Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Fascismo, Teoria

L’antifascismo non è nulla

Ci sia­mo già inte­res­sa­ti in un pre­ce­den­te arti­co­lo al movi­men­to del­le “sar­di­ne”, che tan­ta atten­zio­ne ha susci­ta­to nel pano­ra­ma poli­ti­co pro­vo­can­do un ampio dibat­ti­to. Non è dato sape­re, oggi, come esso evol­ve­rà, se cioè dan­do­si una strut­tu­ra­zio­ne di vera e pro­pria orga­niz­za­zio­ne oppu­re per­ma­nen­do nel­le for­me “liqui­de” che fino­ra ha assun­to. Né, d’altronde, appa­re par­ti­co­lar­men­te uti­le in que­sto momen­to avan­za­re del­le ipo­te­si al riguardo.
Ci inte­res­sa, inve­ce, sof­fer­mar­ci su un aspet­to di que­sto movi­men­to, sot­to­li­nea­to par­ti­co­lar­men­te dai media fuo­ri d’Italia che han­no dipin­to a bene­fi­cio dei pro­pri let­to­ri il qua­dro defor­ma­to di un movi­men­to, qua­li­fi­ca­to come “anti­fa­sci­sta” e che avreb­be risve­glia­to – in par­ti­co­la­re con i cori col­let­ti­vi a base di “Bel­la ciao” – la lot­ta del popo­lo ita­lia­no con­tro un ipo­te­ti­co “fasci­smo” imper­so­na­to dal­la Lega di Mat­teo Sal­vi­ni[a]. In Ita­lia, inve­ce, la que­stio­ne dell’“antifascismo” del­le “sar­di­ne” è venu­ta in rilie­vo soprat­tut­to in occa­sio­ne dell’infelice aper­tu­ra del respon­sa­bi­le roma­no del movi­men­to, Ste­phen Ogon­go, ver­so l’organizzazione neo­fa­sci­sta Casa­Pound[b].
Ora, quel­lo che qui ci inte­res­sa discu­te­re è, appun­to, que­sto distor­to con­cet­to di “anti­fa­sci­smo”, nel caso del­le “sar­di­ne” decli­na­to da un movi­men­to che non abbia­mo avu­to remo­re a defi­ni­re piccolo‑borghese e rea­zio­na­rio. La doman­da da por­ci, in altri ter­mi­ni, è: può esse­re decli­na­to in que­sti ter­mi­ni l’antifascismo? Si trat­ta di un vero antifascismo?
Rite­nia­mo che la rispo­sta cor­ret­ta, ben­ché appa­ren­te­men­te pro­vo­ca­to­ria – “L’antifascismo non è nul­la” – ce la for­ni­sca lo scrit­to di León Tro­tsky che pre­sen­tia­mo di segui­to tra­dot­to in ita­lia­no[c]. Si trat­ta del­la let­te­ra che il gran­de rivo­lu­zio­na­rio rus­so scris­se il 13 gen­na­io 1936 al comu­ni­sta olan­de­se Hen­dri­cus Snee­vliet, rac­co­man­dan­do di vota­re in par­la­men­to con­tro il pro­get­to di leg­ge per lo scio­gli­men­to del­le orga­niz­za­zio­ni arma­te para­mi­li­ta­ri. Tro­tsky sape­va bene che, ben­ché appa­ren­te­men­te diret­te con­tro quel­le fasci­ste, quel­le nor­me era­no in real­tà pen­sa­te per repri­me­re gli orga­ni­smi di auto­di­fe­sa del pro­le­ta­ria­to. E la let­te­ra si con­clu­de pro­prio con l’illustrazione del con­cet­to che ne for­ni­sce il tito­lo: l’“antifascismo” – cioè quel­lo piccolo‑borghese, che non met­te in discus­sio­ne le ragio­ni stes­se del siste­ma capi­ta­li­sta che uti­liz­za il fasci­smo come risor­sa per la pro­pria soprav­vi­ven­za; quel­lo, in altri ter­mi­ni, sol­tan­to decla­ma­to a paro­le e non for­gia­to nel­la lot­ta di clas­se con­tro lo Sta­to bor­ghe­se – “non è nul­la”, è un con­cet­to vuo­to in nome del qua­le si com­met­te il più gran­de delit­to nei con­fron­ti del pro­le­ta­ria­to: la col­la­bo­ra­zio­ne di clas­se, vale a dire la col­la­bo­ra­zio­ne degli sfrut­ta­ti con i pro­pri sfruttatori.
Ecco: l’“antifascismo” pro­pu­gna­to dal­le “sar­di­ne” è pro­prio que­sto, un’idea astrat­ta, un con­cet­to vuo­to che ha uni­fi­ca­to chi si è iden­ti­fi­ca­to nel movi­men­to con­tro un uni­co obiet­ti­vo, cioè le pur ripu­gnan­ti poli­ti­che di Sal­vi­ni e del­la Lega. Ma si trat­ta di un’unificazione dal sen­so asso­lu­ta­men­te distor­to, giac­ché sco­per­ta­men­te a bene­fi­cio di quei par­ti­ti che per decen­ni sono sta­ti – anco­ra sono e voglio­no con­ti­nua­re ad esse­re – gli ese­cu­to­ri del­le poli­ti­che bor­ghe­si che han­no gene­ra­to pro­prio Sal­vi­ni e la Lega. Pro­va ne sia la mani­fe­sta­zio­ne che si è tenu­ta a Bolo­gna il 19 gen­na­io scor­so, orga­niz­za­ta e svol­ta­si esat­ta­men­te per favo­ri­re la rie­le­zio­ne del can­di­da­to del cen­tro­si­ni­stra a pre­si­den­te del­la regio­ne Emi­lia Romagna.
I mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri han­no tutt’altra idea dell’antifascismo, che è innan­zi­tut­to lot­ta con­tro le clas­si pos­si­den­ti e il capi­ta­li­smo, che cul­la­no e pro­teg­go­no il fasci­smo fin quan­do pos­so­no util­men­te gesti­re, attra­ver­so gli stru­men­ti del­le isti­tu­zio­ni bor­ghe­si, i pro­pri inte­res­si con­trol­lan­do le dina­mi­che di mas­sa del­le clas­si lavo­ra­tri­ci; sal­vo sca­te­nar­lo poi con­tro que­ste ulti­me, uti­liz­zan­do­lo come car­ta di riser­va quan­do nes­sun altro con­ge­gno del­la “demo­cra­zia” con­sen­te loro di gover­nar­le tranquillamente.
Ecco per­ché pre­sen­tia­mo il testo di Tro­tsky che segue: per­ché rite­nia­mo neces­sa­rio, attra­ver­so una chia­ri­fi­ca­zio­ne teo­ri­ca, “smon­ta­re” un altro dei rive­sti­men­ti este­rio­ri del­le “sar­di­ne”, e cioè quel pre­te­so “anti­fa­sci­smo” che altro non è se non l’ennesimo spec­chiet­to per le allo­do­le di que­sto movi­men­to in real­tà reazionario.
Pre­ci­sia­mo che le note a pié di pagi­na in cal­ce al testo di Tro­tsky sono carat­te­riz­za­te ognu­na da una let­te­ra: “W” se la nota è ripre­sa dal­l’e­di­zio­ne ingle­se dei Wri­tings; “Œ” se dall’edizione fran­ce­se del­le Œuvres.
Buo­na lettura.
La redazione

L’antifascismo non è nulla

La demo­cra­zia bor­ghe­se e la lot­ta con­tro il fasci­smo[1]

 León Tro­tsky (13 gen­na­io 1936)

 

Caro ami­co[2],

la que­stio­ne del nostro atteg­gia­men­to nei con­fron­ti dei prov­ve­di­men­ti del gover­no appa­ren­te­men­te diret­ti con­tro il fasci­smo è estre­ma­men­te importante.
Dal momen­to che la demo­cra­zia bor­ghe­se è sto­ri­ca­men­te in ban­ca­rot­ta, essa non è più in gra­do di difen­der­si sul suo stes­so ter­re­no dai pro­pri nemi­ci di destra e di sini­stra. Cioè, per “man­te­ner­si”, il regi­me demo­cra­ti­co deve pro­gres­si­va­men­te liqui­da­re se stes­so per il tra­mi­te di leg­gi ecce­zio­na­li e di misu­re ammi­ni­stra­ti­ve arbi­tra­rie. Que­sta auto­li­qui­da­zio­ne del­la demo­cra­zia nel­la lot­ta con­tro la destra e la sini­stra pone in rilie­vo il bona­par­ti­smo del­la fase deca­den­te, che ha biso­gno, per la sua insta­bi­le esi­sten­za, del­la minac­cia sia del­la sini­stra che del­la destra, allo sco­po di met­ter­le l’una con­tro l’altra ed ele­var­si così, pro­gres­si­va­men­te, al di sopra del­la socie­tà e del suo par­la­men­ta­ri­smo. È da parec­chio tem­po che il gover­no Coli­jn mi sem­bra l’espressione di un regi­me poten­zial­men­te bonapartista.

Hen­dri­cus Snee­vliet (1917)

In que­sto perio­do estre­ma­men­te cri­ti­co, il prin­ci­pa­le nemi­co del bona­par­ti­smo resta, natu­ral­men­te, l’ala rivo­lu­zio­na­ria del pro­le­ta­ria­to. Sic­ché, pos­sia­mo dire con asso­lu­ta cer­tez­za che, nel­la misu­ra in cui la lot­ta di clas­se si appro­fon­di­rà, le leg­gi ecce­zio­na­li, i pote­ri straor­di­na­ri, ecc., saran­no usa­ti con­tro il proletariato.
Dopo che i socia­li­sti e gli sta­li­ni­sti fran­ce­si ebbe­ro vota­to lo scio­gli­men­to ammi­ni­stra­ti­vo del­le orga­niz­za­zio­ni para­mi­li­ta­ri[3], quel­la vec­chia cana­glia di Mar­cel Cachin[4] scris­se su L’Humanité pres­sap­po­co quan­to segue: «Un gran­de vit­to­ria … Natu­ral­men­te, noi sap­pia­mo che nel­la socie­tà capi­ta­li­sta tut­te le leg­gi pos­so­no esse­re uti­liz­za­te con­tro il pro­le­ta­ria­to. Ma ci impe­gne­re­mo per impe­dir­lo, ecc.». Qui la men­zo­gna sta nel­la paro­la “pos­so­no”. Si sareb­be dovu­to dire: «Sap­pia­mo che con l’acuirsi del­la cri­si socia­le tut­te que­ste misu­re saran­no uti­liz­za­te con­tro il pro­le­ta­ria­to con for­za decu­pli­ca­ta». Da ciò si sareb­be dovu­to trar­re la sem­pli­ce con­clu­sio­ne che non pos­sia­mo con le nostre stes­se mani raf­for­za­re il bona­par­ti­smo del­la fase deca­den­te e for­nir­gli le cate­ne che esso ine­vi­ta­bil­men­te use­rà per para­liz­za­re l’avanguardia del proletariato.
Ciò non vuol dire che nell’immediato futu­ro Coli­jn non voglia depu­ra­re il pro­prio fian­co destro dall’eccessiva arro­gan­za dei fasci­sti. La rivo­lu­zio­ne socia­le in Olan­da non sem­bra esse­re un peri­co­lo imme­dia­to. Il gran­de capi­ta­le spe­ra di allon­ta­na­re i peri­co­li che lo minac­cia­no con gli stru­men­ti di uno Sta­to for­te, con­cen­tra­to, cioè bona­par­ti­sta o semi­bo­na­par­ti­sta. Ma per con­te­ne­re entro cer­ti limi­ti il vero nemi­co, il pro­le­ta­ria­to rivo­lu­zio­na­rio, Coli­jn non eli­mi­ne­rà com­ple­ta­men­te, e nep­pu­re svie­rà il fasci­smo. Tutt’al più, vor­rà tener­lo sot­to con­trol­lo. Ecco per­ché la paro­la d’ordine del­lo scio­gli­men­to e del disar­mo del­le ban­de fasci­ste da par­te del­lo Sta­to è in tut­to e per tut­to rea­zio­na­ria, così come il voto per misu­re simi­li (i social­de­mo­cra­ti­ci tede­schi a gran voce recla­ma­no: “lo Sta­to deve agi­re!”). Ciò signi­fi­ca fare una fru­sta con la pel­le del pro­le­ta­ria­to con la qua­le gli arbi­tri bona­par­ti­sti for­se acca­rez­ze­ran­no dol­ce­men­te ogni tan­to il culo dei fasci­sti. Ma è nostra ine­lu­di­bi­le respon­sa­bi­li­tà, e nostro dove­re, pro­teg­ge­re la pel­le del­la clas­se ope­ra­ia, e non già con­se­gna­re la fru­sta al fascismo.
C’è un altro aspet­to del­la que­stio­ne che mi sem­bra ancor più impor­tan­te. La demo­cra­zia bor­ghe­se è per sua stes­sa natu­ra una far­sa. Quan­to più fio­ri­sce, tan­to meno il pro­le­ta­ria­to può uti­liz­zar­la (si guar­di la sto­ria dell’Inghilterra e degli Sta­ti Uni­ti). Ma la dia­let­ti­ca del­la sto­ria richie­de che la demo­cra­zia bor­ghe­se diven­ti una real­tà impor­tan­te per il pro­le­ta­ria­to nel momen­to stes­so in cui sta andan­do in pez­zi. Il fasci­smo è l’espressione di que­sta decomposizione.
La lot­ta con­tro il fasci­smo, la dife­sa del­le con­qui­ste dei lavo­ra­to­ri nel qua­dro del­la demo­cra­zia in decom­po­si­zio­ne, pos­so­no diven­ta­re una real­tà impor­tan­te nel­la misu­ra in cui con­se­gna­no alla clas­se ope­ra­ia l’opportunità di pre­pa­rar­si a più dure bat­ta­glie e comin­cia­re ad armar­si. Gli ulti­mi due anni in Fran­cia dal 6 feb­bra­io 1934[5] han­no offer­to alle orga­niz­za­zio­ni dei lavo­ra­to­ri un’eccezionale oppor­tu­ni­tà (che for­se non si ripre­sen­te­rà mol­to pre­sto) per mobi­li­ta­re in sen­so rivo­lu­zio­na­rio il pro­le­ta­ria­to e la pic­co­la bor­ghe­sia, per crea­re mili­zie ope­ra­ie, ecc. Que­sta pre­zio­sa occa­sio­ne è con­ces­sa dal­la deca­den­za del­la demo­cra­zia, dal­la sua evi­den­te inca­pa­ci­tà di man­te­ne­re “l’ordine” con i meto­di tra­di­zio­na­li e dal peri­co­lo altret­tan­to pale­se che incom­be sul­le mas­se lavo­ra­tri­ci. Chiun­que non sfrut­ti que­sta situa­zio­ne, chiun­que fac­cia appel­lo allo “Sta­to” – cioè, alla clas­se nemi­ca – per­ché “agi­sca”, ebbe­ne costui ven­de la pel­le del pro­le­ta­ria­to alla rea­zio­ne bonapartista.
Dun­que, noi dob­bia­mo vota­re con­tro tut­ti i prov­ve­di­men­ti in gra­do di raf­for­za­re lo Sta­to capitalista‑bonapartista, anche quan­do si trat­ti di una misu­ra che pos­sa per il momen­to cau­sa­re un tem­po­ra­neo fasti­dio ai fasci­sti. Natu­ral­men­te, i social­de­mo­cra­ti­ci e gli sta­li­ni­sti diran­no che noi difen­dia­mo il fasci­smo con­tro il Padre Coli­jn, che, dopo tut­to, è pre­fe­ri­bi­le al mal­va­gio Mus­sert[6]. Pos­sia­mo con cer­tez­za repli­ca­re che sia­mo più lun­gi­mi­ran­ti degli altri e che i futu­ri svi­lup­pi con­fer­me­ran­no a pie­no le nostre impres­sio­ni e rivendicazioni.

Hen­drik Coli­jn (1925)

Tut­ta­via, pos­sia­mo for­mu­la­re alcu­ni emen­da­men­ti che, quan­do saran­no respin­ti, ren­de­ran­no chia­ro ad ogni ope­ra­io che quel che è in gio­co non è il culo dei fasci­sti ma la pel­le del pro­le­ta­ria­to. Ad esem­pio: 1) I pic­chet­ti di scio­pe­ro dei lavo­ra­to­ri non sono in nes­sun caso ogget­to di que­sta leg­ge, anche lad­do­ve essi sia­no obbli­ga­ti a rea­gi­re con­tro i cru­mi­ri, i fasci­sti e altri ele­men­ti sot­to­pro­le­ta­ri; 2) i sin­da­ca­ti e le orga­niz­za­zio­ni poli­ti­che del­la clas­se ope­ra­ia han­no il dirit­to, con­tro il peri­co­lo fasci­sta, di costi­tui­re e arma­re i loro orga­ni­smi di auto­di­fe­sa. Lo Sta­to si impe­gna a for­ni­re a que­sti orga­ni­smi, su loro richie­sta, armi, muni­zio­ni e risor­se finan­zia­rie.
In par­la­men­to, que­ste pro­po­ste suo­ne­ran­no stra­ne, e per i Signo­ri Uomi­ni di Sta­to (come per i postu­lan­ti sta­li­ni­sti) esse saran­no uno “shock”. Ma i sem­pli­ci ope­rai, non solo quel­li affi­lia­ti al NAS[7], ma anche quel­li dei sin­da­ca­ti rifor­mi­sti, le tro­ve­ran­no del tut­to giu­sti­fi­ca­te. Natu­ral­men­te, ho sug­ge­ri­to que­sti emen­da­men­ti solo a mo’ d’esempio. Qual­cu­no potreb­be, pro­ba­bil­men­te, tro­va­re for­mu­la­zio­ni miglio­ri e più pre­ci­se. I signo­ri social­de­mo­cra­ti­ci e sta­li­ni­sti neghe­ran­no il loro soste­gno o addi­rit­tu­ra vote­ran­no con­tro? Anche se votas­se­ro a favo­re, gli emen­da­men­ti saran­no sicu­ra­men­te respin­ti, e allo­ra si vedrà con estre­ma chia­rez­za per­ché noi votia­mo con­tro la pro­po­sta del gover­no nel suo insie­me; e dob­bia­mo fare que­sto sen­za pen­sar­ci su due vol­te per le ragio­ni sopra espo­ste (anche se il siste­ma par­la­men­ta­re di Coli­jn rite­nes­se con­tra­ri all’ordine pub­bli­co que­sti emen­da­men­ti, dato che essi riguar­da­no solo la tec­ni­ca di pro­pa­gan­da e non l’essenza del­la questione).
Dob­bia­mo pren­de­re misu­re for­ti con­tro l’astratta filo­so­fia “anti­fa­sci­sta” che a vol­te fa capo­li­no anche nel­le nostre file. L’“antifascismo” non è nul­la, è un con­cet­to vuo­to uti­liz­za­to per copri­re le losche mano­vre degli sta­li­ni­sti. Nel nome dell’“antifascismo”, essi han­no mes­so in atto la col­la­bo­ra­zio­ne di clas­se con i radi­ca­li[8].

Una rap­pre­sen­ta­zio­ne pla­sti­ca del Fron­te popo­la­re fran­ce­se del 1936: da sini­stra, Thé­rè­se Blum, Léon Blum, Mau­ri­ce Tho­rez, Roger Salen­gro, Mau­ri­ce Viol­let­te, Pier­re Cot

Mol­ti nostri com­pa­gni voglio­no accor­da­re al “fron­te popo­la­re” – cioè alla col­la­bo­ra­zio­ne di clas­se – lo stes­so posi­ti­vo soste­gno che noi sia­mo dispo­sti a for­ni­re al fron­te uni­co, cioè alla sepa­ra­zio­ne del pro­le­ta­ria­to dal­le altre clas­si. A par­ti­re dal­lo slo­gan asso­lu­ta­men­te fal­so “fron­te popo­la­re al pote­re”[9], nel nome dell’“antifascismo” essi van­no oltre e dichia­ra­no di esse­re pron­ti a soste­ne­re il bona­par­ti­smo, dato che vota­re a favo­re del dise­gno di leg­ge “anti­fa­sci­sta” di Coli­jn signi­fi­che­reb­be nien­te­me­no che il soste­gno diret­to al bonapartismo.
[Sic­co­me il com­pa­gno Para­bel­lum[10] – a giu­di­ca­re dal­le cita­zio­ni – ha svi­lup­pa­to in Die Inter­na­tio­na­le un pun­to di vista erra­to e peri­co­lo­so a pro­po­si­to del “fron­te popo­la­re”, è ancor più neces­sa­rio esse­re fer­mi nel par­ti­to olan­de­se con­tro que­sto “anti­fa­sci­smo” astrat­to dal­le con­se­guen­ze oppor­tu­ni­ste][11].


Note

[1] Agli ini­zi del mese di dicem­bre del 1935, poco pri­ma che Tro­tsky scri­ves­se que­sta let­te­ra, la Came­ra dei depu­ta­ti del­la Fran­cia ave­va appro­va­to una leg­ge per lo scio­gli­men­to del­le orga­niz­za­zio­ni para­mi­li­ta­ri. Ben­ché fos­se evi­den­te che la nor­ma­ti­va pote­va esse­re uti­liz­za­ta sia con­tro i fasci­sti che con­tro gli orga­ni­smi di auto­di­fe­sa ope­ra­ia, i depu­ta­ti sta­li­ni­sti e socia­li­sti vota­ro­no a favo­re del­la stes­sa. L’idea fu subi­to adot­ta­ta dagli olan­de­si: il gover­no di coa­li­zio­ne di destra, pre­sie­du­to dal pri­mo mini­stro Hen­drik Coli­jn, pre­sen­tò un pro­get­to di leg­ge per met­te­re fuo­ri­leg­ge i cor­pi spe­cia­li di dife­sa. Hen­ri­cus Snee­vliet, segre­ta­rio del Rsap [v. nota seguen­te], chie­se un’opinione a Tro­tsky, il qua­le gli rispo­se con que­sta let­te­ra in cui i tro­tski­sti olan­de­si veni­va­no invi­ta­ti ad oppor­si al pro­get­to e ai qua­li veni­va­no sug­ge­ri­ti argo­men­ti e pure emen­da­men­ti. A quell’epoca, Snee­vliet era depu­ta­to alla Came­ra bas­sa del par­la­men­to bica­me­ra­le olan­de­se. Nel mag­gio del 1936, egli, insie­me ai tre depu­ta­ti comu­ni­sti, votò con­tro il pro­get­to, che però ven­ne ugual­men­te appro­va­to entran­do in vigo­re nel set­tem­bre suc­ces­si­vo dopo l’esame anche dall’altra Came­ra. In Olan­da ven­ne­ro pub­bli­ca­ti bre­vi stral­ci di que­sta let­te­ra dopo l’approvazione del­la leg­ge. Hen­drik Coli­jn fu pri­mo mini­stro dell’Olanda nel 1925‑26 e nel 1933‑39. Era a capo del Par­ti­to anti­ri­vo­lu­zio­na­rio (il rife­ri­men­to era alla Rivo­lu­zio­ne fran­ce­se), orga­niz­za­zio­ne bor­ghe­se pro­te­stan­te con una cer­ta base nel­la clas­se ope­ra­ia e nel­la pic­co­la bor­ghe­sia. Nel testo, Tro­tsky lo chia­ma iro­ni­ca­men­te “padre”, secon­do il costu­me del­la stam­pa bor­ghe­se olan­de­se, che così defi­ni­va i poli­ti­ci bor­ghe­si mol­to popo­la­ri [W].
[2] Hen­ri­cus Snee­vliet (1883‑1942), pio­nie­re del movi­men­to comu­ni­sta in Olan­da, in Indo­ne­sia e in Cina, segre­ta­rio del sin­da­ca­to ros­so NAS, era sta­to espul­so dal Par­ti­to comu­ni­sta olan­de­se nel 1929 e ave­va fon­da­to il Rsp, orga­niz­za­zio­ne che era con­flui­ta nel set­tem­bre 1933 nell’Opposizione di Sini­stra. Era poi diven­ta­to mem­bro del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le del­la Lci. Era uno dei capi del Rsap, for­ma­to­si nel 1935 dal­la fusio­ne tra il Rsp e l’Osp [Œ].
[3] Il 6 dicem­bre 1935, alla Came­ra dei depu­ta­ti di Fran­cia, il depu­ta­to del­la Croix‑de‑Feu [Cro­ce di Fuo­co, un par­ti­to nazio­na­li­sta fran­ce­se che rag­grup­pa­va gli ex com­bat­ten­ti], Jean Ybar­ne­ga­ray, ave­va pro­po­sto un “disar­mo gene­ra­le” del­le for­ma­zio­ni para­mi­li­ta­ri. I diri­gen­ti del Par­ti­to comu­ni­sta e del­la Sfio [socia­li­sti] ne ave­va­no segui­to l’esempio, votan­do insie­me alla destra lo scio­gli­men­to del­le mili­zie arma­te [Œ].
[4] Mar­cel Cachin (1869‑1958) era diret­to­re de L’Humanité, non­ché uno dei prin­ci­pa­li diri­gen­ti del Par­ti­to comu­ni­sta. Tro­tsky ave­va l’abitudine di chia­mar­lo “cana­glia” da mol­to tem­po: Cachin era sta­to un social­pa­trio­ta nel 1914‑18 e ave­va anche accet­ta­to del­le mis­sio­ni gover­na­ti­ve uffi­cio­se in Ita­lia e in Rus­sia per pro­vo­ca­re l’una e man­te­ne­re l’altra in guer­ra. In segui­to, diven­ne uno zelan­te sta­li­ni­sta [Œ].
[5] Il 6 feb­bra­io 1934, una mani­fe­sta­zio­ne del­le “Leghe” fasci­ste e fasci­stiz­zan­ti, oltre che del­le asso­cia­zio­ni dei redu­ci di guer­ra, ave­va mar­cia­to su Palais‑Bourbon pro­vo­can­do degli scon­tri mol­to duri con le for­ze di poli­zia che lo difen­de­va­no [Œ].
[6] Anton A. Mus­sert (1894‑1946) era il capo del movi­men­to nazio­nal­so­cia­li­sta dell’Olanda, fon­da­to nel 1931 [Œ].
[7] Il NAS (Natio­naal Arbeids‑Secretariaat) era un sin­da­ca­to indi­pen­den­te del­la cen­tra­le rifor­mi­sta, lega­to all’Internazionale sin­da­ca­le ros­sa, di cui Snee­vliet e i suoi com­pa­gni ave­va­no con­ser­va­to la dire­zio­ne e che costi­tui­va la loro auten­ti­ca base [Œ].
[8] Qui Tro­tsky fa rife­ri­men­to alla Fran­cia e alla for­ma­zio­ne del Fron­te popo­la­re, com­pren­den­te il Par­ti­to socia­li­sta, il Par­ti­to comu­ni­sta e il Par­ti­to radi­ca­le e radical‑socialista [Œ].
[9] L’allusione è mol­to pre­ci­sa. Tro­tsky cono­sce­va e ave­va anno­ta­to di suo pugno il ver­ba­le del­la riu­nio­ne del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le del 12 luglio 1935 (Biblio­te­ca del Col­le­gio di Har­vard, 16484) in cui era sta­ta discus­sa la que­stio­ne dell’atteggiamento da pren­de­re rispet­to al Fron­te popo­la­re. Men­tre Jean Rous (Clart) ed Erwin Wolf (Nicol­le) soste­ne­va­no bene o male le ana­li­si fat­te da Tro­tsky nel suo libro Où va la Fran­ce?, gli altri due mem­bri dell’organismo, Alfon­so Leo­net­ti (Mar­tin) e Ruth Fischer (Dubois) affer­ma­va­no che que­ste ana­li­si era­no erra­te, si oppo­ne­va­no alla paro­la d’ordine “Fuo­ri i radi­ca­li dal Fron­te popo­la­re” e pro­pu­gna­va­no quel­la del “Fron­te popo­la­re al pote­re” [Œ].
[10] Para­bel­lum era lo pseu­do­ni­mo di Isaac Tcé­ré­min­sky, alias Arca­dy Maslow (1891‑1941), anti­co diri­gen­te del­la sini­stra del Kpd e a lun­go rap­pre­sen­tan­te del­la sua ala “zino­vie­vi­sta” insie­me a Ruth Fischer. Seb­be­ne quest’ultima abbia fat­to par­te del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le, né l’uno né l’altra era­no sta­ti accet­ta­ti nel­la sezio­ne tede­sca, gli Ikd [Comu­ni­sti inter­na­zio­na­li­sti di Ger­ma­nia], e ave­va­no fon­da­to nel set­tem­bre del 1935 il grup­po “Die Inter­na­tio­na­le”, di cui costi­tui­va­no il cen­tro e nel qua­le svi­lup­pa­va­no sul Fron­te popo­la­re la linea dife­sa nel Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le da Ruth Fischer [Œ].
[11] L’ultimo para­gra­fo del testo di Tro­tsky, rac­chiu­so tra paren­te­si qua­dre, è pre­sen­te nel­la ver­sio­ne fran­ce­se pub­bli­ca­ta nel­le Œuvres e non in quel­la dei Wri­tings, così come è assen­te nel­la ver­sio­ne pub­bli­ca­ta negli Escri­tos, edi­zio­ne del­la scom­par­sa Edi­to­rial Plu­ma [Ndt].


[a] Ci sono mol­ti esem­pi di que­sta super­fi­cia­le rico­stru­zio­ne scor­ren­do la stam­pa este­ra. Solo a tito­lo d’esempio: “À Rome, le mou­ve­ment anti­fa­sci­ste des Sar­di­nes ras­sem­ble des dizai­nes de mil­liers de mani­fe­stan­ts”; “Ita­lie: les «sar­di­nes» anti­fa­sci­stes tien­nent leur pre­mier con­grès”; “Las Sar­di­nas anti­fa­sci­stas inva­die­ron Roma”; “Más de 40.000 ‘sar­di­nas’ anti­fa­sci­stas con­tra Sal­vi­ni se mani­fie­stan en Roma”; “Dece­nas de miles de ‘sar­di­nas’ anti­fa­sci­stas se movi­li­zan en Roma”; “«6000 sar­di­n­has»: movi­men­to «anti­fa­sci­sta» cria­do por 4 jovens desco­n­he­ci­dos na Itá­lia gan­ha o mun­do”; “Mani­fe­stação anti­fa­sci­sta reú­ne «car­du­me de sar­di­n­has» que entoa «Bela Ciao»”.
[b] “Sar­di­ne roma­ne: ‘La nostra piaz­za aper­ta a tut­ti, pure a Casa­Pound’”, Il Fat­to Quo­ti­dia­no, 10/12/2019 (https://tinyurl.com/yjuc4rxh).
[c] Il testo ori­gi­na­le ven­ne pub­bli­ca­to in lin­gua tede­sca con il tito­lo “Let­te­ra sull’Olanda” su Informations‑Dienst (Ser­vi­zio Infor­ma­zio­ni) n. 10, feb­bra­io 1936, e tra­dot­to in ingle­se da Rus­sel Block per l’edizione dell’opera L. Tro­tsky, Wri­tings [1935‑36], Path­fin­der, 1976, pp. 242 e ss., dove ha assun­to il tito­lo “La demo­cra­zia bor­ghe­se e la lot­ta con­tro il fasci­smo”: è da que­sta ver­sio­ne che abbia­mo rea­liz­za­to la tra­du­zio­ne in ita­lia­no, con­fron­tan­do­la con quel­la pub­bli­ca­ta in L. Tro­tsky, Œuvres, vol. 8, Insti­tut Léon Tro­tsky, 1980, pp. 94 e ss., dove inve­ce è appun­to inti­to­la­ta “L’antifascismo non è nulla”.

 

(Tra­du­zio­ne di Vale­rio Torre)