Esattamente cento anni fa, dal 2 al 6 marzo del 1919, a Mosca rappresentanti di 35 partiti, gruppi e tendenze politiche si riunirono, su impulso del Partito bolscevico, in una conferenza che sancì la nascita della Terza Internazionale. Si trattò di un evento particolarmente rilevante per la storia del movimento operaio internazionale, dal momento che, come a ragione sostiene Aldo Agosti nella sua opera “La Terza Internazionale – Storia documentaria”, la formazione immediata di un centro di direzione internazionale del proletariato rivoluzionario rappresentava «non solo una necessità storica resa indilazionabile dall’imminente scontro decisivo con la borghesia, ma anche un fattore capace di esercitare una funzione di stimolo alla costituzione di partiti comunisti nei singoli paesi».
Per commemorare questa ricorrenza, abbiamo scelto di proporre, tradotto in italiano, un documentato saggio di John Riddell, presentandone in quest’occasione la prima parte e ripromettendoci di pubblicare la seconda nei prossimi giorni.
Buona lettura.
La redazione
Cento anni fa: come fu fondata l’Internazionale comunista
Un’introduzione al congresso fondativo (prima parte)
John Riddell [*]
Cento anni fa, socialisti rivoluzionari di più di due dozzine di Paesi lanciarono un movimento globale, l’Internazionale comunista.
La documentazione completa del congresso, che si svolse a Mosca dal 2 al 6 marzo 1919, è stata pubblicata da Pathfinder nel 1987 sotto la mia direzione col titolo Founding the Communist International. Di recente, il volume è stato reso disponibile in un’edizione rinnovata[1] (prezzo, 35 dollari), che include la mia introduzione originale e l’intero testo dell’edizione del 1987.
Tuttavia, ancora nulla di questa edizione è disponibile online[2]. Questo commentario in due parti mira a fornire una guida all’edizione di Pathfinder e incoraggiarne l’uso. Molti punti di questo mio testo sono stati sviluppati in modo più completo nella mia introduzione all’edizione Pathfinder[3].
I 51 delegati al congresso fondativo del Comintern nel 1919 rappresentavano, per la maggior parte, raggruppamenti rivoluzionari ancora piuttosto piccoli e inesperti. Al contrario, l’obiettivo che si ponevano era ambizioso: creare un’organizzazione globale in grado di guidare i lavoratori e i contadini a prendere il potere politico nei Paesi di tutto il mondo. Miravano a emulare l’esempio della rivoluzione del 1917 in Russia, che aveva insediato, sotto la guida del Partito bolscevico, il governo dei consigli degli operai, dei contadini e dei soldati nella forma del governo sovietico.
Founding the Communist International, un resoconto completo del congresso del 2 marzo 1919, comprende un testo completo stenografico delle sue discussioni, risoluzioni e decisioni, oltre a relazioni da oltre venti Paesi. Il libro è stato pubblicato come il terzo di una serie di volumi che documentano l’evoluzione del Comintern dagli anni che hanno preceduto la sua fondazione fino alla fine del 1923, cioè fino alla fine del periodo in cui fu guidata dalla direzione costruita da V.I. Lenin. Questa serie, ora nota come Comintern Publishing Project, comprende otto titoli, per un totale di 7.500 pagine, curati da me e da Mike Taber. Questi volumi sono disponibili presso Pathfinder e Haymarket Books.
Le prime Internazionali socialiste
Sin dal suo inizio, a metà del diciannovesimo secolo, il movimento operaio rivoluzionario ha cercato di costruire un movimento internazionale per promuovere e coordinare la lotta mondiale per il socialismo e la liberazione. La dichiarazione fondativa di questo movimento, Il Manifesto del Partito Comunista, scritto nel 1847 da Karl Marx e Frederick Engels, si conclude con un appello che è risuonato nel tempo: «I proletari non hanno nulla da perdere … fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!»[4].
Il Manifesto del Partito Comunista servì come base programmatica della Lega Comunista, il primo tentativo di costruire un’organizzazione internazionale siffatta. Costituita poco prima dell’ondata di rivoluzioni che scosse l’Europa nel 1848, la Lega comunista venne sciolta nel 1852 a seguito della sconfitta di questa ondata e del riassestamento delle vecchie classi dominanti.
Dodici anni dopo, Marx ed Engels parteciparono alla fondazione della International Working Men’s Association (Iwma), di cui furono i principali dirigenti durante i suoi dodici anni anni di esistenza. Secondo Lenin, che ne scrisse in un articolo dell’aprile 1919, “La Terza Internazionale e il suo posto nella storia”, l’Iwma, nota anche come Prima Internazionale, «pose le fondamenta per la lotta proletaria internazionale per il socialismo»[5].
La Prima Internazionale cadde vittima di un’ondata di reazione in tutta Europa dopo lo schiacciamento della Comune di Parigi nel 1871. Negli anni seguenti, tuttavia, partiti socialisti nacquero in molti Paesi europei. Molti di questi gruppi si unirono nel 1889, formando la Seconda Internazionale, o Internazionale socialista. Lenin scrisse nel già richiamato articolo dell’aprile 1919 che questa Internazionale segnò «l’epoca della preparazione del terreno per una larga diffusione di massa del movimento in un buon numero di paesi». Ma la sua crescita, continuò, «si sviluppava in estensione, non senza un temporaneo abbassamento del livello rivoluzionario, non senza un temporaneo rafforzamento dell’opportunismo, ciò che, alla fine, ha condotto al vergognoso crollo di questa Internazionale»[6].
Questo “vergognoso crollo” ebbe luogo allo scoppio della Prima guerra mondiale nell’agosto del 1914, quando la maggior parte dei partiti e dei dirigenti dell’Internazionale nei Paesi belligeranti si schierò con i loro rispettivi governanti imperialisti nel perseguire lo sforzo bellico[7].
Il movimento di Zimmerwald
Questa ondata di sciovinismo nazionalista fu contrastata in molti Paesi da piccole correnti socialiste, i cui rappresentanti si riunirono a Zimmerwald, in Svizzera, dal 5 al 8 settembre 1915. Quarantadue delegati adottarono un manifesto che respingeva la “difesa nazionale” nella guerra e faceva appello ai lavoratori ad unirsi nella lotta per la pace, la liberazione nazionale e il socialismo. Venne istituito un coordinamento del movimento e organizzate ulteriori conferenze.
Il movimento di Zimmerwald incluse socialisti delle più diverse tendenze, comprese molte forze “centriste” che cercavano di ricreare la Seconda Internazionale insieme alle forze opportuniste che l’avevano portata alla rovina.
Una corrente all’interno di questo movimento, la sinistra di Zimmerwald, presentò un’alternativa rivoluzionaria rispetto a questa visione centrista e divenne la diretta precorritrice dell’Internazionale Comunista[8]. La sinistra di Zimmerwald cercò, nelle parole di Lenin, di costruire una «Internazionale proletaria liberata dall’opportunismo», che avrebbe dovuto «sbarazzare definitivamente e decisamente il socialismo da questa corrente borghese»[9].
Dopo la fine della guerra, il movimento Zimmerwald si divise tra chi cercava di ricostruire la Seconda Internazionale e chi era impegnato a lanciare una nuova Internazionale rivoluzionaria. I dirigenti della sinistra di Zimmerwald presentarono una dichiarazione e una risoluzione al congresso di fondazione del Comintern per spiegare questa evoluzione[10].
Il congresso fondativo includeva, oltre ai delegati della sinistra di Zimmerwald, alcuni che si erano separati da questa corrente, come León Trotsky, che nel 1917 portò una significativa organizzazione di marxisti russi a confluire nel movimento bolscevico, e Hugo Eberlein, che rappresentava gli spartachisti, corrente tedesca della straordinaria dirigente Rosa Luxemburg.
L’Internazionale comunista nacque dalla fusione di forze rivoluzionarie provenienti da molti contesti diversi. Tra i suoi primi aderenti c’erano ex seguaci della sinistra, del centro, e anche (si trattò di pochi individui) della destra nella Seconda Internazionale; gli anarco‑sindacalisti; e anche movimenti nazionalisti rivoluzionari nei Paesi colonizzati[11].
Un fragile equilibrio
Durante i diciassette mesi successivi alla rivoluzione di ottobre del 1917, l’Europa venne scossa da un’ondata popolare che rovesciò le monarchie in Germania, Austria e gran parte dell’Europa orientale, e portò la guerra mondiale a una brusca fine nel novembre 1918. In Germania, consigli di lavoratori e i soldati spazzarono via la monarchia e per un breve periodo esercitarono formalmente il potere, prima di essere brutalmente repressi da milizie di destra mobilitate dai dirigenti del più grande partito operaio, il Partito socialdemocratico (Spd). Dopo un momento di panico, le vecchie classi dominanti riguadagnarono un precario controllo in Europa centrale. Nel gennaio del 1919, i vincitori della Guerra Mondiale – Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e i loro alleati – si incontrarono a Parigi dove tennero una conferenza che durò un anno per rimodellare l’ordine capitalista del dopoguerra.
Mentre il congresso del Comintern si riuniva, un cerchio di forze controrivoluzionarie – le Guardie bianche russe e gli eserciti interventisti di Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania e i loro sodali – si stringeva sempre di più attorno al territorio sovietico. Il loro assedio rese pressoché impossibili il commercio e i trasporti attraverso i confini sovietici.
Nel frattempo, le forze nel movimento operaio che avevano sostenuto le loro rispettive classi dominanti durante la guerra annunciarono azioni volte a ricostruire la Seconda Internazionale crollata.
Passi preparatori
Il 24 dicembre 1918, il Partito comunista russo, alla testa dello Stato sovietico, trasmise un appello radiofonico scritto da Lenin ai “comunisti di tutti i Paesi”, per “raccoglierli attorno alla Terza Internazionale rivoluzionaria”. Nell’appello si dichiarava che la nuova Internazionale “esiste già e guida la rivoluzione mondiale”[12].
Nondimeno, mentre le forze opportuniste si riunivano per la loro conferenza del febbraio 1919 a Berna, in Svizzera, l’ala rivoluzionaria del movimento operaio mancava ancora di una forma organizzativa. Come osservato nel congresso del 1920, quest’ala consisteva di “tendenze e gruppi comunisti”, piuttosto che “partiti o organizzazioni”[13]. Mentre cercavano di applicare le idee centrali del bolscevismo, queste correnti avevano poca conoscenza del suo programma e della sua strategia. Il più consolidato e autorevole di questi gruppi era la Lega di Spartaco in Germania.
Per una fortunata coincidenza, circa due giorni dopo l’appello alla radio, un emissario spartachista, Eduard Fuchs, arrivò a Mosca, incaricato dal suo più autorevole dirigente, Rosa Luxemburg, di consegnare a Lenin il programma appena pubblicato della Lega Spartaco, e di riferire che una conferenza dell’organizzazione alla fine dell’anno avrebbe unificato in un solo partito politico gruppi che condividevano la linea politica. Fuchs espresse a Lenin il suo accordo generale con la proposta della conferenza.
Lenin scrisse immediatamente a Georgiy Chicherin, il commissario per gli affari sovietici che era allora responsabile delle relazioni con i rivoluzionari all’estero, proponendo un appello immediato per una conferenza per formare la nuova Terza Internazionale. In risposta, Chicherin palesò il timore che fosse troppo presto per lanciare la nuova Internazionale: esitazioni che preannunciavano il dibattito principale nel congresso di fondazione[14].
Considerati i disordini e l’insicurezza prevalenti nell’Europa occidentale, gli organizzatori decisero a malincuore in favore di Mosca come sede del Congresso, una scelta che avrebbe sicuramente ridotto drasticamente le presenze dall’estero.
Quando, all’inizio del gennaio 1919, Fuchs consegnò ai suoi compagni della Lega Spartaco la proposta dei bolscevichi, registrò il disaccordo di Rosa Luxemburg e di altri dirigenti del partito tedesco. Uno di loro, Hugo Eberlein, nel 1924, affermò che, secondo il punto di vista di Luxemburg, sebbene la nuova Internazionale rivoluzionaria apparisse «assolutamente necessaria … non era ancora tempo di fondarla», perché la sua esistenza «dipendeva da quella di numerosi partiti rivoluzionari nell’Europa occidentale»[15].
A metà gennaio, il governo tedesco guidato dall’Spd lanciò un attacco assassino contro i lavoratori di Berlino, nel corso del quale le sue milizie assassinarono Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i dirigenti più noti degli spartachisti. Nondimeno, sebbene sconvolti da questo impressionante colpo, i dirigenti del neonato Partito comunista tedesco (Kpd), accettarono di inviare Eberlein come loro delegato alla conferenza di Mosca, con le istruzioni di insistere sul fatto che la nascita della nuova Internazionale fosse posticipata. A causa dell’assedio, non c’era modo di comunicare questa decisione a Mosca prima dell’arrivo di Eberlein.
Convocazione del congresso
Il 21 gennaio, in una riunione di circa una dozzina di comunisti di diversi paesi residenti in Russia lanciò un invito, redatto principalmente da Trotsky, per convocare «il primo congresso della nuova Internazionale rivoluzionaria» a Mosca a partire dal 15 febbraio[16].
L’invito proponeva che la nuova piattaforma internazionale fosse basata sul programma appena pubblicato della Lega di Spartaco in Germania insieme a quello del Partito comunista (bolscevico) in Russia.
Il punto 14 dell’appello specificava che, in contrasto con la Seconda Internazionale, che era crollata in modo così ignominioso nell’agosto del 1914, la nuova Internazionale avrebbe avuto un’efficace direzione centralizzata, «un organo di lotta comune, […] che subordini gli interessi del movimento di ciascun paese agli interessi comuni della rivoluzione su scala internazionale».
Nell’invito, l’evento venne denominato “Primo Congresso dell’Internazionale Comunista”, con la seguente spiegazione:
«Il congresso dovrà chiamarsi “Primo Congresso dell’Internazionale Comunista” e i differenti partiti diverranno sezioni di essa. Teoricamente già Marx ed Engels hanno scoperto la falsità del nome “socialdemocratico”. Il crollo vergognoso dell’Internazionale socialdemocratica richiede anche qui una rottura. Del resto il nucleo fondamentale del grande movimento è già formato da una serie di partiti che hanno preso questo nome»[17].
L’invito al congresso fu rivolto a 39 gruppi individuati, tra cui sette partiti comunisti all’interno dei confini dell’ex impero zarista. Altri quattro partiti comunisti e altri 15 gruppi della lista, di Paesi dell’Europa centrale e occidentale, erano frutto dell’evoluzione di correnti della Seconda Internazionale del 1914 che erano svoltate a sinistra sotto i colpi della crisi bellica. Le correnti individuate andavano da un piccolo nucleo in Francia al Partito socialista italiano, un’organizzazione di massa.
L’elenco dei gruppi invitati riflette lo sforzo di attirare un’ampia gamma di correnti rivoluzionarie nella nuova Internazionale. Per gli Stati Uniti, ad esempio, gli inviti sono stati estesi non solo alla Socialist Propaganda League, che aveva sostenuto la sinistra di Zimmerwald, ma anche all’ampia corrente di sinistra guidata da Eugene V. Debs, che militava nel partito socialista; il Socialist Labor Party, che sosteneva posizioni settarie; e gli Industrial Workers of the World (Iww), una corrente sindacalista rivoluzionaria.
Gli inviti a gruppi di lavoratori rivoluzionari al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti erano limitati alle correnti socialiste in Giappone rappresentate da Sen Katayama e all’Iww in Australia. Nessun gruppo di popoli colonizzati al di fuori dell’Europa era in elenco. I redattori dell’invito al congresso mancavano ancora dei contatti necessari per uscire dal modello eurocentrico delle precedenti riunioni organizzate dalla Seconda Internazionale. Di fatto, tuttavia, era già in atto una grande trasformazione nel socialismo mondiale, attraverso la quale i movimenti di liberazione antimperialisti si dislocarono al centro della lotta di classe mondiale.
Rivoluzione nei paesi colonizzati
L’ascesa di tali movimenti era iniziata nel decennio che precedette la Prima guerra mondiale. Le rivoluzioni democratiche a guida borghese erano scoppiate in Iran (1905), Turchia ottomana (1908), Messico (1910) e Cina (1911). L’African National Congress in Sud Africa si formò nel 1912. Il movimento bolscevico in Russia salutò l’ascesa di tali lotte. Nel suo articolo del 1913, “L’Europa arretrata e l’Asia avanzata”, Lenin scrisse che «Centinaia di milioni di uomini si svegliano alla vita, alla luce, alla libertà. Quale entusiasmo suscita questo movimento universale nel cuore di tutti gli operai coscienti …!»[18].
Solo otto giorni dopo che i lavoratori e i contadini russi ebbero preso il potere nell’ottobre del 1917, il governo sovietico proclamò il diritto di tutti i popoli della Russia all’autodeterminazione. Il 7 dicembre, un appello del Soviet “A tutti i lavoratori musulmani della Russia e dell’Oriente” dichiarò: «Da questo momento il vostro credo e i vostri costumi, le vostre istituzioni nazionali e culturali, sono dichiarate libere e inviolabili! […] Dovete essere padroni nella vostra stessa terra!»[19]. Un gran numero di militanti nazionalisti rivoluzionari filo-sovietici si organizzò nel Partito socialista comunista‑musulmano (marzo 1918), più tardi conosciuto come il Partito russo dei comunisti musulmani (bolscevichi) (giugno 1918), e poi Ufficio Centrale delle Organizzazioni Musulmane del Partito Comunista Russo (novembre 1918).
I delegati dell’Ufficio Centrale delle Organizzazioni Musulmane al congresso di fondazione furono l’avanguardia della più vasta assemblea di rivoluzionari anticoloniali dall’Asia che presenziarono ai congressi del Comintern l’anno successivo. La promessa di creare un movimento autenticamente globale con una strategia concordata per la libertà coloniale si avverò quell’anno al Secondo Congresso del Comintern e al Congresso di Baku dei Popoli d’Oriente.
Conferenza o congresso?
Le difficoltà del viaggio vissute da delegati provenienti dall’estero imposero un rinvio di due settimane. Ciononostante, quando il convegno si insediò il 1° marzo, erano presenti solo due delegati non russi, e nessuno di loro si sentì pronto a votare a favore della costituzione dell’Internazionale in quel preciso momento. Uno di loro, Emil Stang, della Norvegia, dichiarò che il suo partito non aveva discusso la questione. L’altro, Eberlein, della Germania, riferì che il suo partito aveva effettivamente preso posizione, che era però contraria rispetto a quella degli organizzatori del congresso. Insisté sul fatto che la riunione avesse semplicemente un carattere preparatorio: una “conferenza” e non un “congresso”.
La risposta dei dirigenti bolscevichi fu in seguito illustrata da Grigorii Zinoviev:
«Il rappresentante comunista tedesco ha preteso, quasi come a voler dare un ultimatum, che ci limitiamo a considerare questa riunione solo come una conferenza e non proclamarci un congresso. […] Dopo aver considerato la situazione, il Comitato centrale del nostro partito è rimasto fermamente convinto che dobbiamo formare immediatamente la Terza Internazionale. Ma, allo stesso tempo, sosteniamo che, vista l’opposizione dei comunisti tedeschi, e poiché essi pongono la questione come un ultimatum, non possiamo permettere che ci sia neanche la minima tensione nelle nostre relazioni con gli spartachisti tedeschi. Solo ieri essi hanno subito gravi perdite. Così diciamo: anche se essi hanno torto, facciamo un passo indietro su questo tema. E una dichiarazione in tal senso è stata fatta a nome del Comitato centrale del nostro partito»[20].
Una riunione preliminare dei delegati, il 1° marzo, decise quindi di convocare l’incontro non come un congresso della nuova Internazionale ma, secondo le insistenze di Eberlein, come una conferenza preparatoria. Gli atti del raduno del 1° marzo sono disponibili in Founding the Communist International[21]. La conferenza si riunì alle 18:10 del giorno seguente, 2 marzo.
Profilo dei delegati
Alla fine della riunione, 51 delegati si erano registrati, in rappresentanza di 35 gruppi da 22 Paesi. Nove di loro erano appena arrivati da sette Paesi al di fuori del territorio sovietico, dopo un viaggio particolarmente pericoloso, dato l’assedio antisovietico. Un secondo delegato dalla Germania, Eugen Leviné, fu arrestato durante il viaggio dalla polizia tedesca; altri due, Fritz Platten (Svizzera) e Karl Steinhardt (Austria), vennero incarcerati durante il loro viaggio di ritorno. La delegazione ungherese rimase bloccata durante il viaggio a causa dei combattimenti in Ucraina.
Due delegati rappresentavano grandi partiti operai al di fuori del territorio sovietico che erano stati i primi sostenitori della sinistra di Zimmerwald: il Norwegian Labor Party, che era affiliato alla Seconda Internazionale prima del 1914 ma che non si era scisso da questa durante la guerra, e il Left Social Democratic Party di Svezia, formatosi nel 1917 a partire da una minoranza espulsa dalla Swedish Social Democracy guidata dagli opportunisti.
Il comunista olandese Rutgers, che arrivò dagli Stati Uniti via Tokyo, rappresentava una corrente internazionale guidata da Anton Pannekoek e Hermann Gorter che aveva agito all’interno della sinistra di Zimmerwald come opposizione ultrasinistra ai bolscevichi. Rutgers ottenne il voto consultivo per gruppi sia degli Stati Uniti che dei Paesi Bassi.
Il delegato con diritto di voto degli Stati Uniti, Boris Reinstein, era arrivato in Russia due anni prima con le credenziali del Socialist Labour Party per sostenere la formazione di una nuova Internazionale. Il Socialist Labour Party non aderì mai al Comintern, mentre il gruppo di Rutgers divenne un’importante componente della fondazione del movimento comunista statunitense.
I gruppi della sinistra di Zimmerwald di Svizzera, Francia e Italia erano rappresentati rispettivamente da Fritz Platten, Henri Guilbeaux e Angelica Balabanoff. Platten era stato una figura di spicco nel nucleo della sinistra di Zimmerwald; Guilbeaux, che aveva trascorso la guerra in esilio in Svizzera, rappresentava un piccolo gruppo con sede a Parigi; Balabanoff, una dirigente della sinistra del partito italiano affiliato alla Seconda Internazionale, andò in Russia e si unì ai bolscevichi nel 1917. Durante il primo anno del Comintern, fu la segretaria dell’organismo.
Una delle principali componenti della sinistra di Zimmerwald non fu rappresentata al congresso: le forze rivoluzionarie guidate da Willi Münzenberg, che aveva la maggioranza nell’Internazionale giovanile socialista.
Una gran numero di delegati proveniva da gruppi di comunisti non russi che vivevano all’interno della repubblica sovietica. Alcuni rappresentavano le nazionalità allora sotto regimi controrivoluzionari, come quelle dell’Ucraina e della Polonia. Altri appartenevano a gruppi di comunisti stranieri residenti in Russia, come i delegati cinesi e coreani. Il delegato ceco Jaroslav Handlir era tra i molti prigionieri di guerra guadagnati al comunismo mentre erano in Russia. Una dozzina rappresentava popolazioni asiatiche colonizzate in Russia o ai suoi confini meridionali.
Altri delegati rappresentavano sei partiti comunisti di nazionalità all’interno dei vecchi confini zaristi (Ucraina, Lituania/Bielorussia, Lettonia, Estonia, Armenia, colonizzatori tedeschi) che erano affiliati al Partito comunista russo. Ognuno di questi partiti aveva strutture separate e un proprio corpo dirigente, ed erano alle prese con problemi specifici della lotta di classe delle loro nazioni, tanto che le loro politiche non erano affatto semplici copie di quelle adottate in Russia. Il Partito comunista di Bielorussia e Lituania, ad esempio, che a quel tempo dirigeva un governo sovietico in quelle regioni, applicò politiche sulle questioni agrarie e nazionali simili a quelle sostenute da Rosa Luxemburg, che i bolscevichi avevano fortemente criticato[22].
Il ruolo dei bolscevichi
La delegazione del Partito comunista russo, naturalmente, godeva della maggiore autorevolezza. In un momento di grave crisi nella guerra civile russa, alcuni dei dirigenti principali del partito, tra cui Lenin, Trotsky, Nikolai Bukharin e Grigorii Zinoviev, presero parte ai lavori e tennero importanti relazioni. Chicherin era il principale organizzatore del congresso. Josif Stalin, commissario sovietico alle nazionalità, figurava nella lista dei delegati ma sembra che non abbia partecipato. Erano presenti anche altri bolscevichi di spicco come Alexandra Kollontai, Leon Kamenev e Maxim Litvinov.
I bolscevichi avevano dapprima lanciato un forte appello per la formazione immediata della nuova Internazionale. Avevano poi ceduto su questo punto, principalmente sotto la pressione del delegato tedesco. Quando i delegati alla fine si riunirono, il futuro della nuova Internazionale pareva ancora piuttosto incerto.
[La seconda parte di quest’articolo esaminerà gli avvenimenti e le decisioni della conferenza/congresso di Mosca]
[*] John Riddell è stato attivo nel movimento rivoluzionario socialista in Canada, negli Stati Uniti e in Europa dagli anni 60. È uno storico socialista e autore di una serie di libri sull’Internazionale comunista ai tempi di Lenin.
Note
[1] John Riddell, a cura di, Founding The Communist International: Proceedings and Documents of the First Congress, March 1919, New York, Pathfinder, 2012 (1987), 600 pp. (Edizione del 1987: 474 pp.). Tutti e cinque i libri Pathfinder sul Comintern sono disponibili in ristampe con diversa impaginazione rispetto a quelle della versione originale. Nel presente testo, i riferimenti alle pagine sono riportati in queste note per entrambe le versioni. Nel suo listino di questi libri, Pathfinder ora omette il nome del curatore degli stessi, ma i libri continuano a riportare il mio nome sul frontespizio.
[2] Le prime traduzioni delle risoluzioni del congresso sono disponibili sul Marxists Internet Archive.
[3] V. Riddell, “Introduzione”, in Founding, pp. 9–46 (edizione del 2012); pp. 1–27 (edizione del 1987). Tra i molti volumi sul Primo Congresso pubblicati in altre lingue, il più completo è Die Weltpartei aus Moskau, curato da Wladislaw Hedeler e Alexander Vatlin, pubblicato nel 2008 da Akademie Verlag (Berlino).
[4] Queste parole sono tradotte qui dal testo originale tedesco. Il testo standard inglese, approvato da Engels, si conclude con le parole «Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!». L’utilizzo della parola “uomini” per riferirsi a tutti gli esseri umani, donne o uomini, in uso al tempo di Engels, è stato ora abbandonato. L’espressione “proletari” si riferisce a coloro che non hanno accesso diretto ai mezzi di produzione che vendono la loro forza lavoro per sopravvivere.
[5] Riddell, op. cit., p. 53 (p. 32).
[6] Riddell, op. cit., pp. 52–53 (p. 32).
[7] I documenti dell’opposizione socialista al crollo della Seconda Internazionale tra il 1907 e il 1916 sono raccolti nel primo volume del Comintern Publishing Project, Riddell, a cura di, Lenin’s Struggle for a Revolutionary International, New York, Pathfinder, 2010 (1984), 940 pp. (604 pp.). [Per un’ampia disamina degli eventi che segnarono il crollo della Seconda Internazionale, rimandiamo a V. Torre, “Il crollo della Seconda Internazionale”, pubblicato su questo stesso sito (Ndt)].
[8] La transizione da Zimmerwald al Comintern è ampiamente documentata in Riddell, a cura di, Lenin’s Struggle cit., e in The German Revolution and the Debate on Soviet Power, New York, Pathfinder, 2013 (1986), 772 pp. (540 pp.).
[9] Riddell, Founding, cit., p. 13 (p. 4).
[10] Riddell, op. ult. cit., pp. 257–59 (pp. 82–3).
[11] Questo processo di fusione è delineato in Riddell, a cura di, Workers of the World and Oppressed Peoples, Unite! Proceedings and Documents of the Second Congress, New York, Pathfinder, 2013 (1991), 2 volumi, 1455 pp. (1147 pp.).
[12] Riddell, German Revolution, cit., pp. 584‑7 (pp. 441‑3). Lenin aveva proposto nell’aprile 1917 che i marxisti rivoluzionari cessassero di usare il nome di socialdemocrazia, che era stato utilizzato dalla maggior parte dei partiti della Seconda Internazionale, e di ritornare al nome comunista, con il quale era stato conosciuto il primo partito operaio rivoluzionario del 1847‑52. I bolscevichi russi adottarono questo nome nel marzo 1918; la tedesca Lega di Spartaco, guidata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, fece lo stesso alla fine di quell’anno.
[13] Riddell, Workers of the World, cit., vol. 2, p. 979 (p. 765).
[14] Hedeler e Watlin (p. xxv) forniscono dettagli sulla risposta di Chicherin che vanno oltre il mio resoconto in Founding, cit., p. 19 (pagina 8).
[15] Riddell, Founding, cit., p. 20 (pagina 9). Per ulteriori commenti su questo argomento di Eberlein e Heinrich Brandler, vedi op. ult. cit., p. 439 (p 318), nt. 18.
[16] Per la convocazione del congresso, v. Riddell, German Revolution, cit., pp. 594‑600 (pp. 447‑52). Trotsky è stato indicato come l’autore del Manifesto (354; 255). Includendo l’appello nel vol. 13 dell’edizione russa degli Scritti di León Trotsky (1926), egli viene indicato come il principale autore del testo, sebbene Hedeler e Vatlin dimostrino che esiste una bozza nella grafia di Bukharin (pagina xxix). Per la modifica di Lenin della bozza di Trotsky, v. German Revolution, cit., pp. 706‑8 (pp. 469‑70), nt. 29.
[17] Riddell, German Revolution, cit., p. 599 (p. 451).
[18] Riddell, Lenin’s Struggle, cit., 170‑2 (p. 99).
[19] Riddell, a To See the Dawn: Baku 1920, First Congress of the Peoples of the East, New York, Pathfinder, 2010 (1993), pp. 279‑85 (pp. 247‑52). Sebbene la stragrande maggioranza degli asiatici vivesse in territori a maggioranza musulmana, un numero rilevante era in regioni a maggioranza cristiana o in gran parte buddiste.
[20] Riddell, Founding, cit., pp. 25‑26 (p. 13).
[21] Riddell, Founding, cit., pp. 63‑64 (p. 39‑40).
[22] Tra i numerosi articoli relativi alle discussioni di Rosa Luxemburg con i dirigenti bolscevichi, vedi Rosa Luxemburg, “La Rivoluzione Russa” (1918); Lenin, “Note di un pubblicista” (1922), sezione finale; León Trotsky, “Giù le mani da Rosa Luxemburg” (1932).
(Traduzione di Ernesto Russo e Raffaele Rocco)