Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Teoria

Partito marxista o partito “di lotta”?

Karl Marx e Friedrich Engels

La cri­si in cui si dibat­te la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria a livel­lo inter­na­zio­na­le, tan­to più in un momen­to in cui un’onda con­ser­va­tri­ce (se non addi­rit­tu­ra rea­zio­na­ria) è par­ti­co­lar­men­te pal­pa­bi­le, rap­pre­sen­ta indub­bia­men­te un tema ine­lu­di­bi­le di discus­sio­ne. I set­to­ri più avve­du­ti fra quel­li che si richia­ma­no al mar­xi­smo rivo­lu­zio­na­rio – ecce­zion fat­ta per le set­te, che infat­ti disco­no­sco­no que­sta real­tà teo­riz­zan­do inve­ce che sarem­mo cala­ti addi­rit­tu­ra in una “situa­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria” – han­no ini­zia­to ad affron­ta­re un dibat­ti­to su come gua­da­gna­re influen­za sul­la clas­se lavo­ra­tri­ce per orga­niz­zar­la come clas­se “per sé” strap­pan­do­la al nefa­sto influs­so del­le idee domi­nan­ti del­la bor­ghe­sia e dei suoi agen­ti isti­tu­zio­na­li. E que­sto dibat­ti­to invol­ge ine­vi­ta­bil­men­te la que­stio­ne del “sog­get­to” rivo­lu­zio­na­rio, il par­ti­to e la sua “for­ma”.
Il col­let­ti­vo che ani­ma que­sto sito inten­de par­te­ci­pa­re al con­fron­to di idee pro­po­nen­do d’ora in avan­ti una serie di testi che abbia­mo rite­nu­to uti­li per appro­fon­di­re lo stu­dio teo­ri­co del tema. Ini­zia­mo per­ciò pro­po­nen­do un bre­ve sag­gio del­lo stu­dio­so mar­xi­sta Rolan­do Asta­ri­ta, il qua­le, pren­den­do spun­to dal­le vicen­de che in que­ste set­ti­ma­ne vedo­no pro­ta­go­ni­sta una del­le orga­niz­za­zio­ni rivo­lu­zio­na­rie argen­ti­ne, il Par­ti­do Obre­ro, affron­ta la que­stio­ne del “par­ti­to di lotta”.
Tor­ne­re­mo in argo­men­to con altri con­tri­bu­ti. Intan­to, buo­na lettura.
La redazione

Partito marxista o partito “di lotta”?


Rolan­do Astarita [*]

In que­sti gior­ni ho let­to dei docu­men­ti, che sono pub­bli­ci, rela­ti­vi alla discus­sio­ne che si sta svi­lup­pan­do all’interno del Par­ti­do Obre­ro tra la mag­gio­ran­za del­la dire­zio­ne e la ten­den­za (o fra­zio­ne) diret­ta da Jor­ge Alta­mi­ra e Mar­ce­lo Ramal. Sen­za entra­re nel meri­to del­le que­stio­ni più gene­ra­li invol­te nel dibat­ti­to – che sono rela­zio­na­te alle ana­li­si, la poli­ti­ca e la stra­te­gia del tro­tski­smo – in que­sta nota voglio spie­ga­re la mia dif­fe­ren­za con l’idea, espres­sa nel docu­men­to del­la mag­gio­ran­za del­la dire­zio­ne del PO, che il par­ti­to mar­xi­sta deb­ba esse­re un par­ti­to “di lot­ta”. Per esse­re più pre­ci­si rispet­to a ciò che si vuo­le soste­ne­re, que­sto par­ti­to “di lot­ta” vie­ne con­trap­po­sto a “un grup­po di pro­pa­gan­da”. Si trat­ta di una con­ce­zio­ne mol­to dif­fu­sa fra i militanti.
Ebbe­ne, sono con­tra­rio a quest’idea. Allo sco­po di evi­ta­re fal­se pole­mi­che, chia­ri­sco subi­to che, natu­ral­men­te, il par­ti­to deve par­te­ci­pa­re, stan­do in pri­ma fila, alle lot­te del­la clas­se ope­ra­ia. Ma deve por­tar­le avan­ti nel­la misu­ra in cui esse sono par­te del­la lot­ta del­la clas­se ope­ra­ia con­tro la bor­ghe­sia e il suo Sta­to; e con la con­sa­pe­vo­lez­za che fin­ché non avrà influen­za nel movi­men­to di mas­sa, l’asse del­la sua atti­vi­tà è dato dall’agitazione e dal­la pro­pa­gan­da, oltre che dall’organizzazione dei lavo­ra­to­ri che deci­do­no di ade­ri­re al par­ti­to. Per anda­re al noc­cio­lo: se c’è uno scio­pe­ro, i mili­tan­ti del par­ti­to vi par­te­ci­pe­ran­no con tut­te le loro for­ze, e il par­ti­to cer­che­rà di esten­de­re l’appoggio e la soli­da­rie­tà tra le clas­si popo­la­ri. Ma non è suo com­pi­to quel­lo di rim­piaz­za­re gli ope­rai in lot­ta, ad esem­pio, costi­tuen­do i pic­chet­ti di scio­pe­ro con i pro­pri mili­tan­ti, in sosti­tu­zio­ne dell’azione del­la clas­se. E così pure, non è suo com­pi­to sosti­tui­re la clas­se ope­ra­ia nei suoi scon­tri con l’apparato del­lo Sta­to, o col gover­no di tur­no o qual­cu­na del­le sue istituzioni.
Per­ciò, quel che distin­gue il par­ti­to mar­xi­sta non è l’essere “il più com­bat­ti­vo”. Anche altri set­to­ri pos­so­no sta­re in pri­ma fila nel­la lot­ta, ad esem­pio in una lot­ta per riven­di­ca­zio­ni sin­da­ca­li. Per­ciò, i lavo­ra­to­ri potran­no veri­fi­ca­re, sul­la base del­la pro­pria espe­rien­za, che diver­si grup­pi – e cioè, non solo i par­ti­ti mar­xi­sti – sono dispo­sti a lot­ta­re e rischia­re in scon­tri che pos­so­no sem­bra­re “deci­si­vi”. La que­stio­ne è impor­tan­te per­ché, dopo tut­to, sono esi­sti­te, e anco­ra esi­sto­no, mol­te orga­niz­za­zio­ni che sono sta­te “di lot­ta” (con­tro dit­ta­tu­re mili­ta­ri, per esem­pio; o in dife­sa del nazio­na­li­smo), ma che non per que­sto han­no agi­ta­to un pro­gram­ma socia­li­sta. In Ame­ri­ca Lati­na mol­te orga­niz­za­zio­ni arma­te – indub­bia­men­te “di lot­ta” – han­no fini­to per appog­gia­re, o per­fi­no par­te­ci­pa­re o diri­ge­re (ce n’è per tut­ti i gusti) gover­ni bor­ghe­si. Va dun­que sot­to­li­nea­to che il par­ti­to mar­xi­sta si dif­fe­ren­zia da que­sto tipo di orga­niz­za­zio­ni per­ché ha un pro­gram­ma, una stra­te­gia e una poli­ti­ca radi­cal­men­te diver­si, basa­ti su un’impostazione teo­ri­ca anch’essa radi­cal­men­te diversa.
È per que­sto che Lenin soste­ne­va che ciò che distin­gue un socia­li­sta da un buon sin­da­ca­li­sta è che il pri­mo non si limi­ta ad esse­re un bra­vo com­bat­ten­te socia­le, ma pre­sen­ta alcu­ne idee più gene­ra­li e di più ampia pro­spet­ti­va (si veda il cele­bre sag­gio Che fare?). Un’idea, que­sta, già pre­sen­te nel Mani­fe­sto del par­ti­to comu­ni­sta, in cui Marx ed Engels scri­ve­va­no: «I comu­ni­sti si distin­guo­no dagli altri par­ti­ti pro­le­ta­ri sola­men­te per il fat­to che da un lato, nel­le varie lot­te nazio­na­li dei pro­le­ta­ri, essi met­to­no in rilie­vo e fan­no vale­re que­gli inte­res­si comu­ni dell’intiero pro­le­ta­ria­to che sono indi­pen­den­ti dal­la nazio­na­li­tà; d’altro lato per il fat­to che, nei vari sta­di di svi­lup­po che la lot­ta tra pro­le­ta­ria­to e bor­ghe­sia va attra­ver­san­do, rap­pre­sen­ta­no sem­pre l’interesse del movi­men­to com­ples­si­vo». Pre­ci­sia­mo che per «altri par­ti­ti pro­le­ta­ri» Marx ed Engels si rife­ri­va­no a par­ti­ti (come il car­ti­smo ingle­se) che per­se­gui­va­no lo sco­po del­la «for­ma­zio­ne del pro­le­ta­ria­to in clas­se, rove­scia­men­to del domi­nio bor­ghe­se, con­qui­sta del pote­re poli­ti­co da par­te del pro­le­ta­ria­to»[1]. Va anche osser­va­to che que­sto cri­te­rio esclu­de l’idea che il par­ti­to edu­ca le mas­se met­ten­do in cam­po azio­ni esem­pla­ri avanguardiste.

Agi­ta­zio­ne e pro­pa­gan­da dal­lo stes­so movi­men­to di massa
Quan­to segna­la­to qui si com­bi­na con una con­ce­zio­ne di inter­ven­to “dall’interno” del movi­men­to di mas­sa. Marx espres­se que­sto cri­te­rio in una let­te­ra a Ruge del set­tem­bre 1843:

«… non affron­te­re­mo il mon­do in modo dot­tri­na­rio, con un nuo­vo prin­ci­pio “qui è la veri­tà, ingi­noc­chia­ti davan­ti ad essa!”. Svi­lup­pe­re­mo inve­ce nuo­vi prin­ci­pi per il mon­do par­ten­do dai prin­ci­pi del mon­do stes­so. Anzi­ché dir­gli: “Ces­sa le tue lot­te, sono scioc­chez­ze; ti for­ni­re­mo noi la vera paro­la d’ordine del­la lot­ta”, gli mostre­re­mo sem­pli­ce­men­te per cosa sta effet­ti­va­men­te com­bat­ten­do, poi­ché è la coscien­za ciò che esso deve acqui­si­re, anche se non vuo­le»[2].

Con­si­de­ra­ti gli “usi e costu­mi” nel­la sini­stra argen­ti­na, voglio evi­den­zia­re il rifiu­to di Marx a “gri­da­re al mon­do la vera paro­la d’ordine del­la lot­ta”, e inve­ce la sua enfa­si nel­lo spie­ga­re “per­ché effet­ti­va­men­te com­bat­te”. Un’idea che si lega con ciò che si inten­de per “agi­ta­zio­ne”. In gene­ra­le, oggi per agi­ta­zio­ne si inten­de ripe­te­re come una lita­nia alcu­ne paro­le d’ordine (come ad esem­pio, “Via Macri e il Fmi”, “Scio­pe­ro gene­ra­le”, “Non paghia­mo il debi­to”, e così via). Ma l’agitazione, come la si inten­de­va nel­la tra­di­zio­ne socia­li­sta non era que­sto, ben­sì era lo spie­ga­re alle mas­se, in modo sem­pli­ce e com­pren­si­bi­le, una o due idee (men­tre la pro­pa­gan­da con­si­ste nel­lo spie­ga­re un insie­me di idee a pochi). È per que­sto che Lenin dice­va che l’agitazione era un’arte. Un caso da manua­le di quest’arte fu il com­pi­to, intra­pre­so da miglia­ia di mili­tan­ti nei mesi suc­ces­si­vi al trion­fo del­la Rivo­lu­zio­ne di feb­bra­io del 1917, di spie­ga­re alle mas­se che tut­to il pote­re dove­va pas­sa­re ai soviet. È estre­ma­men­te indi­ca­ti­vo, d’altra par­te che in quell’occasione furo­no rivol­te a Lenin cri­ti­che per­ché l’asse dell’attività rivo­lu­zio­na­ria era diven­ta­ta un “puro com­pi­to di pro­pa­gan­da”: spie­ga­re a mol­ti che il pote­re sareb­be dovu­to pas­sa­re ai soviet.
Segna­lo inol­tre che in tut­to que­sto tema c’è un aspet­to abba­stan­za curio­so: ben­ché si par­li con disprez­zo del­la pro­pa­gan­da – l’accusa fre­quen­te per cui “il tuo è pro­pa­gan­di­smo!” – nel­la pra­ti­ca l’attività prin­ci­pa­le dei par­ti­ti di sini­stra è fare una sor­ta di “agitazione‑propaganda” attra­ver­so le paro­le d’ordine. Ciò appa­re in tut­ta evi­den­za anche nel docu­men­to del­la dire­zio­ne del PO a cui mi sono rife­ri­to. In esso vie­ne con­trap­po­sta l’attività del “grup­po di pro­pa­gan­da” – in cui un diri­gen­te “tie­ne con­fe­ren­ze” – a quel­la di reclu­ta­re ope­rai “per una com­bi­na­zio­ne di agi­ta­zio­ne, pro­pa­gan­da e orga­niz­za­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria”. Ma se l’agitazione è spie­ga­re poche cose a mol­ti, e pro­pa­gan­da è spie­ga­re mol­te cose a pochi, si può com­pren­de­re che l’asse dell’attività con­ti­nua ad esse­re fon­da­men­tal­men­te lo stes­so. E si sup­po­ne che, sia il mili­tan­te che si con­cen­tra nel­la pro­pa­gan­da, sia quel­lo che si dedi­ca all’agitazione, cer­che­ran­no di gua­da­gna­re ope­rai alla pro­pria organizzazione.

Oggi l’asse è spiegare
Che l’asse dei par­ti­ti di sini­stra con­si­sta nell’agitazione e nel­la pro­pa­gan­da, diven­ta ancor più chia­ro duran­te le cam­pa­gne elet­to­ra­li. Quan­do i can­di­da­ti del FIT (Fren­te de Izquier­da y de los Tra­ba­ja­do­res) van­no in tele­vi­sio­ne e spie­ga­no che il debi­to non può esse­re paga­to, o che sospen­den­do il paga­men­to per tre mesi si può met­te­re fine alla fame in Argen­ti­na, oppu­re che è neces­sa­rio un gover­no dei lavo­ra­to­ri, stan­no facen­do pro­pa­gan­da (o maga­ri agi­ta­zio­ne nel sen­so indi­ca­to da Lenin: non ci sono divi­sio­ni net­te fra pro­pa­gan­da e agi­ta­zio­ne). La stes­sa cosa fa il mili­tan­te che ven­de il gior­na­le di par­ti­to e cer­ca di gua­da­gna­re elet­to­ri, o rap­pre­sen­tan­ti di lista, o mili­tan­ti per la sua orga­niz­za­zio­ne. Il cen­tro del­la sua atti­vi­tà è spie­ga­re. Se voglia­mo defi­ni­re “di lot­ta” quest’attività, va bene; ma biso­gna tener pre­sen­te la dif­fe­ren­za con “la lot­ta” di qual­sia­si altra orga­niz­za­zio­ne “com­bat­ti­va” di avan­guar­dia, di tipo nazio­na­li­sta, o piccolo‑borghese radi­ca­le, ecc. La lot­ta del mar­xi­sta è quel­la in cui entra­no in gio­co le sue riser­ve teo­ri­che per affron­ta­re le obie­zio­ni che con­tro di lui muo­vo­no gli ideo­lo­gi e i poli­ti­ci dei par­ti­ti bor­ghe­si o piccolo‑borghesi (a que­sto pro­po­si­to, biso­gne­reb­be evi­ta­re di man­da­re in Tv rap­pre­sen­tan­ti che pos­so­no pure risul­ta­re sim­pa­ti­ci, ma che non padro­neg­gia­no la teo­ria mar­xi­sta). D’altra par­te, l’idea che le mas­se avan­za­no ver­so la coscien­za socia­li­sta per­ché un grup­po scan­di­sce con­ti­nua­men­te al loro indi­riz­zo uno slo­gan non ha alcun fon­da­men­to. Le cose non sono mai anda­te così; alme­no, mai sot­to il domi­nio del capi­ta­le (come è oggi in Argen­ti­na). Inol­tre, gli stes­si che con­ce­pi­sco­no l’agitazione come una mono­to­na ripe­ti­zio­ne di una o due paro­le d’ordine, si vedo­no obbli­ga­ti a spie­ga­re e svi­lup­pa­re argo­men­ti quan­do sono inter­pel­la­ti dai cri­ti­ci. Per­ciò, insi­sto: l’agitazione, nel sen­so del­la tra­di­zio­ne socia­li­sta, è sem­pre con­si­sti­ta nel­lo spie­ga­re idee. Anche le mani­fe­sta­zio­ni di piaz­za rea­liz­za­te con mili­tan­ti del­la sini­stra svol­go­no, ogget­ti­va­men­te, la fun­zio­ne di richia­ma­re l’attenzione su ciò che non va, o dif­fon­de­re qual­che riven­di­ca­zio­ne che, si spe­ra, sia fat­ta pro­pria dal­le mas­se. E anche que­sto dovrà esse­re sem­pre accom­pa­gna­to da spiegazioni.
Per con­clu­de­re, un ricor­do per­so­na­le su ciò che ho pen­sa­to mol­te vol­te da quan­do ho rot­to con l’idea che basta ripe­te­re insi­sten­te­men­te paro­le d’ordine “che mobi­li­ta­no” per far pro­gre­di­re il pro­gram­ma e la poli­ti­ca socia­li­sta. Il ricor­do riguar­da mio non­no pater­no. Edu­ca­to alle vec­chie tra­di­zio­ni del socia­li­smo, rup­pe col Par­ti­to socia­li­sta argen­ti­no quan­do que­sto non vol­le ade­ri­re alla Ter­za Inter­na­zio­na­le; tut­ta­via, nean­che ade­rì al Par­ti­to comu­ni­sta, poi­ché non ne con­di­vi­de­va i meto­di, che con­si­de­ra­va trop­po buro­cra­ti­ci e per­so­na­li­sti. Ebbe­ne, mio non­no insi­ste­va nel­la neces­si­tà di spie­ga­re ai lavo­ra­to­ri, in manie­ra sem­pli­ce, cos’era lo sfrut­ta­men­to capi­ta­li­sta. Secon­do lui, era la chia­ve per­ché i lavo­ra­to­ri (o alme­no quel­li di avan­guar­dia) rom­pes­se­ro ideo­lo­gi­ca­men­te col siste­ma. E aggiun­ge­va che “il com­pi­to è stu­dia­re, pro­pa­gan­da­re, orga­niz­za­re”. Il fat­to è che mol­ti anni dopo sco­prii che que­sta for­mu­la la pro­po­ne­va Lenin quan­do sin­te­tiz­za­va il com­pi­to dei mili­tan­ti in perio­di di domi­nio più o meno nor­ma­le del­la bor­ghe­sia. E Lenin, a sua vol­ta, l’aveva ripre­sa da Lie­b­k­ne­cht, il rivo­lu­zio­na­rio tede­sco. E così mi resi con­to che era un’idea che attra­ver­sa­va la Secon­da Inter­na­zio­na­le, orien­ta­ta da Engels. Era la vera “lot­ta” del mili­tan­te mar­xi­sta: stu­dia­re, pro­pa­gan­da­re, orga­niz­za­re.


[
*] Rolan­do Asta­ri­ta è uno stu­dio­so mar­xi­sta di eco­no­mia. Inse­gna all’Università di Quil­mes e di Bue­nos Aires, in Argentina.

 

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo)


Note

[1] K. Marx, F. Engels, Mani­fe­sto del par­ti­to comu­ni­sta, Edi­to­ri riu­ni­ti, 1996, pp. 23‑24.
[2] K. Marx a A. Ruge, Un car­teg­gio del 1843, Kreuz­nach, set­tem­bre 1843, in Mar­xists Inter­net Archi­ve. [La let­te­ra è inse­ri­ta in A. Ruge‑K. Marx, Anna­li fran­co-tede­schi, Mas­sa­ri edi­to­re, 2001, pp. 71 e ss. Curio­sa­men­te, però, la tra­du­zio­ne ita­lia­na omet­te l’e­spres­sio­ne fina­le del pas­sag­gio cita­to – “anche se non vuo­le” – secon­do noi muti­lan­do­lo e pri­van­do­lo dell’energia impres­sa­gli da Marx: Ndt].