A centoventicinque anni dalla morte, intendiamo commemorare il grande pensatore, filosofo, economista e rivoluzionario, Friedrich Engels, l’amico per tutta la vita di Karl Marx, insieme al quale pose i fondamenti per una teoria del socialismo scientifico. Senza l’opera di Engels e di Marx il proletariato internazionale non avrebbe potuto scoprirsi classe rivoluzionaria. Se oggi noi tutti lottiamo per l’abbattimento del sistema capitalista e l’instaurazione di una società socialista, lo dobbiamo all’instancabile lavoro teorico, organizzativo e politico di questi due giganti del pensiero umano.
E intendiamo commemorare la ricorrenza della scomparsa di Engels attraverso questo testo scritto nell’autunno del 1895 da Lenin, cioè colui il quale fu tra i pochi rivoluzionari a portarne degnamente avanti il pensiero rendendolo concreto attraverso la Rivoluzione russa.
Buona lettura.
La redazione
Friedrich Engels
Vladimir Il’ič Ul’janov Lenin
Qual faro di senno s’è spento
Qual core cessò di pulsare!
(N.A. Nekrasov, “In memoria di Dobroliubov”)
Il 5 agosto 1895 del nuovo calendario (24 luglio) si è spento a Londra Friedrich Engels. Dopo il suo amico Karl Marx (morto nel 1883), Engels fu il più eminente scienziato e maestro del proletariato contemporaneo di tutto il mondo civile. Dal giorno in cui la sorte fece incontrare Karl Marx e Friedrich Engels, l’opera a cui i due amici dedicarono la loro vita divenne la loro causa comune. Perciò per rendersi conto di quanto ha fatto Friedrich Engels per il proletariato, bisogna comprendere chiaramente la importanza che la dottrina e l’attività di Marx hanno avuto nello sviluppo del movimento operaio contemporaneo. Marx ed Engels hanno dimostrato per primi che la classe operaia, con le sue rivendicazioni, è il prodotto necessario dell’ordine economico attuale, il quale, insieme con la borghesia, crea e organizza ineluttabilmente il proletariato; essi hanno dimostrato che non i tentativi benevoli di singole personalità generose, ma la lotta di classe del proletariato organizzato libererà l’umanità dalle sventure che attualmente la opprimono. Marx ed Engels, nelle loro opere scientifiche, hanno per primi spiegato che il socialismo non è un’invenzione di sognatori, ma lo scopo ultimo e il risultato inevitabile dello sviluppo delle forze produttive nella società contemporanea. Tutta la storia scritta finora è storia della lotta di classe, della successione del dominio e delle vittorie di alcune classi sociali su altre. E questo continuerà fino a che non scompariranno le basi della lotta di classe e del dominio di classe: la proprietà privata e l’anarchia della produzione sociale. Gli interessi del proletariato esigono la distruzione di queste basi; contro di esse dovrà quindi esser diretta la lotta di classe cosciente degli operai organizzati. E ogni lotta di classe è una lotta politica.
Queste concezioni di Marx e di Engels sono ormai assimilate da tutto il proletariato che lotta per la propria emancipazione; ma quando i due amici, fra il 1840 e il 1850, collaborarono alla stampa socialista e presero parte ai movimenti sociali della loro epoca, tali concezioni rappresentavano una novità assoluta. Allora v’erano molte persone di talento o inette, oneste o disoneste, le quali, attratte dalla lotta per la libertà politica, dalla lotta contro il potere assoluto dei re, della polizia e dei preti, non vedevano il contrasto fra gli interessi della borghesia e quelli del proletariato. Costoro non concepivano neanche lontanamente che gli operai potessero agire come una forza sociale autonoma. Dall’altro lato, v’erano molti sognatori, a volte geniali, i quali pensavano che sarebbe bastato convincere i governanti e le classi dominanti dell’ingiustizia dell’ordine sociale esistente per stabilire con facilità sulla terra la pace e il benessere universale. Essi sognavano di realizzare il socialismo senza lotta. Infine, quasi tutti i socialisti e, in generale, gli amici della classe operaia di quel tempo vedevano nel proletariato solo una piaga; essi costatavano con spavento come, con lo sviluppo dell’industria, si sviluppava anche questa piaga. Perciò tutti costoro pensavano al modo di frenare lo sviluppo dell’industria e del proletariato, di fermare la «ruota della storia». Di fronte allo spavento generale suscitato dallo sviluppo del proletariato, Marx ed Engels, al contrario, riponevano tutte le loro speranze nello sviluppo incessante del proletariato. Più numerosi sono i proletari, più grande è la loro forza come classe rivoluzionaria, più prossimo e realizzabile è il socialismo. In poche parole, i meriti di Marx e di Engels davanti alla classe operaia possono essere così precisati: essi educarono la classe operaia a conoscere se stessa, a prendere coscienza di se stessa, e alle chimere sostituirono la scienza.
Ecco perché il nome e la vita di Engels devono essere conosciuti da ogni operaio; ecco perché nella nostra raccolta che, come tutte le nostre pubblicazioni, si propone di ridestare la coscienza di classe degli operai russi, dobbiamo delineare un profilo della vita e dell’attività di Friedrich Engels, uno dei due grandi maestri del proletariato moderno.
Engels nacque nel 1820 a Barmen, nella provincia renana del regno di Prussia. Suo padre era un industriale. Nel 1838, prima di finire il liceo, Engels fu costretto per ragioni di famiglia a entrare come commesso in una ditta commerciale di Brema. Gli affari commerciali non gli impedirono di dedicarsi a studi scientifici e politici. Ancora studente, egli aveva cominciato a odiare l’autocrazia e l’arbitrio dei burocrati. Gli studi filosofici lo portarono oltre. In quei tempi, nella filosofia tedesca dominava la dottrina di Hegel, e Engels divenne suo seguace. Benché personalmente Hegel fosse un ammiratore dello Stato autocratico prussiano, al servizio del quale egli si trovava in qualità di professore dell’università di Berlino, la sua dottrina era rivoluzionaria. La fiducia di Hegel nella ragione umana e nei suoi diritti e la tesi fondamentale della filosofia hegeliana, secondo la quale nel mondo si svolge un processo continuo di trasformazione e di evoluzione, indussero gli allievi del filosofo berlinese che non volevano conciliarsi con la realtà, a pensare che anche la lotta contro la realtà, la lotta contro l’ingiustizia esistente e contro il male dominante, debba avere le sue radici nella legge universale dello sviluppo perpetuo. Se tutto si sviluppa, se alcune istituzioni esistenti vengono sostituite da altre istituzioni, perché dovrebbero perpetuarsi in eterno l’autocrazia del re prussiano o dello zar russo, l’arricchimento di un’infima minoranza a spese della stragrande maggioranza, il dominio della borghesia sul popolo? La filosofia di Hegel parlava dello sviluppo dello spirito e delle idee, era una filosofia idealistica. Dallo sviluppo dello spirito deduceva lo sviluppo della natura, dell’uomo e dei rapporti sociali tra gli uomini. Marx ed Engels, accettando il pensiero di Hegel sull’eterno processo di sviluppo[1], respinsero la concezione aprioristica dell’idealismo; studiando la vita, videro che non è lo sviluppo dello spirito che spiega lo sviluppo della natura, ma che, viceversa, lo spirito va spiegato per mezzo della natura, della materia … Al contrario di Hegel e degli altri hegeliani, Marx ed Engels erano materialisti. Osservando da materialisti il mondo e l’umanità, essi costatarono che, come alla base di tutti i fenomeni della natura vi sono cause materiali, così anche lo sviluppo della società umana è condizionato dallo sviluppo delle forze materiali, produttive. Dallo sviluppo delle forze produttive dipendono i rapporti reciproci degli uomini nella produzione degli oggetti indispensabili al soddisfacimento dei bisogni umani. In questi rapporti sta la spiegazione di tutti i fenomeni della vita sociale, delle aspirazioni, delle idee e delle leggi umane. Lo sviluppo delle forze produttive crea rapporti sociali che si basano sulla proprietà privata, ma attualmente noi vediamo che questo stesso sviluppo delle forze produttive toglie la proprietà alla maggioranza e la concentra nelle mani di un’infima minoranza. Esso distrugge la proprietà, base dell’ordine sociale contemporaneo, tende allo stesso scopo che i socialisti si sono prefissi. I socialisti devono soltanto comprendere quale forza sociale, per la sua situazione nella società contemporanea, è interessata alla realizzazione del socialismo, e dare a questa forza la coscienza dei suoi interessi e della sua missione storica. Questa forza è il proletariato. Engels imparò a conoscerlo in Inghilterra, nel centro dell’industria inglese, a Manchester, dove si trasferì nel 1842 come impiegato di una ditta commerciale della quale suo padre era azionista. Qui Engels non se ne stette soltanto nell’ufficio della fabbrica; visitò i luridi quartieri dove erano stipati gli operai, vide coi suoi occhi la loro miseria e le loro sventure. E non si accontentò delle sue sole osservazioni personali; lesse tutto quanto era stato scritto prima di lui sulla situazione della classe operaia inglese e studiò accuratamente tutti i documenti ufficiali a lui accessibili. Frutto di questi studi e osservazioni fu il libro La situazione della classe operaia in Inghilterra, pubblicato nel 1845. Abbiamo già ricordato più sopra in che cosa consiste il merito principale di Engels quale autore del libro La situazione della classe operaia in Inghilterra. Anche prima di Engels, numerosi autori avevano descritto le sofferenze del proletariato e avevano detto che era necessario venirgli in aiuto.
Ma Engels per primo affermò che il proletariato non è soltanto una classe che soffre; sostenne che appunto la vergognosa situazione economica nella quale esso si trova lo spinge irresistibilmente in avanti e lo incita a lottare per la sua emancipazione definitiva. Il proletariato in lotta si aiuterà da se stesso. Il movimento politico della classe operaia condurrà inevitabilmente gli operai a riconoscere che per loro non vi è altra via d’uscita all’infuori del socialismo. D’altra parte, il socialismo sarà una forza soltanto quando diventerà lo scopo della lotta politica della classe operaia. Ecco le idee fondamentali del libro di Engels sulla situazione della classe operaia in Inghilterra, idee che oggi sono assimilate da tutto il proletariato che pensa e lotta, ma che allora erano assolutamente nuove. Questi pensieri furono esposti nel libro, scritto in uno stile piacevole e denso di scene impressionanti e fedeli al vero che descrivono le sventure del proletariato inglese. Il libro fu un terribile atto d’accusa contro il capitalismo e la borghesia. L’impressione da esso prodotta fu straordinaria. Da ogni parte si cominciò a citare il libro di Engels come il quadro più esauriente della situazione del proletariato contemporaneo. E infatti, né prima del 1845, né dopo, è mai apparsa una descrizione così limpida e fedele delle sventure della classe operaia.
Engels divenne socialista soltanto in Inghilterra. A Manchester entrò in relazione con i capi del movimento operaio inglese dell’epoca e cominciò a collaborare alle pubblicazioni socialiste inglesi. Nel 1844, durante il viaggio di ritorno in Germania, conobbe personalmente a Parigi Marx, col quale era già in corrispondenza. A Parigi, sotto l’influenza dei socialisti francesi e della vita francese, anche Marx era divenuto socialista. In questa città i due amici scrissero in comune il libro La sacra famiglia, ovvero critica della Critica critica. In questo libro, uscito un anno prima della Situazione della classe operaia in Inghilterra e scritto in gran parte da Marx, sono poste le basi di quel socialismo materialista rivoluzionario, le cui idee essenziali sono esposte più sopra. La sacra famiglia è il nome con cui vengono ironicamente designati i fratelli filosofi Bauer e i loro seguaci. Questi signori predicavano una critica che stesse al di sopra di ogni realtà, al di sopra dei partiti e della politica, che negasse ogni attività pratica e si limitasse a contemplare «criticamente» il mondo circostante e gli avvenimenti che vi si svolgono. I signori Bauer giudicavano dall’alto il proletariato, considerandolo una massa priva di spirito critico. Marx ed Engels insorsero decisamente contro questa tendenza assurda e nociva. In nome della personalità umana reale, dell’operaio oppresso dalle classi dominanti e dallo Stato, essi esigono non la contemplazione, ma la lotta per una migliore organizzazione della società. Beninteso, solo nel proletariato essi vedono la forza capace di condurre questa lotta, la forza interessata a questa lotta. Ancor prima di scrivere la Sacra famiglia, Engels pubblicò negli Annali franco-tedeschi di Marx e Ruge i Lineamenti di una critica dell’economia politica, dove esaminò dal punto di vista del socialismo i fenomeni essenziali del sistema economico moderno, come conseguenza inevitabile del dominio della proprietà privata. Gli stretti legami con Engels contribuirono senza dubbio a indurre Marx a occuparsi di economia politica, di quella scienza nella quale le sue opere produssero una vera rivoluzione.
Engels trascorse il periodo dal 1845 al 1847 a Bruxelles e a Parigi, unendo agli studi scientifici l’attività pratica fra gli operai tedeschi che abitavano nelle due città. Qui Marx ed Engels si misero in rapporto con la Lega dei comunisti, organizzazione clandestina tedesca, la quale li incaricò di esporre i principi fondamentali del socialismo da loro elaborati. Così ebbe origine il celebre Manifesto del Partito comunista di Marx e di Engels, pubblicato nel 1848. Questo libriccino vale molti volumi: il suo spirito fa vivere e operare ancor oggi tutto il proletariato organizzato e combattente del mondo civile.
La rivoluzione del 1848, che scoppiò dapprima in Francia e si estese in seguito agli altri paesi dell’Europa occidentale, ricondusse Marx ed Engels in patria. Qui, nella Prussia renana, essi assunsero la direzione della Nuova gazzetta renana, quotidiano democratico, che si pubblicava a Colonia. I due amici furono l’anima di tutte le aspirazioni democratiche rivoluzionarie della Prussia renana. Essi difesero con tutti i mezzi possibili gli interessi del popolo e della libertà contro le forze reazionarie. Queste ultime, com’è noto, ebbero il sopravvento. La Nuova gazzetta renana fu interdetta; Marx, che durante l’emigrazione aveva perduto la cittadinanza prussiana, venne espulso; Engels prese parte all’insurrezione armata del popolo, combatté in tre battaglie per la libertà e, dopo la sconfitta degli insorti, fuggì, attraverso la Svizzera, a Londra.
Anche Marx andò a stabilirsi in quella città. Engels ben presto diventò impiegato e in seguito socio della stessa ditta commerciale di Manchester dov’era stato impiegato dal 1842 al 1844. Fino al 1870 egli visse a Manchester e Marx a Londra, cosa che non impedì loro di trovarsi nella più stretta comunanza di idee: si scrivevano quasi ogni giorno. In questa corrispondenza i due amici si scambiavano opinioni e cognizioni, e continuavano a elaborare in comune il socialismo scientifico. Nel 1870 Engels si trasferì a Londra, e la loro comune vita intellettuale, colma d’intenso lavoro, continuò fino al 1883, anno della morte di Marx. Frutto di questo lavoro furono: da parte di Marx, Il capitale, la più prodigiosa opera di economia politica del nostro secolo; da parte di Engels, tutta una serie di opere grandi e piccole. Marx lavorava all’analisi dei complessi fenomeni dell’economia capitalista. Engels, in opere scritte in forma piana, non di rado polemica, chiariva le questioni scientifiche più generali e i diversi fenomeni del passato e del presente alla luce della concezione materialistica della storia e della teoria economica di Marx. Di questi lavori di Engels rammentiamo: la sua opera polemica contro Duhring (dove sono esaminati i più importanti problemi della filosofia e delle scienze naturali e sociali)[2], L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (tradotto in russo a Pietroburgo, 3ª edizione, 1895), Ludovico Feuerbach (traduzione russa con il commento di G. Plekhanov, Ginevra, 1892), l’articolo sulla politica estera del governo russo (tradotto in russo nel Sozial-Demokrat di Ginevra, nn. 1 e 2), i notevoli articoli sulla questione delle abitazioni, ed infine due brevi ma preziosissimi articoli sullo sviluppo economico della Russia (Friedrich Engels sulla Russia, tradotto in russo da V. Zasulic, Ginevra, 1894). Marx morì senza aver potuto elaborare definitivamente la sua gigantesca opera sul capitale. La minuta, però, era già pronta, e così Engels, dopo la morte dell’amico, si accinse al difficile compito di redigere e di pubblicare il II e il III volume del Capitale. Nel 1885 egli diede alle stampe il II volume e nel 1894 il III (non fece in tempo a redigere il IV volume). Questi due volumi richiesero un grandissimo lavoro. Il socialdemocratico austriaco Adler osservò giustamente che, con la pubblicazione del II e del III volume del Capitale, Engels eresse al suo geniale amico un monumento maestoso, sul quale involontariamente incise, a lettere indelebili, il proprio nome. Infatti, questi due volumi del Capitale sono opera di entrambi, di Marx e di Engels. Le antiche leggende tramandano diversi esempi commoventi di amicizia. Il proletariato europeo può dire che la sua scienza è stata creata da due scienziati e militanti i cui rapporti personali superano tutte le più commoventi leggende antiche sull’amicizia umana. Engels si è sempre posposto, e del resto a giusta ragione, a Marx. «Vicino a Marx – scrisse egli a un vecchio amico – non ero che il secondo violino». Il suo amore per Marx vivente e la sua venerazione per la memoria del defunto erano illimitati. Questo militante austero, questo rigoroso pensatore aveva un’anima profondamente affettuosa.
Dopo il movimento del 1848–1849, Marx ed Engels, in esilio, non si occuparono unicamente di scienza. Marx fondò nel 1864 l’Associazione internazionale degli operai, e durante tutto un decennio diresse quest’associazione, al cui lavoro partecipò attivamente anche Engels. L’attività dell’Associazione internazionale, che univa, secondo il pensiero di Marx, i proletari di tutti i paesi, ebbe un’enorme importanza per lo sviluppo del movimento operaio. E, nonostante lo scioglimento dell’Associazione internazionale, avvenuto nel 1872, la funzione unificatrice di Marx e di Engels non s’interruppe. Al contrario, si può dire che la loro importanza come dirigenti spirituali del movimento operaio crebbe sempre più, perché il movimento stesso continuò a svilupparsi ininterrottamente. Dopo la morte di Marx, Engels continuò da solo a essere il consigliere e il dirigente dei socialisti europei. A lui si rivolgevano per consigli e direttive sia i socialisti tedeschi, la cui forza cresceva rapidamente e incessantemente nonostante le persecuzioni del governo, sia i rappresentanti dei paesi arretrati, per esempio gli spagnuoli, i romeni, i russi, i quali dovevano ben ponderare i loro primi passi. Essi attingevano tutti al ricco patrimonio di conoscenze e di esperienze del vecchio Engels.
Marx e Engels, che conoscevano entrambi la lingua russa e leggevano i libri russi, s’interessavano vivamente alla Russia, seguivano con simpatia il movimento rivoluzionario russo e mantenevano delle relazioni con i rivoluzionari russi. Entrambi erano diventati socialisti dopo essere stati democratici, e il sentimento democratico di odio verso l’arbitrio politico era in essi estremamente vigoroso. Questo sentimento politico innato, unito alla profonda comprensione teorica del nesso esistente tra l’arbitrio politico e l’oppressione economica, e la ricca esperienza di vita resero Marx ed Engels sensibilissimi proprio dal punto di vista politico. Perciò la eroica lotta di un esiguo gruppo di rivoluzionari russi contro il potente governo zarista suscitò nell’animo dei due provati rivoluzionari il più vivo consenso. Al contrario, la tendenza a eludere col pretesto dei vantaggi economici il compito più immediato e importante dei socialisti russi, la conquista delle libertà politiche, non solo sembrò loro sospetta, ma persino un tradimento della grande causa della rivoluzione sociale. «L’emancipazione del proletariato deve essere opera del proletariato stesso»: ecco che cosa insegnavano costantemente Marx ed Engels. Ma, per lottare per la propria emancipazione economica, il proletariato deve conquistarsi determinati diritti politici. Inoltre Marx ed Engels vedevano chiaramente che la rivoluzione politica in Russia avrebbe avuto un’enorme importanza anche per il movimento operaio dell’Europa occidentale. La Russia autocratica è sempre stata il baluardo di tutta la reazione europea. La situazione internazionale estremamente favorevole in cui era venuta a trovarsi la Russia in seguito alla guerra del 1870, che seminò per lungo tempo la discordia tra la Germania e la Francia, naturalmente fece aumentare l’importanza della Russia autocratica come forza reazionaria. Soltanto una Russia libera, che non abbia bisogno né di opprimere i polacchi, i finlandesi, i tedeschi, gli armeni e altri piccoli popoli, né di aizzare continuamente l’una contro l’altra la Francia e la Germania, permetterà all’Europa contemporanea di liberarsi finalmente dal peso della guerra, indebolirà tutti gli elementi reazionari in Europa e accrescerà la forza della classe operaia europea. Ecco perché Engels desiderava ardentemente, anche per il successo del movimento operaio in Occidente, l’instaurazione della libertà politica in Russia. I rivoluzionari russi hanno perduto in lui il loro migliore amico.
Memoria imperitura a Friedrich Engels, al grande combattente e maestro del proletariato!
Note (dell’Autore)
[1] Marx ed Engels più di una volta hanno affermato di essere in gran parte debitori della loro evoluzione intellettuale ai grandi filosofi tedeschi, e in particolare a Hegel. Senza la filosofia tedesca, ha detto Engels, non vi sarebbe nemmeno il socialismo scientifico.
[2] È un libro meravigliosamente istruttivo e ricco di contenuto. Di esso, purtroppo, è stata tradotta in russo soltanto una piccola parte, che contiene un saggio storico sullo sviluppo del socialismo (Lo sviluppo del socialismo scientifico, 2ª ed., Ginevra, 1892).