Il brutale assassinio a Minneapolis di un afroamericano, George Floyd, da parte di uno sprezzante poliziotto bianco con l’ausilio dei suoi colleghi di pattuglia, ha scatenato, non solo a Minneapolis stessa, ma in centinaia di città degli Stati Uniti, gigantesche manifestazioni di protesta sfociate in rivolte che stanno mettendo a ferro e fuoco l’intero Paese. Per soffocarle, le autorità hanno messo in campo un’inaudita repressione, ma mentre scriviamo le dimostrazioni sono ancora in atto.
Il fatto è che negli Usa è ancora presente la “questione nera”, cioè quella della discriminazione più o meno scoperta ai danni della popolazione di colore, in particolare se proletaria.
Una questione che non è mai stata veramente risolta, al di là del riconoscimento puramente formale dell’uguaglianza (borghese) dei diritti, e sulla quale Cyril Lionel Robert James, che fu militante marxista rivoluzionario e dirigente della Quarta Internazionale, anch’egli nero, ha scritto molte opere e saggi.
Pubblichiamo qui di seguito uno dei suoi innumerevoli scritti sul tema – “I lavoratori neri e bianchi devono restare uniti” – che ci sembra particolarmente significativo, in quanto, al di là del periodo contingente in cui fu elaborato, richiama al fondamentale concetto dell’unità fra bianchi e neri, tutti quali membri della stessa classe lavoratrice: un’unità che è un tassello fondamentale nella comune lotta contro i capitalisti, i quali cercano invece di imporre un’artificiosa divisione funzionale al loro dominio. E abbiamo scelto questo breve saggio perché le enormi manifestazioni di protesta contro la violenza della polizia e delle istituzioni statunitensi ai danni dei neri sono innervate proprio da questo sentimento unitario che non fa distinzioni sulla base del colore della pelle.
Come nota a piè di pagina, presentiamo inoltre una nota biografica, scritta da Paolo Casciola, sulla traiettoria politica di C.L.R. James.
Buona lettura.
La redazione
I lavoratori neri e bianchi devono restare uniti
J.R. Johnson (C.L.R. James) [*]
(12 agosto 1940)
Attualmente l’America, come il resto del mondo, è in grave crisi. I neri osservano i miliardi che vengono riversati negli armamenti, il progetto di legge per la coscrizione in tempo di pace, i violenti attacchi contro gli immigrati e le quinte colonne[1]. Il mondo come lo conosciamo sta per scomparire. Questo è chiaro. Cosa sta prendendo il suo posto e in che misura influenzerà i neri?
Ciò che sta avvenendo è una riorganizzazione internazionale della società per rispondere alla crisi economica mondiale. La crisi ha causato la guerra. Il risultato è che essi non sono altro che schiavi. Il fascismo ha assunto il pieno potere su tutta la produzione e ha creato un potente armamento con cui spera di conquistare l’Europa e ridurre l’intero continente a una colonia dell’imperialismo tedesco.
Guerre e ancora guerre
I neri lo capiscono bene. Sanno come l’imperialismo europeo abbia calpestato l’Africa e ridotto gli africani alla schiavitù per sfruttarli. Oggi le colonie non sono sufficienti e i grandi imperialismi divorano i Paesi vicini più piccoli e più deboli. E allo stesso modo in cui l’imperialismo in Africa ha creato teorie sulla superiorità della razza bianca al fine di giustificare il suo attacco ai neri, così l’hitlerismo crea teorie sulla superiorità della razza tedesca per poter giustificare la schiavitù dei popoli europei.
Possiamo tuttavia rappresentare l’attuale imperialismo come delle enormi e insaziabili fauci che divorano tutto ciò che è a portata di mano. L’imperialismo britannico sta combattendo in difesa delle proprie colonie di schiavi in India e in Africa. Allo stesso tempo, Gran Bretagna, Italia, Giappone, America e Germania stanno combattendo una feroce battaglia commerciale per il controllo dell’America Latina. Ecco perché Hull è andato all’Avana: per cercare di guadagnare il sostegno dei Paesi dell’America Latina[2]. Nell’Asia orientale, il Giappone cerca di fagocitare la Cina e di battere sul tempo l’America e la Gran Bretagna per il dominio del commercio e delle risorse dell’Estremo Oriente.
C’è una lotta per la vita e la morte in atto tutt’intorno e lo Stato fascista ha un grande vantaggio. Una volta sconfitti i lavoratori, li farà lavorare dodici ore al giorno per salari da fame, produrrà armi invece di cibo e vestiti, e merci da vendere sottocosto per battere la concorrenza di altri Paesi sui mercati esteri. Di fronte a ciò, i capitalisti americani si stanno preparando a fare esattamente lo stesso, se possibile, per sconfiggere le organizzazioni dei lavoratori, assumere il controllo e combattere guerre commerciali e poi anche militari. Ma l’ultima guerra non ha fermato la crisi e la crisi – prima che iniziasse quella attuale – era già così grave che il mondo affronterà anni di continue guerre, caos e disastri fino a che questi imperialisti non potranno essere rovesciati.
I lavoratori debbono restare uniti!
Tutto ciò riguarda i neri molto da vicino. Ovunque la classe capitalista si proponga di sconfiggere i lavoratori, cerca di demoralizzarli dividendoli e mettendoli gli uni contro gli altri. In Germania, Hitler usa gli ebrei. In America, useranno non solo gli ebrei ma anche i neri. I capitalisti hanno una lunga pratica nel mettere i lavoratori neri contro i bianchi. Man mano che la guerra contro gli operai si farà più acuta, cercheranno di togliere lavoro ai neri per soddisfare un settore dei bianchi; intensificheranno la propaganda contro i neri; cercheranno anzi di sviare verso gli stessi i lavoratori l’ostilità che i lavoratori bianchi nutrono per la classe capitalista. I neri devono dunque comprendere che la crisi che si sta sviluppando non solo colpirà duramente la classe lavoratrice americana, ma colpirà ancor più duramente loro stessi, in quanto settore oppresso di quella classe.
Qual è il rimedio? Il rimedio è lottare, non domani, non la prossima settimana, ma ora! Lottare innanzitutto per lavori nell’industria. I neri soffrono di più e quindi devono lottare di più. Devono combattere sotto lo slogan generale di “Democrazia per i neri senza se e senza ma!” Devono unirsi alle organizzazioni dei lavoratori locali, come i sindacati, denunciandoli implacabilmente se questi cercheranno di tenerli fuori. Devono formare organizzazioni locali nere e cooperare con organizzazioni politiche che combatteranno per i diritti dei neri. Oggi, il Workers Party[3] è proprio in prima linea in questa battaglia.
I neri devono dimostrare ai lavoratori bianchi che intendono avere i loro diritti, che devono avere la loro quota di lavoro, che sono dei combattenti, che lottano sempre per i loro diritti nella classe lavoratrice come membri di quella classe lavoratrice. In questo modo, i neri potranno ottenere riconoscimento e rispetto da parte delle grandi masse di lavoratori bianchi, preparando la strada per la battaglia congiunta che tutti insieme dovranno combattere contro le orde riunite del fascismo americano.
Insieme a questa battaglia per i loro diritti, i neri dovranno lottare per la difesa delle libertà civili, contro la persecuzione dei rivoluzionari come quinta colonna, contro i nemici dei diritti democratici ovunque si manifestino. Poiché ovunque la classe operaia o il movimento rivoluzionario subisce una sconfitta, pure lì i neri vengono sconfitti, se anche uno solo di essi vive in quella comunità. Questa è la lezione di oggi. I neri devono impararla e impararla bene, e devono lottare per il loro posto nel movimento della classe operaia come il modo più sicuro per difendere il poco che hanno e ottenere la piena uguaglianza.
(Traduzione di Andrea Di Benedetto)
Note (tutte le note sono del traduttore)
[1] Con questo termine venivano identificate negli Usa presunte piccole organizzazioni di matrice comunista che, operando clandestinamente dall’interno dello Stato, avrebbero inteso indebolirlo e favorire così la vittoria del bolscevismo. Il maccartismo nacque e si sviluppò esattamente sulla base di questa presupposizione.
[2] Cordell Hull fu un politico americano, poi segretario di Stato durante la presidenza Roosevelt.
[3] Il Workers Party fu una scissione del Socialist Workers Party, che era la sezione statunitense della Quarta Internazionale (si veda la nota biografica di C.L.R. James a piè di pagina a cura di Paolo Casciola).
[*] Cyril Lionel Robert James (1901–1989)
Paolo Casciola (29 gennaio 1994)
Cyril Lionel Robert James, detto J.R. Johnson, nacque il 4 gennaio 1901 a Tunapuna, nell’isola di Trinidad. Figlio di un insegnante e di un’appassionata lettrice di romanzi, sul finire degli anni venti divenne egli stesso un istitutore ed uno scrittore di novelle, oltre che un ottimo giocatore di cricket.
Nel marzo del 1932, dopo aver ultimato la stesura del suo primo libro – The Life of Captain Cipriani, una biografia del principale portavoce anticolonialista degli antillani che avevano servito nell’esercito britannico durante la prima guerra mondiale – James emigrò in Gran Bretagna, stabilendosi a Nelson, nel Lancashire. In quella città, famosa per le sue industrie tessili, riuscì a far pubblicare il suo libro, incominciò a commentare le partite di cricket per il Daily Telegraph ed ebbe modo di osservare da vicino le lotte quotidiane della classe operaia inglese.
A partire dal settembre del 1932 James venne assunto in pianta stabile come giornalista sportivo dal Manchester Guardian e nell’aprile del 1933 si trasferì a Londra, dove aderì al Labour Party (LP). In quello stesso anno diede alle stampe una versione ridotta del suo studio su Cipriani, sotto il titolo significativo di The Case for West‑Indian Self‑Government.
Nel corso del 1935 egli aderì al Marxist Group (MG) – una delle quattro organizzazioni distinte in cui il movimento trotskista britannico era all’epoca diviso – e all’Independent Labour Party (ILP), in seno al quale il MG praticava l’entrismo.
Messosi in luce per i suoi articoli contro l’aggressione dell’imperialismo fascista italiano ai danni dell’Abissinia, James fondò e presiedette l’International African Friends of Abyssinia, che si trasformò poi in International African Service Bureau e che ebbe tra i suoi aderenti personalità di colore come George Padmore e Kwame Nkrumah. Nell’aprile del 1936 egli intervenne al congresso dell’ILP a favore delle “sanzioni operaie” contro l’Italia di Mussolini.
Fu in veste di delegato del suo gruppo che James partecipò alla Conferenza per la Quarta Internazionale svoltasi a Parigi nel luglio di quell’anno. E tre mesi dopo, in ottobre, al momento dell’ingresso della maggioranza del MG – sotto il nuovo nome di Bolshevik‑Leninist Group – nel LP, James mantenne in vita il MG in seno all’ILP e lanciò il giornale Fight.
Espulso dall’ILP nel novembre del 1936 con quanto restava del suo gruppo, nel 1937 James iniziò a lavorare per il Glasgow Herald e pubblicò una storia dell’Internazionale Comunista: World Revolution. L’anno seguente videro la luce un suo studio sulla rivoluzione giacobina a Santo Domingo – The Black Jacobins. Toussaint L’Ouverture and the San Domingo Revolution (a) – e una storia della ribellione dei popoli di colore contro il colonialismo e l’imperialismo: A History of Negro Revolt.
Nel febbraio del 1938 James prese parte all’unificazione di tre organizzazioni quart’internazionaliste britanniche e, sette mesi dopo, rappresentò il gruppo unificato – la Revolutionary Socialist League – alla Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale, svoltasi nel sobborgo parigino di Périgny. In quell’occasione venne eletto al Comitato Esecutivo Internazionale.
Verso la fine di quell’anno, sollecitato dal dirigente trotskista statunitense James Patrick Cannon, James si recò negli USA per tenervi un ciclo di conferenze pubbliche e per contribuire ad organizzare il lavoro del Socialist Workers Party (SWP) in direzione delle masse di colore.
Giunto a New York nel novembre del 1938, egli compì poi un viaggio a Coyoacán, in Messico, nell’aprile del 1939, dove discusse con Trotsky i problemi della Quarta Internazionale e la questione dell’autodeterminazione per i neri americani. Rientrato negli Stati Uniti, nel luglio di quell’anno partecipò al II Congresso Nazionale del SWP, in occasione del quale presentò due risoluzioni sulla “Black question” e sul lavoro politico del SWP in relazione alla popolazione di colore.
Nel settembre del 1939 James si unì alla tendenza animata da James Burnham e da Max Shachtman che, all’interno del SWP, si opponeva alla definizione trotskiana dell’Unione Sovietica come “stato operaio degenerato” e alla politica di difesa incondizionata delle sue basi socio-economiche, che da quella caratterizzazione discendeva. Egli seguì tale tendenza al momento della sua rottura con il SWP e della creazione del Workers Party (WP), avvenuta nell’aprile del 1940.
Circa un anno dopo James conobbe Rae Spiegel, meglio nota sotto il nome di Raya Dunayevskaya, che nel febbraio del 1941 aveva applicato la teoria del “capitalismo di stato” all’URSS staliniana. Insieme alla Dunayevskaya, che all’epoca si firmava Freddie Forest, James animò la Johnson-Forest Tendency (JFT), la quale si batté contro i due punti di vista prevalenti all’interno del WP: quello di Shachtman, secondo cui l’Unione Sovietica, pur non essendo uno stato operaio degenerato, rappresentava comunque un ordinamento sociale progressivo; e quella di Joseph Friedman detto Joseph Carter, che considerava l’URSS come un collettivismo burocratico altrettanto reazionario del capitalismo.
La prima metà degli anni Quaranta, contrassegnata dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale, mise a nudo l’incapacità del WP di svilupparsi dal punto di vista teorico ed organizzativo. Nell’agosto del 1945 esso avanzò allora l’ipotesi della riunificazione con il SWP e, nel contesto della discussione che si aprì, la JFT si orientò sempre più decisamente verso il rientro nella sezione statunitense della Quarta Internazionale, rientro che ebbe poi luogo nell’ottobre del 1947.
Tuttavia nei due anni successivi la JFT sviluppò le proprie concezioni politiche ed organizzative di tipo operaista, giungendo a rifiutare ogni distinzione tra l’operaio in quanto oggetto di sfruttamento e l’operaio in quanto soggetto dotato di una coscienza politica rivoluzionaria. A questa revisione della concezione marxista della natura e del ruolo del partito corrispose il rifiuto del programma trotskista – rifiuto che James sistematizzò nel 1950 nel suo lavoro su State Capitalism and World Revolution.
Fu così che nell’agosto del 1951 James, insieme alla Dunayevskaya e ad altri membri della JFT, abbandonò definitivamente il movimento trotskista per dar vita al Correspondence Publishing Committee (CPC). Nel 1952 egli venne internato sulla Ellis Island dove, in attesa di essere espulso dagli USA, scrisse uno studio sull’opera di Herman Melville – Mariners, Renegades and Castaways.
Cacciato dagli Stati Uniti nel 1953, James trascorse i cinque anni successivi in Gran Bretagna, da dove collaborò al periodico Correspondence lanciato nell’ottobre di quell’anno dal CPC, che aveva trasferito la propria sede da New York a Detroit per essere più vicino all’ambiente operaio.
Alla luce della rivoluzione antiburocratica ungherese dell’ottobre 1956 e delle nuove esperienze del sindacalismo di base allora in atto tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, James aggiornò la sua elaborazione teorica nel volume Facing Reality, pubblicato a Londra nel 1958.
Dopo il suo rientro a Trinidad, avvenuto in quello stesso anno, egli divenne segretario del Federal Labour Party, collaborò con il People’s National Movement e scrisse due libri: Party Politics in the West Indies e Modern Politics. Fautore del panafricanismo, nel 1960 compì il suo primo viaggio in Africa per incontrare il suo vecchio amico Nkrumah, nel Ghana.
In seguito alla proibizione del suo Modern Politics e alla vigilia dell’indipendenza politica formale ottenuta da Trinidad nell’ambito del Commonwealth britannico (agosto 1962), James fece ritorno in Inghilterra, dove appoggiò la creazione del Facing Reality Publishing Committee (FRPC), creato a Detroit da Martin Glaberman, George Rawick ed altri superstiti dell’esperienza del CPC, che la Dunayevskaya aveva abbandonato nel 1955. E sempre nel 1962 egli pubblicò un volume di carattere autobiografico: Beyond a Boundary.
Tornato ancora una volta a Trinidad nel 1965 in veste di giornalista sportivo, James venne posto agli arresti domiciliari e dovette la propria liberazione al fatto di essere stato uno dei “padri fondatori” del movimento per l’indipendenza delle Indie Occidentali. Nei mesi successivi lanciò il giornale We the People e avviò la costruzione di un Workers and Peasants Party.
Il fallimento di questo suo tentativo di trovare una collocazione nella vita politica di Trinidad lo spinse a raggiungere di nuovo la Gran Bretagna, dove continuò a scrivere di cricket e a portare avanti la sua attività di saggista politico per numerose riviste, tra cui le inglesi New Society, New Left Review e Race Today, e le americane Black World, Freedomways, Radical America e Amistad.
James ha insegnato e tenuto conferenze in diverse università britanniche, statunitensi, canadesi ed africane, continuando a dividere il suo tempo tra le Indie Occidentali ed un modesto appartamento londinese nel quartiere di Brixton, dove il suo cuore ha cessato di battere il 31 maggio 1989.
(a) Una cui versione riveduta ed ampliata apparve poi nel 1963; su di essa si basa la traduzione italiana di Raffaele Perillo: I giacobini neri. La prima rivolta contro l’uomo bianco, Feltrinelli, Milano 1968.
(b) Il numero 1 (febbraio 1970) di quest’ultima rivista pubblicò un suo saggio intitolato “Il commercio atlantico degli schiavi e la schiavitù. Alcune interpretazioni della loro importanza nello sviluppo degli Stati Uniti e del mondo occidentale”, la cui traduzione italiana, realizzata da Bruno e Manuela Cartosio, è apparsa nel volume di C.L.R. James, H.M. Baron e H.G. Gutman, Da schiavo a proletario, Musolini, Torino 1973.
(Dalla pagina web dell’Associazione Pietro Tresso)