negli Stati Uniti. Col passare del tempo, si allontanò dal trotskismo e dal marxismo. Negli Usa divenne un famoso matematico e, nel 1967, pubblicò un’opera di logica matematica che gli diede grande notorietà. Con l’apertura, nel 1980, degli archivi di León Trotsky all’Università di Harvard, si dedicò al loro studio. Insieme a Pierre Broué lavorò anche agli archivi di León Sedov aperti nel 1984.
[2] J. Van Heijenoort, Con Trotsky, de Prinkipo a Coyoacán. Testimonio de siete años de exilio, Edicones IPS, p. 91.
[3] Raymond Molinier (1904–1944): uno dei pionieri dell’Opposizione di sinistra in Francia, fu uno dei fondatori della Lega Comunista (aprile 1930) organizzata intorno al giornale La Verité (1929). Giocò un ruolo importante di appoggio al lavoro di Trotsky, sia nel suo primo esilio in Turchia (1929‑1933) che in Francia (1933‑1935). Trotsky nutriva per lui un grande apprezzamento per le sue grandi doti di iniziativa e organizzazione. Tuttavia, dopo essergli stato più vicino in Francia, la sua opinione si modificò, sia a causa delle modalità amministrative e burocratiche che utilizzava nelle relazioni all’interno dell’organizzazione, sia per le attività di autofinanziamento, considerate immorali. Nel 1936, Molinier diresse una scissione che diede origine al Partito comunista internazionalista (Pci). Dopo una riunificazione, a seguito della quale entrò nel Partito operaio internazionalista (Poi), sezione della Quarta Internazionale, Trotsky ruppe i rapporti con lui a causa delle sue spregiudicate attività finanziarie. Dopo averle abbandonate, lavorò come autista di taxi. Prima di morire, Trotsky rispose a una sua lettera concedendogli il perdono e accettando di riprendere i rapporti con lui.
[4] I. Deutscher, Trotsky, o profeto banido, Civilização Brasileira, 2ª edizione, p. 67, nt. 75.
[5] Georges Vereeken (1896–1978): membro del Comitato centrale del PC belga, organizzò l’Opposizione di Sinistra nel Paese e, in seguito, la Lega comunista internazionale (1928‑1935): Ruppe per la prima volta col movimento trotskista nel 1935, andando a costruire il gruppo Spartaco. Nel 1937 rientrò nella sezione belga della Quarta, il Psr, di cui fu segretario fra il 1937 e il 1938, anno in cui ruppe ufficialmente con la Quarta Internazionale costituendo il gruppo Contro la Corrente. Ebbe rapporti con il trotskista olandese Henry Sneevliet e con il Poum spagnolo.
[6] Alfred Rosmer (1877–1964): sindacalista rivoluzionario francese, conobbe Trotsky durante la Prima guerra mondiale. Sostenne la Rivoluzione russa, diventando il rappresentante dei comunisti francesi nei primi anni di vita dell’Internazionale comunista. Militò nella sinistra del Pcf, da cui venne espulso nel 1925. Fondò l’Opposizione di sinistra in Francia, il giornale La Verité e la Lega comunista (1930), rompendo subito dopo per conflitti con l’altra ala dell’organizzazione diretta da Raymond Molinier (v. nota 3). Il fatto che Trotsky non lo avesse appoggiato lo ferì profondamente, e per anni i loro rapporti si interruppero. Tuttavia, Rosmer continuò a nutrire fino alla fine simpatia politica e una profonda amicizia verso Trotsky. Si trovava a casa sua, a Coyoacán, al momento del suo assassinio.
[7] J. Van Heijenoort, op. cit., pp. 90‑91.
[8] I. Deutscher, op. cit., pp. 34‑35.
[9] J. Van Heijenoort, op. cit., pp. 91‑92.
[10] Ivi, pp. 92‑93.
[11] I. Deutscher, op. cit., p. 68, nt. 75.
[12] Ivi, p. 195.
[13] Ivi, pp. 202‑203.
[14] J. Van Heijenoort, op. cit., p. 93.
[15] Ivi, p. 94.
[16] Robert J. Alexander, International Trotskyism – A documented analysis of the movement (1929–1985), pp. 282‑283.
[17] I. Deutscher, op. cit., p. 360.
[18] Jeanne era sposata con Raymond Molinier, ma durante un periodo di permanenza a Prinkipo iniziò una relazione amorosa con Lyova. Trotsky si arrabbiò molto col figlio a causa di questo. In seguito, Jeanne si separò da Molinier e visse con Sedov fino alla sua morte, nel 1938.
[19] J. Van Heijenoort, op. cit., p 94.
[20] Ivi, p. 95.
[21] I. Deutscher, op. cit., p. 361.
[22] Ivi, p. 418.
[23] J. Van Heijenoort, op. cit., p. 116.
[24] Robert J. Alexander, op. cit., p. 283.
[25] I. Deutscher, op. cit., p. 402.
[26] Ivi, p. 403.
[27] Ivi, p. 419.
[28] R. Prager, Os congressos da IV Internacional, t. 1, pp. 33‑37.
[29] R.J. Alexander, op. cit., pp. 284‑285.
[30] Ibidem.
[31] Ibidem.
[32] J. Van Heijenoort, op. cit., p. 90.
[33] Ibidem.
[34] Ibidem.
[35] A ventuno anni, Jacob Blumkin era stato uno dei fondatori della Cheka – la polizia politica istituita su proposta di Lenin – in rappresentanza dei socialisti rivoluzionari di sinistra. Ruppe con i bolscevichi ritenendo il trattato di pace di Brest‑Litovsk un tradimento della rivoluzione. Quando in quel periodo i socialisti rivoluzionari di sinistra tentarono di organizzare una sollevazione contro il governo di Lenin, Blumkin fu scelto per attentare contro la vita dell’ambasciatore tedesco, il conte Mirbach. L’attentato riuscì e Blumkin fu arrestato e condotto dinanzi a Trotsky che riuscì a convincerlo del proprio errore. Essendosi pentito, chiese una nuova opportunità al fine di redimersi. Fu condannato pro‑forma a morte e il governo tedesco venne avvisato della sua esecuzione. Una volta ottenuto il perdono, ebbe l’opportunità di “dare prova del suo amore per la rivoluzione” facendosi carico delle missioni più pericolose per i bolscevichi. Durante la guerra civile, prestò la sua opera al di là delle linee delle Guardie bianche. I socialisti rivoluzionari lo considerarono un traditore e attentarono diverse volte alla sua vita. Dopo la guerra civile, tornò alla Cheka assumendo l’incarico di capo del dipartimento del controspionaggio.